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Estate, tempo di vacanze e di giochi. Ma non per tutti i bambini. Per molte bambine la pausa scolastica può rappresentare un momento doloroso ed estremamente pericoloso per la loro salute. I mesi di luglio, agosto e – in parte – settembre sono quelli più impegnativi per Asha Ali Ibrahim, 41 anni, di origine somala è una delle tante donne che praticano il “taglio” alle bambine. La mutilazione dei genitali che – in molte culture – viene considerata un momento di passaggio essenziale dall’infanzia all’età adulta. “Questa è la stagione più impegnativa, quando i genitori mi portano le loro figlie per il taglio”, spiega Asha in un’intervista pubblicata dall’Unfpa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione).
Sebbene non siano mai stati raccolti dati in merito, molte testimonianze indicano come i mesi della pausa scolastica siano un momento in cui molte bambine subiscono il “taglio” in Paesi come la Somalia, la Nigeria e la Guinea. Il motivo è facilmente intuibile: durante le vacanze estive le bambine e le ragazze hanno il tempo per riprendersi dalle conseguenze fisiche (almeno da quelle immediate) del brutale intervento. Senza che la loro assenza desti preoccupazione negli insegnanti. “In alcuni casi – denuncia Unfpa – le ragazze arrivano dall’estero per subire la procedura”.
Le giovani somale solitamente subiscono la mutilazione tra i 7 e i 10 anni. Ma le ragazze che arrivano dall’estero (Europa e Stati Uniti soprattutto) sono più grandi: 12 e anche 14 anni. “È difficile praticare il taglio su tessuti più adulti, e le ragazze più grandi lottano più delle piccole”, spiega Asha.

I rischi delle mutilazioni genitali

La donna ha ereditato questa professione dalla madre. E, a modo suo, si impegna per fare in modo di ridurre i danni: usa un solo rasoio per ogni ragazza, per evitare infezioni, lidocaina e penicillina per prevenire le infezioni, garze di cotone. Ma questi sforzi non sono sufficienti a limitare i danni di una pratica pericolosa e inutile come le mutilazioni genitali femminili, che causano conseguenze a lungo termine sulla salute delle donne: complicazioni durante la gravidanza e il parto (con rischio di morte per la mamma e il bambino), lo sviluppo di cisti e dolori per tutta la vita.

Le iniziative per combattere il “taglio”

Che i mesi estivi siano un “momento di picco” per le mutilazioni genitali lo conferma anche Ahmed Jama, specialista dell’Unfpa sul tema delle mutilazioni genitali. “Le scuola sono chiuse per due mesi tra luglio e agosto. Le ragazze arrivano dall’Occidente e anche da Gibuti per subire il taglio”.
Il Somaliland (uno stato non riconosciuto, che occupa la parte occidentale della Somalia) è uno dei Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono più diffuse. E dove si stanno mettendo in campo alcune iniziative per incoraggiare l’abbandono della pratica. Ad esempio l’introduzione di un percorso di formazione ad hoc sul tema delle Mgf nel corso di ostetricia dell’Hargheisa Institute of Health Sciences. Un corso che, tra l’altro, viene supportato dai leader religiosi locali. Ci sono poi i giovani attivisti del “Y-Peer youth network” che fanno attività di formazione e sensibilizzazione tra pari sui temi della salute sessuale e riproduttiva.
Unfpa ha prodotto anche un interessante webdoc multimediale dedicato al tema delle mutilazioni genitali

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