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“La mia situazione familiare e le sfide che devo affrontare ogni giorno per andare a scuola non mi impediranno di continuare a combattere per i miei sogni. Sono preoccupata perché alcune mie amiche hanno interrotto gli studi perché non hanno abbastanza soldi, perché non sono interessate o perché le loro famiglie non le supportano. Io insisterò sempre affinché tornino a studiare se vogliono avere un futuro migliore”.
Timotea, 14 anni, vive in Guatemala. Ed è una delle oltre 1,1 miliardi di bambine e ragazze con meno di 18 anni che oggi vivono in tutto il mondo. Rispetto a 25 anni fa, queste ragazze hanno meno probabilità di diventare spose bambine e hanno maggiori probabilità di proseguire gli studi. Ma la strada da fare per garantire a tutte le bambine e le ragazze il rispetto dei diritti sanciti dalla “Dichiarazione di Pechino” (era il 1995) sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. “La vita delle ragazze oggi è migliorata rispetto a quella di venticinque anni fa, ma i risultati sono disomogenei tra le regioni e tra i diversi Paesi. E questo vale soprattutto per le adolescenti”, si legge nel rapporto A New Era for Girls: Taking stock of 25 years of progress curato da Unicef, Un Women e Plan international e pubblicato proprio in occasione del venticinquesimo anniversario dell’approvazione della “Dichiarazione di Pechino”.

Più tempo a scuola e meno spose bambine

Ci sono diverse buone notizie che emergono dal rapporto di Unicef. La prima riguarda l’aspettativa di vita: una bambina nata nel 2020 ha davanti a sé (mediamente) otto anni di vita in più rispetto a una bambina nata nel 1995. Inoltre è aumentata la possibilità per le bambine e le ragazze di frequentare la scuola: il tasso di alfabetizzazione per le ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 ani è passato dall’80% del 1995 al 90%. Il progresso più significativo si è registrato nei Paesi del Sud-est asiatico, dove si è registrato un aumento del 33% del tasso di alfabetizzazione femminile. Altrettanto importante il risultato ottenuto in Medio Oriente, dove l’aumento è stato del 12%.
Inoltre, negli ultimi 25 anni, è diminuita anche la percentuale di spose bambine, passando da una su quattro a una su cinque. “Questo sta accadendo in Paesi dove un gran numero di ragazze è a rischio, come nell’Asia meridionale. In quella regione, la pratica del matrimonio precoce si è quasi dimezzata negli ultimi 25 anni. In calo anche la percentuale di bambine e ragazze costrette a subire una mutilazione genitale: passata dal 47% del 1995 al 34% di oggi. Mentre nei Paesi in cui questa pratica è particolarmente diffusa, cresce il numero di donne (tra i 15 e i 49 anni) che si dicono contrarie: erano circa il 27% nel 2000 e oggi sono il 54% del totale.

Le sfide ancora aperte

Una delle sfide più impegnative da affrontare nei prossimi anni per garantire maggiori opportunità alle ragazze riguarda la qualità dell’istruzione. Il rapporto Unicef sottolinea come ci troviamo davanti a una “crisi dell’apprendimento” riconosciuta a livello globale: le ragazze non ricevono un’educazione di qualità sufficiente. “Molte non stanno sviluppando competenze trasferibili come il pensiero critico, la capacità di comunicazione o le competenze digitali necessarie per competere nel mercato del lavoro di oggi”, si legge nel report. A livello globale, infatti, nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni, quasi una ragazza su quattro non studia, non lavora e non si sta formando. Mentre tra i coetanei maschi il rapporto è di uno su dieci.
Circa 13 milioni di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenza sessuale (una su venti a livello globale). Pochissime tra loro (meno del 10% nei Paesi per cui ci sono dati disponibili) cercano aiuto, metre la maggior parte continua a mantenere il segreto. Per paura di ritorsioni, per vergogna, per mancanza di fiducia nelle autorità.
Inoltre, ancora oggi le ragazze incontrano molti ostacoli per ricevere quelle informazioni di cui hanno bisogno per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili o da gravidanze non volute. Sebbene il tasso di natalità tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni sia calato (da 60 nati ogni 1.000 madri a 44 nati ogni 1.000) sono ancora troppe quelle che non hanno accesso ai contraccettivi. Due ragazze su cinque non fanno ricorso alla contraccezione “moderna” perché preservativi e pillola sono troppo costosi, perché non hanno informazioni corrette e non sanno a chi chiederle, perché devono fare i conti con lo stigma che questo comporta. Questa mancanza di informazioni ha anche un altro effetto perverso: su quattro nuovi casi di infezioni da HIV tra gli adolescenti, tre sono ragazze. E il loro numero è in crescita: “Oggi ci sono 970mila ragazze di età compresa tra i 10 e i 19 anni che vivono con l’HIV contro le 740mila del 1995”, si legge nel report.

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