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L’America latina è considerata la regione più violenta del mondo. Come sottolineato recentemente da UNICEF lo è in particolare nei confronti dell’infanzia, la fascia più debole e vulnerabile della società. Quando si è una bambina o un’adolescente latinoamericana questo significa affrontare, per età e condizione di genere, un rischio permanente di soffrire abusi e violenza.
Differenti analisi coincidono nello stimare in 500 casi al giorno i numeri della violenza sessuale nei paesi latinoamericani. Almeno 180 mila abusi ogni anno. Oltre il 70% sono violenze commesse nei confronti di bambine e adolescenti, perché più vulnerabili e meno capaci di difendersi in caso di stupri. Le conseguenze sono devastanti. In particolare sono due gli effetti concreti specificamente sofferti da bambine e adolescenti: le gravidanze precoci e le unioni forzate.
Un terzo delle gravidanze in America latina sono portate avanti proprio da ragazze con meno di 18 anni, nel 20% dei casi le vittime hanno addirittura meno di 15 anni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, rispetto alla media mondiale delle gravidanze precoci (51/1000) tra le ragazze latinoamericane di 15-19 anni il dato è 75/1000, pari al 50% in più. Nessun paese latinoamericano risulta essere sotto il livello di 51/1000. In media tra il 15 e 25% delle ragazze che vivono nei paesi latino americani partoriscono prima dei 18 anni, superando persino le percentuali esistenti nei paesi africani.
In centro e sud America le baby mamme appartengono alle fasce più povere, con minor livello educativo, e vivono nelle zone rurali. Oltre a provocare una serie di conseguenze nefaste sull’integrità psicologica e fisica delle ragazze, le gravidanze precoci contribuiscono a rafforzare il circolo vizioso della povertà che si trasmette di generazione in generazione, perché interrompono quasi sempre la possibilità di continuare gli studi, limitano o rendono impossibile l’accesso a nuove opportunità per migliorare le condizioni di vita.
La situazione è ancora più complessa perché nella grande maggioranza dei paesi dell’America Latina l’aborto è illegale, o in pochi paesi ammesso solo in caso terapeutico. In questo modo gli aborti delle ragazze tra i 15 e 19 anni (670 mila ogni anno secondo i dati delle Nazioni Unite) vengono effettuati da operatori illegali in maniera insicura, mettendo a rischio la vita delle pazienti.
Oltre alle gravidanze non desiderate, una condizione altrettanto drammatica relazionata con la violenza sessuale è quella dei matrimoni o unioni precoci di bambine e adolescenti con uomini che le superano per età. Queste unioni precoci non sono mai una scelta libera da parte della bambina o adolescente che non ha la sufficiente maturità, coscienza e libertà di giudizio per dare il suo consenso in maniera responsabile e quindi si possono considerare dei veri e propri abusi.
Il matrimonio precoce ha effetti psicologici, fisici, emotivi profondi, che portano la bambina o l’adolescente a vivere in una condizione di servitù domestica o sessuale, dovendosi assoggettare alle condizioni imposte dal marito o dal compagno, che è generalmente di molti anni più vecchio ed esercita un ruolo dominante da un punto di vista culturale, economico e sociale. Le vittime soffrono quindi una condizione di esclusione ed isolamento, rinunciando alla realizzazione delle proprie aspettative per il futuro.
Mauro Morbello, delegato di Terre des Hommes Italia in Perù

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