Il numero di donne che in Italia si rivolgono ai Centri antiviolenza (CAV) per chiedere aiuto è più alto di quanto si potrebbe pensare.
- Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, al 31 dicembre 2021 erano oltre 34mila, più di 23mila delle quali avevano iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza.
- Poco meno di 10mila erano di origine straniera.
- 6 donne su 10 tra coloro che si erano rivolte ai centri antiviolenza hanno figli, in larga parte minorenni.
- Il 72% di queste bambine e bambini ha assistito alla violenza subita dalla madre e in due casi su dieci sono stati a loro volta vittime di abusi.
La presenza di una rete antiviolenza “forte” e diffusa sul territorio è pertanto fondamentale per aiutare le vittime di violenza a trovare supporto e permettere di far emergere il fenomeno della violenza stessa.
Al momento sono 373 i centri antiviolenza attivi in Italia, mentre le Case rifugio sono 431.
I Centri antiviolenza e le Case rifugio costituiscono il fulcro di questa rete territoriale che assiste le donne vittime di violenza: sono infatti servizi specializzati che lavorano sulla base di una metodologia dell’accoglienza basata sui principi della Convenzione di Istanbul.
Cosa sono i centri antiviolenza
I Centri antiviolenza sono luoghi che accolgono le donne vittime della violenza maschile.
La prima struttura di questo tipo in Italia è nata a Bologna nel 1990 dal Gruppo di lavoro e ricerca sulla violenza alle donne: nel corso degli anni Ottanta, infatti, la violenza di genere iniziò a emergere come fenomeno strutturale della società italiana.
Gestiti da volontari – prevalentemente di sesso femminile – sono luoghi in cui donne possono trovare ascolto, comprensione e supporto psicologico (ma non solo) nel loro complesso percorso di fuoriuscita dalla violenza domestica.
All’interno di questi spazi, infatti, si muovono anche diversi professionisti: oltre agli psicologi ci sono avvocati e medici che possono offrire consulenze e aiuto pratico per superare le molte difficoltà che questo percorso comporta.
La violenza, infatti, non si esercita solo negli abusi fisici e nei maltrattamenti.
Molte donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza, infatti, subiscono o hanno subito episodi di violenza psicologica e/o economica (impossibilità di lavorare e di gestire in autonomia il denaro): questa complessità richiede l’intervento di professionalità specifiche per sostenere le donne.
Chi si rivolge ai Centri antiviolenza non viene forzata ad assumere nessuna decisione contraria alla propria volontà e può beneficiare dei servizi offerti in anonimato. Infatti qualsiasi attività intrapresa dagli operatori del centro prevede il pieno rispetto dell’autodeterminazione della donna accolta.
Quali sono i servizi che offrono
Ecco i servizi che si possono trovare nei CAV:
- consulenza e ascolto telefonico,
- assistenza nello sporgere denuncia/querela nei confronti della persona abusante,
- consulenza legale, sociale e psicologica,
- in caso di grave pericolo è prevista la collocazione in Case rifugio. L’accoglienza è prevista anche per i figli minori
- supporto ai figli minorenni se sono stati vittima di violenza diretta o assistita
- in alcuni casi, per i figli minori, è prevista l’attivazione di servizi ad hoc come il sostegno scolastico e servizi educativi (baby sitting, attività ludico-ricreative, ecc.)
- supporto nell’avvio delle procedure con i servizi territoriali (scuole e ospedali) e con le istituzioni (tribunale, Comune, Regione,…)
- per le donne straniere viene garantito un servizio di mediazione linguistica e culturale
- orientamento e accompagnamento al lavoro e a percorsi di istruzione e formazione.
Come contattare i centri antiviolenza
Per chi ha bisogno di aiuto mettersi in contatto il centro antiviolenza più vicino è molto semplice.
Il numero unico nazionale antiviolenza e antistalking 1522 permette di entrare in contatto con operatrici specializzate che forniscono una prima risposta ai bisogni delle donne, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale.
L’accoglienza telefonica è disponibile in diverse lingue oltre all’italiano: inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo, ucraino, portoghese e polacco.
Nell’home page del sito 1522 è disponibile una chat in cui si può parlare con un’operatrice.
Se invece si conosce o si è già individuato il centro antiviolenza a cui rivolgersi, è sufficiente telefonare per avere un primo contatto con un operatore specializzato.
Ma come arrivano ai Cav le donne che hanno bisogno di aiuto?
Il rapporto Istat che ha indagato l’utenza di questi centri ha raccolto alcuni dati interessanti:
- il 26,8% si è rivolta autonomamente ai Cav
- il 17,5% vi arriva con l’aiuto di amici e parenti
- 32,7% è stato indirizzato da operatori del territorio: forze dell’ordine, servizi sociali e presidii sanitari.
Mappa dei centri antiviolenza
Sul sito internet del numero unico antiviolenza e antistalking 1522 è pubblicato un elenco dettagliato e regolarmente aggiornato dei centri antiviolenza attivi su tutto il territorio italiano. Per ogni singola Regione sono riportati i Cav attivi provincia per provincia, con i relativi indirizzi, numero di telefono e orari di apertura del servizio.
Di seguito trovate un elenco (non esaustivo) delle principali reti territoriali o associazioni a cui è possibile rivolgersi per chiedere aiuto o per avere un’indicazione sulle sedi a cui rivolgersi.
- Di.Re – Donne in rete contro la violenza
Riunisce in un unico progetto più di 82 organizzazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere - Rete antiviolenza del Comune di Milano
Copre tutto il territorio del Comune di Milano e risponde a ogni esigenza delle donne che subiscono violenza di genere. Offre accoglienza e valutazione del rischio, consulenza legale e supporto psicologico, affiancamento per il reinserimento lavorativo, ospitalità in case rifugio.
- Telefono rosa
Nata a Roma nel 1988, questa associazione è presente su tutto il territorio nazionale oltre a gestire diversi centri antiviolenza a Roma e nel Lazio.
- Casa delle donne per non subire violenza di Bologna
Oltre ai servizi di assistenza e accoglienza delle donne vittime di violenza domestica cura l’aggiornamento del portale “Comecitrovi: una mappatura dei luoghi contro la violenza in Italia”.
Che cosa fa Terre des Hommes contro la violenza di genere
Terre des Hommes in tutti i suoi interventi adotta un approccio di genere, promuovendo l’istruzione e la salute di bambine e ragazze, mettendo in campo anche programmi specifici per la loro protezione da violenza domestica, abusi, sfruttamento e discriminazioni.
Con la nostra Campagna Indifesa abbiamo avviato molti progetti che puntano a favorire l’empowerment e la partecipazione delle ragazze, cercando di rimuovere i principali ostacoli per il raggiungimento della parità di genere, inclusa la violenza.
In Iraq, per esempio, abbiamo aperto due centri per le ragazze e donne vittime o a rischio di violenza. Oltre ad offrire un supporto psicologico e legale alle vittime, abbiamo coinvolto gli uomini con l’obiettivo di produrre un cambiamento culturale positivo che scardini stereotipi di genere e riequilibri i rapporti all’interno delle famiglie.
A Parma lo Sportello di ascolto e supporto psicologico per donne e famiglie Consultami Spazio Indifesa, nato nel 2020 dalla collaborazione dell’associazione Intesa San Martino con Terre des Hommes offre aiuto a un numero sempre maggiore di persone (85 utenti nel 2022, 63 nel 2021).
Nel suo Spazio Indifesa di Milano Terre des Hommes ha promosso la nascita di corsi di educazione finanziaria per donne in situazione di vulnerabilità grazie alla collaborazione con Global Thinking Foundation e prevede di allargare l’offerta anche agli adolescenti, con particolare attenzione alle ragazze. Centinaia di persone, in maggior parte donne, hanno usufruito nel 2022 dello sportello di orientamento, di quello psicologico o legale.
A Ragusa abbiamo uno sportello di supporto psicologico per famiglie con bambini e per ragazze e ragazzi in condizioni di grave fragilità e/ vittime di violenza domestica.
Dall’ottobre 2021 siamo impegnati nel progetto Respiro (REte di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza a favore degli Orfani Speciali) che punta ad assicurare protezione e assistenza agli orfani di femminicidio e a chi si occupa di loro. Il progetto è attivo in 6 regioni del Sud Italia e vede impegnati dieci enti operanti in ambito locale e tre su scala nazionale; tra questi Terre des Hommes, che offre la sua esperienza sulle tematiche di tutela e protezione all’infanzia.
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