“Mi sono arresa. Non possiamo cambiare questa situazione: è il nostro destino”. Lo scorso giugno Iman (nome di fantasia, ndr) ha lanciato un disperato grido d’allarme inviando un SMS: ha 16 anni e la sua famiglia sta organizzando il suo matrimonio e quello di sua sorella 14enne con due cugini. Dopo essere ritornate in Pakistan, le due ragazze sono state confinate in casa, Iman inizialmente ha cercato di resistere, opponendosi con tutte le sue forze a un matrimonio con un ragazzo di tre anni più grande di lei e che conosce appena. Ma la sua resistenza ha avuto come conseguenza solo aspri litigi con il padre.
Iman è nata a Hong Kong da genitori pakistani ed è cresciuta nella città cinese con le sue tre sorelle e il fratello. Sebbene le condizioni di vita della famiglia non fossero semplici (per sopravvivere dovevano fare affidamento sui sussidi statali) Iman andava a scuola ed era una delle migliori studentesse della sua classe. Ma quando in Cina è scoppiata l’epidemia di Coronavirus, la famiglia si è trasferita in Pakistan: “Qui pensano che io sia troppo viziata, perché sono nata a Hong Kong e sono cresciuta lì”, ha scritto la ragazza a Yu Miu-po, l’assistente sociale che per otto anni ha seguito la sua famiglia.
La storia è stata raccontata dal South China Morning Post, che ha raccolto la testimonianza di Yu, e ha lanciato l’allarme sull’aumento dei matrimoni precoci tra alcune minoranze che vivono a Hong Kong. Yu ha raccontato al giornale che nel corso degli ultimi 10 anni di lavoro accanto famiglie in stato di bisogno appartenenti a minoranze etniche gli erano già capitati casi di ragazze di 15-16 anni che all’improvviso lasciavano la città per ritornare, pochi mesi dopo, sposate. “Il fenomeno c’è sempre stato, ma la pandemia lo ha reso più grave“, ha spiegato Yu. “Altri operatori sociali e ONG concordano sul fatto che i matrimoni forzati non sono una novità per le minoranze etniche (di Hong Kong, ndr), soprattutto per quelle che provengono dall’Asia meridionale, ma quando il Covid-19 ha costretto a chiudere le scuole e molti padri di famiglia hanno perso il lavoro, un numero maggiore di famiglie ha iniziato a organizzare matrimoni precoci per le proprie figlie, per allentare il peso economico di doverle mantenere”.
Il Covid, la povertà e i matrimoni forzati
Secondo i dati del censimento del 2016, a Hong Kong vivono più di 584mila persone appartenenti a minoranze etniche (pari all’8% della popolazione): indiani, nepalesi e pachistani rappresentano il 14,5% del totale degli stranieri residenti a Hong Kong. All’interno di questi gruppi si riscontra un tasso di povertà più elevato rispetto alla media della città e una maggiore dispersione scolastica, soprattutto tra le ragazze.
La “Zubin Foundation“, un’organizzazione e un centro studi che lavora per migliorare le condizioni di vita delle minoranze marginalizzate, ha evidenziato un aumento esponenziale delle chiamate alla sua hotline rivolta a donne e ragazze “Call Mira” a partire a gennaio 2020. “Le ragazze vengono viste sempre più spesso come un peso economico, e i genitori stanno impedendo alle ragazze di accedere all’istruzione superiore –ha spiegato Shalini Mahtani, fondatrice della “Zubin Foundation”-. Di conseguenza i matrimoni forzati, soprattutto all’interno della comunità pakistana, sono aumentati”.
L’allarme: 2,5 milioni di baby spose in più entro il 2025
Ma l’allerta sui matrimoni precoci non arriva solo da Hong Kong: l’epidemia di Coronavirus avrà gravi conseguenze a livello mondiale. Sebbene sia difficile fare previsioni, “Save the Children” ha calcolato che nel 2020, a seguito della crisi economica causata dal Covid 19, circa 500mila ragazze saranno costrette a sposarsi. Mentre circa un milione di adolescenti tra i 15 e i 19 anni dovranno affrontare la gravidanze e il parto. Secondo Save the Children, “questo aumento è destinato a invertire 25 anni di progressi” fatti nel contrasto ai matrimoni precoci. Secondo le stime di Unicef, infatti, nel corso degli ultimi 25 anni sono stati evitati oltre 78 milioni di matrimoni precoci.
Complessivamente l’impatto della crisi economica causata dall’epidemia di Covid 19, porterà a 2,5 milioni di matrimoni precoci “in più” nel periodo compreso tra il 2020 e il 2025. Sommandoli ai 58,4 milioni di matrimoni precoci che si celebrano nello stesso arco di tempo (ogni anno, prima dell’epidemia di Covid 19, si celebravano circa 12 milioni di matrimoni precoci all’anno) si arriva a un totale di 61 milioni di matrimoni precoci tra il 2000 e il 2025.
Saranno soprattutto le ragazze che vivono nei Paesi del Sud-Est asiatico a essere colpite da questo aumento: in questi Paesi, solo nel 2020, ci stanno circa 191mila baby spose in più. Seguono l’Africa centrale e occidentale (90mila), l’America Latina e i Caraibi (73mila). Ma il Covid avrà conseguenze sulle vite di milioni di ragazze anche in Asia orientale (61mila), in Europa e in Asia centrale (37mila), in Medio Oriente e Nord Africa (14mila).
Di fronte alla crescente insicurezza alimentare ed economica causata dall’epidemia, unita al rischio di violenze e sfruttamento sessuale “molti genitori sentono di avere poche alternative se non quella di costringere le loro ragazze a sposare uomini spesso molto più grandi di loro -commenta Ingera Ashing, CEO di Save the Children international-. Questi matrimoni violano i diritti delle ragazze e le espongono al rischio di violenze e abusi”. Questi numeri sono terrificanti, ma il timore è che rappresentino solo la punta dell’iceberg.