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Sono almeno 200 milioni, le donne e le bambine che hanno subito mutilazioni genitali. La metà vive in tre soli Paesi: Egitto, Etiopia e Indonesia. Circa 44 milioni le bambine e le adolescenti fino ai 14 anni. Sono i numeri (spaventosi) diffusi dall’Unicef in occasione della Giornata Onu contro le mutilazioni genitali femminili che si celebra domani, sabato 6 febbraio.
Dati che aiutano a inquadrare un fenomeno in evoluzione. Da un lato si registra una diminuzione nell’incidenza (la percentuale di ragazze che ha subito una mutilazione è scesa progressivamente con il passare degli anni). Mentre dall’altro – a causa dell’aumento globale della popolazione – si registra un aumento in numeri assoluti del numero di bambine e ragazze che subiscono mutilazioni genitali.
Partiamo dalle buone notizie. Grazie alle campagne di sensibilizzazione svolte nel tempo, la percentuale di ragazze che ha subito una mutilazione è scesa progressivamente con il passare degli anni. Se nel 1985 il fenomeno riguardava a livello globale il 51% delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni, oggi siamo al 37%. Con un declino particolarmente significativo in quei Paesi dove l’incidenza del fenomeno è molto elevata tra cui Burkina Faso (-31% tra il 1980 e il 2010), Egitto (-27% tra il 1985 e il 2015), Kenya (-30% tra il 1984 e il 2014).
Eppure “i progressi registrati finora sono insufficienti per stare al passo con la crescita globale della popolazione. Se il trend continuerà, il numero complessivo di ragazze e di donne a rischio crescerà in maniera significativa nei prossimi 15 anni”, si legge nel documento Unicef.
Rispetto al 2014, circa 70 milioni di donne di bambine in più hanno subìto la pratica. Questo è dovuto alla crescita della popolazione in molti Paesi e ai dati rappresentativi a livello nazionale raccolti dal Governo dell’Indonesia. Visto che è disponibile una maggior numero di dati sulla diffusione delle FGM, risulta che il numero totale di donne che ha subito le mutilazioni è in aumento.
Le mutilazioni genitali femminili rappresentano un problema globale dei diritti umani che colpisce le bambine e le donne in ogni regione del mondo. “Queste pratiche differiscono a seconda delle regioni e delle culture, con alcune forme che provocano rischi per la vita di coloro che le hanno subìte. In ogni caso violano i diritti delle ragazze e delle donne. Noi tutti – governi, operatori sanitari, leader di comunità, genitori e famiglie – dobbiamo ampliare i nostri sforzi per eliminare definitivamente questa pratica”, ha dichiarato Geeta Rao Gupta, vice direttore generale dell’Unicef.
“Determinare l’ampiezza della diffusione delle mutilazioni genitali femminili – ha aggiunto – è fondamentale per eliminare la pratica. Quando i Governi raccoglieranno dati e statistiche a livello nazionale vorrà dire che avranno maggiori strumenti per comprendere la diffusione della pratica e ampliare gli sforzi per proteggere i diritti di milioni di ragazze e donne”.

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