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“Vorrei poter mandare le mie figlie a scuola, ma non posso farlo perché non possiamo permettercelo. Mio marito guadagna 12mila rupie al mese (l’equivalente di 14 dollari) che non ci permettono di arrivare alla fine del mese. Vorrei una scuola per le ragazze che provengono dalle famiglie povere”, Halima, 38 anni, è madre di cinque ragazze (dai 13 ai 19 anni) e nessuna di loro ha potuto frequentare la scuola per più di uno o due anni. Nemmeno i tre figli di Rukhsana non sono mai potuto andare a scuola: la donna non può pagare le tasse scolastiche e le spese necessarie per l’istruzione dei suoi bambini. “Il governo non aiuta i poveri: non possiamo mandare a scuola i nostri figli e non abbiamo abbastanza da mangiare”. Asifa, 20 anni, invece ha potuto iniziare a frequentare la scuola solo verso i 10 anni, perché l’istituto era troppo lontano dal suo villaggio: 45 minuti a piedi e il sentiero “è isolato e c’erano stati due o tre episodi di rapimenti nell’area. Ma sapevo di aver bisogno di studiare, così ho convinto i miei genitori e mi sono organizzata con degli amici, per andare a scuola tutti insieme”.
Tre storie che raccontano le tante difficoltà che le bambine pakistane devono superare per poter andare a scuola. La denuncia è contenuta nel report “Shall I feed my daughter or educate her? Barriere to girl’s education in Pakistan” diffuso da Human Rights Watch. Il Pakistan, infatti, è uno dei Paesi con le peggiori performance al mondo nel campo dell’istruzione.
Secondo i dati forniti dal governo sono circa 22,5 milioni i bambini che frequentano la scuola. Un numero inaccettabile -si legge nel report di HRW- che comprende sia maschi che femmine. Ma che riguarda in maniera particolare le bambine: il 32% delle bambine che dovrebbe frequentare la scuola primaria non ha mai visto un’aula scolastica (contro il 21% dei maschi). All’inizio della scuola secondaria (che coincide con la nostra prima media) il tasso di bambine che hanno smesso di frequentare la scuola o che non ci sono mai andate sale al 59% (contro il 49% dei maschi) e solo il 13% delle studentesse resta a scuola per i successivi tre anni.
Questa situazione di grave disparità è determinata anche dai profondi cambiamenti che il sistema educativo pakistano ha subito negli ultimi anni. Il governo -denuncia Human Rights Watch- ha abdicato al proprio compito di fornire istruzione pubblica, gratuita e di qualità ai bambini e alle bambine. “Questo ha innescato il proliferare di nuove scuole private, in gran parte non regolamentate, di qualità estremamente variabile -si legge nel report-. La mancanza di accesso alle scuole pubbliche ha creato un mercato in piena espansione per le scuole private a basso costo, che in molte aree sono l’unica forma di istruzione disponibile per le famiglie povere”. A questo elemento si aggiunge l’aumento impressionante di scuole religiose (dalle madras vere e proprie a semplici case in cui i bambini del vicinato studiano assieme il Corano) che, spesso, sono la sola forma di istruzione che le famiglie possono permettersi. Ma che non offrono un’adeguata istruzione a bambini e bambine, dal momento che insegnano solo le materie religiose.

Le carenze del sistema scolastico

Molte delle barriere che ostacolano l’accesso alla scuola alle bambine e alle ragazze sono all’interno del sistema scolastico stesso. La mancanza di investimenti statali nell’istruzione -ad esempio- fa sì che il numero di edifici scolastici nel Paese non sia sufficiente: anche nelle grandi città i bambini devono percorrere molta strada per raggiungere le scuole (e nelle aree rurali la situazione è ancora più difficile). Inoltre, dal momento che nei gradi superiori di istruzione ragazzi e ragazze frequentano scuole diverse, le scuole femminili sono meno numerose di quelle riservate ai maschi. “Molte ragazze vengono espulse dal sistema scolastico perché quando finiscono un ciclo di studi non possono accedere a quello successivo”, denuncia il report. La crisi del sistema educativo pakistano è dovuta alla decennale mancanza di investimenti e cattiva gestione: nel 2017 il Pakistan spendeva per il proprio sistema scolastico meno del 2,8% del prodotto interno lordo (gli organismi internazionali raccomandano una spesa tra il 4 e il 6%).

Povertà e pregiudizi penalizzano le ragazze

Ci sono poi una serie di fattori -esterni al mondo della scuola in sé- che tengono bambine e ragazze lontane dalla scuola. La povertà innanzitutto (le famiglie più povere tendono a privilegiare l’istruzione dei figli maschi, rispetto alle femmine), ma anche le norme sociali secondo cui le bambine non devono studiare o, al massimo, fermarsi ai gradini più bassi dell’istruzione. Anche i matrimoni precoci giocano un ruolo importante sull’abbandono scolastico: in Pakistan il 21% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 3% prima dei 15 anni. Un altro elemento che incide sulla decisione di molte famiglie di ritirare le figlie da scuola riguarda il rischio per le ragazze di subire violenze (molestie, aggressioni o stupri) lungo la strada per raggiungere la scuola. Una strada spesso molto lunga dal momento che -come abbiamo visto- le scuole sono poche e bisogna camminare a lungo per raggiungerle.

Cresce il desiderio di istruzione

Eppure, le molte difficoltà, c’è una crescente domanda di istruzione femminile, che proviene anche dalle aree più marginalizzate del Paese. “Io non ho mai potuto studiare perché mio padre non ha mai voluto. Da sempre, nella mia famiglia, le donne non possono studiare”, spiega Razia, 37 anni. Eppure, negli ultimi anni, le cose sono cambiate, anche nella famiglia di Razia: “Tutte le ragazze adesso studiano. Le cose sono cambiate perché l’educazione ti cambia: in passato le persone erano meno istruite mentre adesso lo sono e questo le porta ad accettare il fatto che la ragazze possono studiare”.

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