Seleziona una pagina

Per raggiungere la piena parità di genere saranno necessari 134 anni.
Questa stima viene elaborata ogni anno nel Global Gender Gap report del World Economic Forum, un documento che fotografa -con numeri e statistiche- la disparità di genere a livello globale in quattro ambiti:

  • partecipazione economica e opportunità lavorative,
  • istruzione,
  • salute e sopravvivenza,
  • empowerment in politica.

L’edizione 2024 del rapporto mostra una situazione sostanzialmente invariata, con un miglioramento globale di appena lo 0,1% rispetto all’anno precedente.
I divari più significativi persistono nella partecipazione economica (il gap colmato è del 60,5%) e nell’empowerment politico (è stato colmato appena il 22,5% del gap tra uomini e donne).
Sui 146 Paesi presi in esame -infatti- solo 12 registrano parità di genere in politica: Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Nicaragua, Germania, Bangladesh, Mozambico, Sudafrica, Irlanda, Svezia e Cile.

La discriminazione di genere: cos’è e quali effetti produce

Secondo lo European institute for gender equality per discriminazione di genere si intende “qualsiasi distinzione, esclusione o restrizione fatta sulla base del sesso che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato civile, sulla base dell’uguaglianza tra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo”.

Esistono diverse forme di discriminazione basata sul genere. Se vogliamo però provare in qualche modo a classificarle possiamo dividerle in due grandi gruppi:

  • le discriminazioni derivanti dalla legge (de jure)
  • e quelle che derivano dalla prassi (de facto).

Nel primo caso rientra, ad esempio, il sistema di tutela maschile (guardianship) imposto dal governo dell’Arabia Saudita: qui le donne devono chiedere l’autorizzazione a un tutore uomo (padre, marito, fratello) per viaggiare, sposarsi o accedere a determinati servizi pubblici.

Le discriminazioni che derivano dalle prassi, invece, sono quelle che non vengono formalmente codificate, o lo erano in passato e che non sono ancora state superate.

Bambina a scuola con cuffie

© Ben Mullins, Unsplash

 

In entrambi i casi le discriminazioni di genere producono conseguenze in diversi ambiti:

  • Le donne guadagnano in media meno degli uomini a parità di impiego e sono sovra-rappresentate in lavori precari o a bassa retribuzione. Secondo il Global Gender Gap Report 2024, solo il 60,5% del divario nella partecipazione economica è stato colmato.
  • In molte aree del mondo, in particolare nei Paesi a basso reddito, le bambine affrontano maggiori ostacoli nell’accesso all’istruzione, perpetuando cicli di povertà e disuguaglianza.
  • Mutilazioni genitali e matrimoni forzati rappresentano una forma di discriminazione ai danni delle bambine e delle ragazze. Queste prassi, assieme alla violenza di genere, rappresentano una grave minaccia per la loro salute fisica e mentale.
  • Nel Nord come nel Sud del mondo l’accesso a internet è fondamentale per svolgere tutta una serie di attività: per studiare, per cercare lavoro, per comunicare, per gestire la burocrazia. Tuttavia, donne e ragazze hanno maggiori difficoltà ad accedere a internet, molte non possiedono nemmeno uno smartphone né un personal computer, in particolare nei Paesi a reddito medio-basso dove su cento adolescenti maschi, solo 71 coetanee di sesso femminile hanno accesso alla rete.

Principali forme di discriminazione di genere

Le discriminazioni di genere possono assumere forme diverse.

  • Gender pay gap. Nei Paesi Ocse le donne guadagnano in media il 13% in meno rispetto agli uomini per lo stesso lavoro. Negli Stati Uniti il gender pay gap nel 2023 era pari al 16%. Inoltre le donne sono sotto-rappresentate nei ruoli dirigenziali: in Europa solo il 33% delle posizioni di leadership aziendale è occupato da donne (Eurostat, 2022).
  • Violenze fisiche e sessuali. Bambine, donne e ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire maltrattamenti e violenze anche come conseguenza di prassi come il matrimonio minorile e forzato -diffuso in molti Paesi asiatici e dell’Africa sub-sahariana- che mette le giovani spose in una condizione subalterna rispetto al marito. Ovviamente, quello della violenza di genere è un fenomeno che riguarda anche i Paesi più ricchi: un terzo delle donne che vivono nell’Unione europea ha dichiarato di aver subito violenza domestica, sul lavoro o in pubblico. In Italia, nel 2024, le vittime di femminicidio sono state 97 secondo le stime dell’associazione “Non una di meno”.
  • Disparità nell’accesso all’istruzione. Secondo le stime di Unesco, a livello globale sono 112 milioni le bambine e le ragazze che non possono studiare. Ma questa disparità si manifesta anche in altre forme. Nei Paesi sviluppati, infatti, le studentesse hanno raggiunto o in alcuni casi persino superato i loro coetanei maschi nell’accesso all’istruzione superiore e universitaria, ma sono ancora una minoranza nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Nell’Unione europea, ad esempio, rappresentano solo il 33% dei laureati.
Ragazza che lavora al computer

© Daniel Thomas, Unsplash

La discriminazione in numeri

Le discriminazioni di genere rappresentano una delle sfide più radicate e pervasive che ostacolano il progresso verso l’uguaglianza e lo sviluppo sostenibile: questo è particolarmente evidente nei Paesi in via di sviluppo, ma il gap è ampio anche nel Nord del mondo. Questi fenomeni si manifestano attraverso barriere sistemiche e culturali che limitano l’accesso delle donne e delle ragazze a diritti fondamentali, come la salute, l’istruzione e la libertà di scegliere il proprio futuro. Analizzare i numeri che raccontano queste disuguaglianze aiuta a comprendere la portata del problema e a mettere in luce l’urgenza di interventi mirati per promuovere l’emancipazione femminile e ridurre le disuguaglianze sociali.

  • Ogni anno 12 milioni di bambine e ragazze con meno di diciotto anni sono costrette a sposarsi. Questo fenomeno mina i loro diritti fondamentali, limitando l’accesso all’istruzione e peggiorandone la salute, spesso a causa delle conseguenze di una gravidanza precoce.
  • Nei Paesi in via di sviluppo circa 214 milioni di donne che desiderano evitare una gravidanza non hanno accesso a metodi di contraccezione sicuri ed efficaci. Questo limita la loro capacità di pianificare una famiglia, influenzando negativamente la loro salute (nel caso delle giovanissime) e le opportunità economiche.
  • A livello globale le donne svolgono circa il 76% del totale delle ore di lavoro non retribuito (cura dei figli o dei parenti anziani, preparazione del cibo), limitando le loro opportunità di partecipazione al mercato di lavoro. In Italia, le donne in media dedicano a queste incombenze 5 ore e 5 minuti al giorno. Gli uomini, invece, vi si dedicano per meno di due ore al giorno.
  • Le donne hanno minori tassi di occupazione e vengono pagate meno (in media il 20% a livello globale) per lavori equivalenti.
Ragazza con velo

© Amir Javadzadeh, Unsplash

Come promuovere l’uguaglianza di genere nell’istruzione

Promuovere l’uguaglianza di genere nell’istruzione significa garantire pari opportunità di accesso, partecipazione e successo scolastico per tutti, indipendentemente dal sesso. Questo richiede l’eliminazione di stereotipi di genere nei programmi educativi e nei materiali didattici, la formazione degli insegnanti per riconoscere e contrastare i pregiudizi.

Particolare attenzione in questo senso deve essere prestata all’ambito STEM, dove le ragazze sono tradizionalmente sottorappresentate.

Nell’ultima edizione del Global Education Monitoring Report evidenzia come il genere sia “uno dei fattori che incidono maggiormente sulla probabilità intraprendere un percorso di studi e una carriera lavorativa in ambito STEM”. E questo gap si manifesta già in giovane età: tra gli studenti di 13-14 anni i ragazzi sono più disposti a intraprendere una professione legata alla matematica rispetto alle loro coetanee. Cosa che le loro ragazze non fanno anche quando ottengono ottimi risultati in questa materia. Un divario che si accentua sempre più con i successivi cicli di studio.

Politiche come borse di studio dedicate e campagne di sensibilizzazione possono incoraggiare la partecipazione femminile a percorsi educativi avanzati. Infine, è essenziale coinvolgere famiglie e comunità per creare ambienti che sostengano l’emancipazione educativa delle ragazze, specialmente in contesti svantaggiati.

 

L’operato di Terre des Hommes per combattere le disuguaglianze di genere

Nei nostri progetti e campagne – come la Campagna Indifesa – ci battiamo per garantire a bambine, ragazze e donne parità di accesso ai servizi di base come l’istruzione e le cure mediche, consentire loro di scegliere un lavoro dignitoso, di partecipare ai processi decisionali politici ed economici, con una particolare attenzione alle esigenze di ragazze e bambine vulnerabili.

Le nostre azioni sono dirette anche a promuovere un cambiamento sociale profondo: per questo organizziamo attività di sensibilizzazione, prevenzione, capacity building, e attiviamo di percorsi di protezione e identificazione di situazioni di rischio.
Coinvolgendo tutta la popolazione vogliamo consolidare i legami sociali al suo interno e minimizzare il rischio di conflitti e violenza di genere.
Nel 2023 abbiamo aiutato direttamente quasi 400.000 bambine, ragazze e giovani donne.

Vuoi aiutare una bambina indifesa? Clicca qui

Share This