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Per Samita, una giovane nepalese di 17 anni, andare a scuola non è mai stato semplice. Anche prima del Coronavirus. La ragazza, infatti, vive nel distretto rurale di Lamjung e la sua famiglia si aspettava che Samita si occupasse anche dei lavori domestici. Nonostante le difficoltà, tuttavia, la ragazza ha continuato negli studi, anche grazie al supporto di VSO, una ong attiva nella regione. Ma quando lo scorso maggio il governo nepalese ha imposto il lockdown in tutto il Paese la vita di Samita è cambiata per sempre: non solo perché ha dovuto interrompere gli studi (tutte le scuole, infatti erano state chiuse) ma perché sua madre ha deciso di farla sposare.
Un articolo pubblicato sul sito del quotidiano inglese “The Guardian” racconta che la cerimonia è stata celebrata nei primi mesi del lockdown, ma Samita non è stata la sola “baby sposa” della regione. Una ricognizione realizzata da VSO tra le 152 ragazze coinvolte nei suoi progetti in quattro distretti rurali del Nepal ha censito 11 matrimoni che hanno coinvolto ragazze con meno di 18 anni. In netto aumento rispetto al passato. Inoltre l’89% delle ragazze ha raccontato che durante il periodo del lockdown ha subito una crescente pressione a mettere da parte gli studi per dedicarsi alla cura della casa o al lavoro nei campi.
Secondo le stime dell’Unesco (l’agenzia delle Nazioni Unite per la cultura) l’epidemia di Covid 19 ha provocato il più grande dissesto dell’istruzione mondiale della storia: più di 1,5 miliardi di studenti (di cui oltre 767 milioni sono bambine e ragazze) hanno dovuto interrompere gli studi. “Adesso si profila un’altra grande emergenza. Più di 11 milioni di ragazze, dalla scuola primaria all’università, potrebbero non tornare a scuola nel corso del 2020”, avverte Unesco. Si tratta di un numero impressionante, che non solo mina decenni di sforzi compiuti per raggiungere l’uguaglianza di genere sui banchi di scuola, ma “espone le ragazze di tutto il mondo al rischio di gravidanze adolescenziali, matrimoni precoci e forzati, violenze. Per molte ragazze la scuola è più di una chiave per raggiungere un futuro migliore. È un’ancora di salvezza”.
“L’educazione fornisce una vera e propria rete di sicurezza per le ragazze. Così, quando le ragazze restano a lungo lontano dalla scuola è probabile che si sposino prima rispetto alle ragazze che restano a scuola”, spiega Faith Mwangi-Powell, direttore generale di “Girls not brides”, un’organizzazione internazionale che riunisce oltre 1.300 organizzazioni, tra cui Terre des Hommes, attive in cento Paesi del mondo impegnate nel contrasto ai matrimoni precoci, in un’intervista alla BBC.
“La nostra preoccupazione -aggiunge- Mwangi-Powell è che molte ragazze non potranno più tornare a scuola dopo il lockdown, in particolare quelle che appartengono a famiglie povere e vulnerabili”. La chiusura delle scuole rappresenta uno svantaggio molto più grave per le ragazze rispetto ai loro coetanei maschi, dal momento che è molto più probabile che in una fase di difficoltà economica e impoverimento le loro famiglie le considerino come un peso per il bilancio familiare. E il matrimonio può essere visto come un modo per liberarsi di questo “peso”. “In Kenya le scuole resteranno chiuse fino al prossimo anno -sottolinea Mwangi-Powell-. Problemi simili vengono segnalati da diversi Paesi in tutto il mondo. Siamo di fronte a sfide enormi e più a lungo si ritarda nel trovare una soluzione, più gravi saranno le ripercussioni per le ragazze. Dobbiamo riportarle a scuola”.

Perché è importante riportare le ragazze a scuola

Se non si interverrà al più presto, andranno in fumo gli sforzi fatti in questi anni per combattere fenomeni come i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali: secondo le stime dell’agenzia delle Nazioni Unite per la popolazione e lo sviluppo (UNFPA) nei prossimi dieci anni 13 milioni di bambine e ragazze che avrebbero potuto completare il proprio percorso formativo rischiano invece di essere costrette a sposarsi a causa dell’interruzione dei programmi di contrasto ai matrimoni precoci dovuta al Covid 19. Mentre altri due milioni di bambine potrebbero subire mutilazioni genitali. Secondo quanto riporta l’ong Plan International, in Somalia (dove già oggi il 98% delle donne ha subito il “taglio”) le famiglie hanno approfittato della chiusura delle scuole per praticare l’intervento sulle figlie, per dare così alle ragazze il tempo di guarire.
Inoltre, il mancato accesso ai contraccettivi può avere tra le conseguenze un aumento delle gravidanze precoci e della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili. Secondo le stime dell’associazione Marie Stopes International le misure imposte per contenere la diffusione del Covid-19 determineranno più di 3 milioni di gravidanze non volute, 2,7 milioni di aborti insicuri e oltre 11mila decessi durante il parto.

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