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Qualche giorno fa, la Cina ha detto addio alla politica del “figlio unico”. Una misura decisa nel corso del quinto plenum del Comitato Centrale del Partito comunista per mettere un freno all’invecchiamento della popolazione. Nel Paese, infatti, il 12% della popolazione ha più di 60 anni. E il timore è che in futuro non ci siano abbastanza giovani lavoratori per sostenere i più anziani. Per questo motivo il governo ha esteso a tutte le coppie (prima era limitato solo ad alcune casistiche particolari) la possibilità di avere due figli.
Oltre all’invecchiamento della popolazione, una delle più drammatiche conseguenze della politica del “figlio unico” sono stati i milioni di aborti selettivi e di infanticidi che hanno colpito le bambine. Nel corso degli anni Ottanta, un numero sempre maggiore di coppie hanno iniziato a uccidere le figlie femmine neonate o ad abortire i feti di sesso femminile per poter allevare un figlio maschio, tradizionalmente preferito.
Il risultato sono 62 milioni di “donne mancanti”, come evidenzia un articolo pubblicato su “Scientific America”. Che analizza le possibili conseguenze della decisione di governo cinese di abolire la politica del figlio unico.
“Anche se l’abolizione della politica del figlio unico provocasse un immediato baby boom – e i demografi non credono che questo avverrà – la situazione attuale della Cina non permette un aumento del tasso di natalità”. Dopo così tanti aborti di feti femminili, in Cina ci sono meno madri e – di conseguenza – ci saranno meno bambini in futuro. Non abbastanza, almeno, per compensare in breve tempo lo squilibrio di una bilancia demografica che oggi vede al momento della nascita 118 maschi alla nascita per ogni 100 femmine. Un dato pesantemente alterato se si pensa che normalmente il rapporto è do 105 maschi ogni 100 femmine.
Difficilmente la fine della politica del figlio unico cambierà le cose in breve tempo. Ma anche se questo avvenisse bisogna fare i conti con un altro problema: il 10% degli uomini cinesi in età da marito, nel 2050 non troveranno una donna con sui sposarsi. Solo apparentemente un problema banale, perché come evidenzia l’autrice dell’articolo “la riduzione di donne in età da marito avrà inquietanti complicazioni sociali”. Tra cui l’aumento del traffico di giovani donne dai Paesi confinanti per sfruttamento sessuale.

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