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Chi l’ha detto che scrivere righe e righe di codice per sviluppare siti internet e app per smartphone è roba da nerd (tendenzialmente di sesso maschile)? Di certo lo stereotipo del nerd occhialuto della Silicon Valley mal si adatta al gruppo di giovani e determinate ragazze afghane che – in una classe di Herat – sta imparando a creare siti internet. Una riga di codice dopo l’altra.
Sono le studentesse di Fereshteh Forough, che nel novembre 2015 ha dato vita al programma “Code to inspire”: un progetto ambizioso nell’Afghanistan dove anche i diritti più semplici delle ragazze, persino quello di andare a scuola, vengono quotidianamente messi in discussione o negati. “La cosa bella del saper programmare è che non importa chi sei o dove sei. Con un computer e internet posso raggiungere il mondo e lavorare senza nemmeno uscire di casa”, spiega una 29enne afghana nata in Iran e poi ritornata nel Paese d’origine dopo la caduta dei talebani.
Sino a oggi, “Code to inspire” ha coinvolto una cinquantina di studentesse tra i 15 e i 25 anni. L’obiettivo è quello di espandere il progetto a Kabul e Mazar-e-Sharif. Le ragazze imparano il linguaggio per sviluppare siti, creano le loro app per mobile ed esplorano le tecnologie.
In un Paese così chiuso, dove l’85% delle donne non ha accesso all’istruzione e solo il 16% della forza lavoro è di sesso femminile, queste studentesse sono molto fortunate. “L’istruzione femminile è un tema molto delicato, è una cultura fortemente maschilista”, spiega Forough. Eppure, anche nelle famiglie più chiuse, dove le ragazze hanno una limitata indipendenza, saper programmare offre alcune possibilità: come quella di lavorare da casa.
Per lanciare il progetto, la prima esigenza è stata quella di trovare locali sicuri per le classi di studentesse di informatica. “Non volevamo creare problemi eccessivi alle ragazze e alle loro famiglie”, spiega Fereshteh Forough. Il team di “Code to Inspire” ha lavorato duro per costruire buone relazioni con le comunità locali e ottenere l’approvazione dei padri e dei fratelli delle studentesse.
Tra di loro anche Heydeh, 20 anni, che sogna di diventare una sviluppatrice professionista: “Ho un grande sogno, voglio costruire siti internet per sostenere la popolazione locale. In modo che non siano costretti a lasciare l’Afghanistan e cercare una vita migliore all’estero”, spiega.
Heydeh era entusiasta di fare parte di Code to Inspire, nel corso ha trovato una possibilità di far sentire la propria voce e realizzare i propri sogni. La sua famiglia era scettica all’inizio ma ora la sostiene nella realizzazione dei suoi progetti. Che vanno al di là di un matrimonio e della cura della casa.
Code to Inspire non è la sola organizzazione che promuove corsi di programmazione in Afghanistan. Nell’aprile 2016 l’organizzazione “The Womanity Foundation” ha lanciato “Girls can Code” in due importanti scuole di Kabul coinvolgendo 40 studentesse dai 16 ai 18 anni. “Saper programmare rende più forti e consapevoli le ragazze, insegnando loro a usare la propria creatività, l’immaginazione e la capacità di risolvere i problemi sviluppando soluzioni”, spiega la coordinatrice del progetto, Elizabeth Rector.
“Attraverso questo processo rafforzano le fiducia in sé stesse e imparano a fare affidamento sulle proprie capacità. Sviluppando capacità che porteranno sempre con sé”.
Inoltre, puntare sulla programmazione e sull’informatica rappresenta anche un’investimento per il futuro. In Afghanistan solo il 7% della popolazione ha accesso a internet. Il settore, dunque, ha ampi margini di crescita e c’è bisogno di professionisti. Investire nell’istruzione delle ragazze su questo tema significa dare loro buone possibilità di trovare un buon lavoro.

Leggi la storia sul sito del Guardian

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