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“Alcuni anni fa ho fatto qualcosa di molto coraggioso. O di molto stupido, secondo alcuni: ho partecipato alle elezioni per il Congresso”. Reshma Saujani, avvocato e fondatore della ong “Girls who code” a 33 anni si è candidata alle elezioni. Ha fatto campagna, ha raccolto fondi, ma non è andata molto bene, come lei stessa racconta nel video di una recente “Ted conference”: “Ero umiliata”.
Ma al centro del suo discorso non c’è il tema del fallimento. O l’importanza del fallimento per rialzarsi ancora più forti. No, Reshma Saujani parla di coraggio. “Avevo 33 anni ed era la prima volta in tutta la mia vita in cui facevo qualcosa di veramente coraggioso. In cui non mi preoccupavo del fatto di essere perfetta”.
Perfezione e coraggio sono il binomio su cui si concentra l’intervento di Reshma. La perfezione che viene chiesta e imposta alle donne è come un laccio che impedisce di essere coraggiose.
“Alle ragazze viene insegnato a evitare i rischi e i possibili fallimenti. Insegniamo loro a sorridere, a essere carine, a fare giochi tranquilli a prendere sempre il massimo dei voti – argomenta. Ai ragazzi, d’altra parte, viene insegnato a giocare duro, vengono spronati ad arrampicarsi fino all’appiglio più alto dei giochi al parco e a saltar giù. E così, una volta cresciuti, quando stanno negoziando un contratto d’affari o stanno chiedendo un appuntamento sono abituati a prendersi un rischio dopo l’altro. Sono premiati per questo. Spesso, nella Silicon Valley, nessuno ti prende in considerazione se non hai alle spalle almeno uno o due fallimenti. In altre parole, stiamo educando le nostre ragazze a essere perfette e i nostri ragazzi a essere coraggiosi”.
Reshma Saujani si dice preoccupata per questo “deficit di coraggio” delle ragazze e delle donne poi. Che si manifesta in diversi ambiti della vita: nell’economia, nella società, nella politica.
A questo “deificit di coraggio” Reshma cerca di dare una riposta dal 2012 con l’attività di “Girls who code”, un’associazione che oggi insegna a circa 40mila ragazze a programmare e che ha un obiettivo ambizioso: portare un milione di donne nel mondo dell’informatica entro il 2020. Reshma è convinta che attraverso la capacità di programmare, le ragazze possano diventare più coraggiose: “La programmazione è un processo senza fine di tentativi ed errori, cercando di mettere il comando giusto al posto giusto. In cui un semplice punto e virgola può fare la differenza tra successo e fallimento – spiega -. La programmazione richiede perseveranza. Richiede imperfezioni ed errori”.
Ma quando le ragazze trovano il coraggio necessario (e hanno alle spalle qualcuno che le sostenga) sono capaci di fare cose straordinarie. Accettare di essere imperfette, di poter fallire e di continuare a provare. E non importa se diventeranno la prossima Ceo di una grande azienda informatica, la prossima Hillary Clinton o la nuova Beyoncé…. “loro non abbandoneranno i propri sogni”.

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