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Far conoscere (e far amare) alle ragazze nigeriane informatica, tecnologia e programmazione per dare loro la prospettiva di un futuro diverso, lontano dagli slums. Abisoye Ajayi-Akinfolarin, 32 anni, è un’imprenditrice sociale e fondatrice di “Pearls Africa Foundation”, un’associazione che ha come obiettivo quello di aiutare le giovani più povere e vulnerabili a sviluppare il proprio potenziale ed evitare che diventino madri adolescenti. Nel 2015 “Pearls Africa Foundation” ha lanciato il progetto “GirlsCoding” rivolto a ragazze di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono negli slums, nei campi per sfollati, negli orfanotrofi o nelle case di correzione per insegnare loro a programmare, creare software, applicazioni per smartphones e costruire siti internet. Un progetto ambizioso che ha come obiettivo quello di formare 20mila nuove programmatrici per l’industria tech della Nigeria entro il 2020.
“Alle ragazze mancano competenze nelle materie scientifiche. Questa cosa mi fa rabbia e voglio cambiare le cose”, spiega Ajayi-Akinfolarin. Le ragazze a cui si rivolge il progetto sono quelle che vengono dalle comunità più povere “e che hanno maggiori possibilità di rimanere incinte. Ma se acquistano maggiore consapevolezza dal fatto di saper programmare, possono cambiare radicalmente la propria vita”.

Il 23% delle ragazze ha un figlio prima dei 19 anni

Il tasso di gravidanze precoci in Nigeria è molto elevato: il 23% delle ragazze mette al mondo il primo figlio prima dei 19 anni. A questo si somma il fatto che nel Paese sono ancora molto radicati gli stereotipi che vedono le donne solo come madri e mogli. In questo contesto -dove anche il tasso di scolarizzazione delle ragazze è particolarmente basso, soprattutto nel Nord del Paese- mancano stimoli e mancano modelli femminili diversi a cui ispirarsi: donne di successo, donne in carriera, donne che lavorano. E anche quando le ragazze riescono a frequentare la scuola secondaria o le scuole superiori, sono poche quelle che scelgono di studiare le materie scientifiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – STEM).

Nigeria, la crescita delle star-up innovative

Eppure, la Nigeria è uno dei Paesi africani con i maggiori tassi di sviluppo economico (sebbene nel Paese resistano profonde sacche di povertà e diseguaglianza) e l’industria tecnologica sta crescendo a livelli importanti. Secondo le stime della piattaforma “VC4A”, che mira a mettere in collegamento le start-up innovative con possibili finanziatori, nel 2017 gli investimenti nel settore hanno raggiunto una media di 73mila dollari, contro i 57mila del 2015. Il settore delle tecnologie oggi contribuisce al 9% del prodotto interno lordo nigeriano (era il 5,46% nel 2011). Ci sarebbe quindi spazio per dare lavoro a molte ragazze e giovani donne.
Arricchire il patrimonio di conoscenze di queste ragazze con competenze nell’ambito STEM aumenta le probabilità che riescano a trovare un lavoro e uscire dalla condizione di povertà in cui si trovano”, spiega in un’intervista Mohini Ufeli, referente dell’incubatore Andela e che supporta le attività di “Pearls Africa”. Ma non si tratta solo di apprendere le competenze base che permetteranno loro di costruirsi un futuro migliore. “Queste ragazze hanno cominciato a immaginare un mondo in cui possono lavorare presso le migliori aziende tecnologiche, in cui trovano soluzione a problemi che i loro genitori devono affrontare ogni giorno -conclude Mohini Ufeli-. Iniziano a pensare in grande e di essere in grado di fare grandi cose. Questo è probabilmente l’elemento più importante”.

Ragazze e STEM, un rapporto complicato

Il difficile rapporto tra ragazze e materie scientifiche non riguarda solo la Nigeria. In Europa, meno di un laureato su cinque in scienze informatiche è donna. Le indagini “Pisa” (Programme for International Student Assesment) dell’OSCE mostrano che i maschi hanno maggiori possibilità di immaginarsi come scienziati o ingegneri rispetto alle femmine. Nell’ultima edizione del dossier “InDifesa“, presentato in occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, un capitolo evidenzia come studenti maschi e femmine “continuano a scegliere carriere differenti. L’aderenza alle aspettative della società, gli stereotipi legati al genere e la mancanza di modelli di riferimento continua a incanalare le scelte delle ragazze lontano dalle STEM”.

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