Seleziona una pagina

Che cosa accomuna una borsa griffata e un banale pacco di assorbenti acquistato al supermercato? A prima vista nulla, ma il fisco italiano li accomuna entrambi nella categoria di beni e servizi cui si applica l’Iva (imposta sul valore aggiunto) ordinaria, pari al 22%. La stessa aliquota che viene applicata, ad esempio, anche ai tablet e ai capi d’abbigliamento. Mentre per i prodotti alimentari più comuni (latte, burro, pasta, conserve) e i beni considerati di prima necessità o ai libri si applica un’aliquota del 4%. Un’ulteriore fascia –con aliquota al 10%- si applica poi ad altre categorie di beni di consumo: ad esempio la birra, le spezie o il the.
Una disuguaglianza inspiegabile, soprattutto se si pensa che gli assorbenti sono un prodotto che “per metà della popolazione è di prima necessità, ma che viene tassato come un bene di lusso”, scrive l’illustratrice Sara Pavan in una breve ma schietta storia pubblicata qualche settimana fa su internet. Mentre le donne pagano l’iva al 22% sugli assorbenti, uomini e adolescenti pagano l’iva al 4% sui rasoi che usano quotidianamente per radersi.
Proviamo a fare qualche calcolo. Il primo ciclo mestruale (menarca) compare mediamente tra i 12 e i 13 anni di età delle bambine. Da quel momento e per tutti i 40 anni di periodo fertile della vita (media) di una donna, per 4-5 giorni ogni mese gli assorbenti saranno compagni fedeli, discreti e indispensabili. E costosi. Il sito della Bbc offre la possibilità di calcolare quanto ciascuna donna ha speso nel corso della sua vita in assorbenti (evidenziando la quota Iva, “Vat” in inglese) e quanto spenderà negli anni a venire. Attenzione però: in Inghilterra la tassa sugli assorbenti (tampon tax) è al 5% (nel 2000 era al 17,5%).
Una questione di poco conto? Non esattamente. Ci sono Paesi che hanno preso il tema della “Tampon tax” molto sul serio. Il Canada, ad esempio, nel 2015 ha eliminato del tutto questa tassa su assorbenti e coppette mestruali, anche a seguito delle oltre 74mila firme raccolte da una petizione online. La Francia, invece, ha abbassato l’imposta dal 20 al 5%. Ma sono le Canarie il primo territorio europeo ad aver eliminato completamente la tassazione su questo prodotto: “Vogliamo dare ispirazione ad altre regioni d’Europa e in particolare alla Commissione europea, che sta aggiornando il regolamento IVA, così che ne possa tenere conto per tutte le donne europee”, ha spiegato in un’intervista a Euronews Rosa Dávila, responsabile del Fisco nel governo autonomo delle Isole Canarie e una delle promotrici dell’eliminazione delle tasse sui prodotti di igiene intima femminile in tutto l’arcipelago.
In Italia, una proposta di legge in materia lanciata da Giuseppe Civati (Possibile) nel gennaio 2016 di ridurre la tassazione sugli assorbenti dal 22% al 4% è caduta nel vuoto. Mentre una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org ha raccolto oltre 65mila firme.
I problemi legati al costo degli assorbenti e degli altri dispositivi sanitari per le ragazze e per le donne è ancora più urgente nei Paesi poveri e in via di sviluppo. A causa dello stigma legato alle mestruazioni, dell’assenza di bagni sicuri in molte scuole e dell’elevato costo degli assorbenti, infatti, per molte ragazze è difficile anche continuare a frequentare le lezioni.Per questo motivo diversi Paesi africani hanno lanciato politiche ad hoc per distribuire gratuitamente gli assorbenti come ha fatto, ad esempio, il Kenya nel 2017 con l’approvazione del Basic education amenamente act che prevede la fornitura gratuita di assorbenti alle studentesse iscritte alle scuole pubbliche. Lo stesso provvedimento è stato avanzato dai governi di Botswana e Zambia dove 14mila ragazze dei distretti più poveri hanno avuto gratuitamente gli assorbenti.

Share This