Per molti anni Aja Babung Sidibeh ha radunato tutte le ragazze che vivevano nel suo distretto (Central river region) in Gambia preparandole per partecipare al rito di iniziazione: le ragazze rimanevano con lei fino a quando non arrivava la persona incaricata di praticare la mutilazione genitale. Un ruolo che Aja Babung Sidibeh aveva ereditato dalla sua famiglia e a cui non si era mai opposta. Ma quando due ragazze si sono gravemente ammalate a causa di un’infezione contratta a causa delle pessime condizioni igieniche in cui veniva praticato il taglio, in lei è scattato qualcosa. E tutto è cambiato.
Fortunatamente, le ragazze sono state portate all’ospedale più vicino e curate. “I medici mi hanno spiegato tutto – spiega Aja Babung Sidibeh -. Era stata la mutilazione a far ammalare le ragazze. E sapevo che avevano ragione. Così ho radunato tutti i circoncisori della regione e ho condiviso con loro la mia esperienza. Ho detto loro di posare per sempre le lamette e di interrompere questa pratica”.
In base ai dati ufficiali, sono circa 200 milioni le donne e le ragazze che hanno subito questa pratica. Che è molto diffusa anche in Gambia, dove il 75% delle donne sono state mutilate, praticamente tutte da bambine.
Dopo quell’esperienza, Aja Babung Sidibeh si è messa a studiare. Ha imparato quali sono le conseguenze delle mutilazioni genitali sulla salute delle donne e ha imparato che la religione non impone queste pratiche alle donne. Inoltre ha iniziato a collaborare con le autorità locali e con il supporto dell’Unfpa (il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione).
La donna è diventata una delle attiviste più impegnate nel contrasto delle mutilazioni genitali:
“Sappiamo che fanno parte della nostra tradizione, ma non ha nulla a che vedere con l’Islam e violano i nostri diritti in quanto donne”, ripete spesso Aja Babung Sidibeh durante gli incontri con le autorità locali, i leader religiosi, gli uomini e le donne che mutilano (per professione) le bambine. Il suo obiettivo è uno solo: convincerli ad abbandonare questa orribile pratica.