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Migliaia di adolescenti sono costrette a passare dall’infanzia alla vita adulta in un ambiente pericoloso, sottoposte a stress, instabilità sociale e familiare, violenze e abusi sessuali. Molte di loro sono costrette a sposarsi ancora bambine e a diventare baby mamme. È il quadro tracciato da tre esperti dell’Unpfa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) che hanno preso in esame la situazione del campo di Zaatari, in Giordania, dove vivono circa 80mila rifugiati siriani.
In base ai dati contenuti nel rapporto “Early marriage and pregnancy among syrian adolescent girls in Jordan” sono circa 156mila le ragazze e le donne siriane in età riproduttiva che vivono in Giordania e che non hanno accesso a servizi di pianificazione familiare e di tutela della salute sessuale. Di queste, ben 42mila hanno un’età compresa tra i 12 e i 17 anni. “La situazione di queste ragazze è allarmante – scrivono gli autori della ricerca -. Sono dimenticate e la loro voce non viene ascoltata. E la loro condizione di rifugiate le rende più vulnerabili”.
Dopo cinque anni di guerra, la crisi siriana è considerata la più grave emergenza umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale. Una situazione che ha provocato un aumento del numero dei matrimoni precoci tra le giovani rifugiate: se nel 2011 solo il 13% dei matrimoni registrati tra i profughi siriani vedeva la presenza di un minore, nel 2014 il dato era passato al 32% per crescere ulteriormente nel 2015.
A Zaatari si registra anche un aumento dei parti tra le ragazze con meno di 18 anni: nel primo trimestre del 2013 erano il 5% del totale. Un anno dopo erano già salite all’8,5%. Assieme al numero delle spose bambine, continua dunque a crescere anche il numero delle baby mamme. Con tutti i rischi che questo comporta per la salute delle ragzze e dei loro neonati.
“I rifugiati siriani fanno ricorso al matrimonio preoce come una risposta adeguata per far fronte alle difficoltà della famiglia, ad esempio a quelli economici”, spiegano gli autori della ricerca.
Malgrado gli sforzi fatti in questi anni per contrastare le gravidanze precoci, sono ancora poche le ragazze che hanno accesso alle campagne di sensibilizzazione e ai programmi di pianificazione familiare. “Le adolescenti a Zaatari vivono la pressione dei loro mariti e diventano mamme, vivono in piccole comunità molto chiuse e non hanno la possibiltà di continuare a studiare. Questo impedisce loro di diventare indipendenti da un punto di vista economico”, scrivono gli autori della ricerca.
A queste ragazze e a queste giovani donne – conclude il report – servono politiche coraggiose da parte delle associazioni e delle Ong attive sul territorio. Servono servizi di informazione e tutela della salute sessuale e riproduttiva. Ma soprattutto “dobiamo sconfiggere i tabù e le tradizioni, per assicurare alle giovani più povere e vulnerabili il diritto a vivere la propria vita. Hanno il diritto di decidere in maniera libera e responsabile sulla propria salute sessuale, sulla gravidanza. In maniera libera senza violenze e coercizioni”.

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