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Il governo del Ghana ha lanciato una campagna nazionale per debellare i matrimoni precoci. Una pratica che nel Paese coinvolge una ragazza su cinque. L’iniziativa era stata annunciata da Nana Oye Lithur, ministro per l’infanzia e la protezione sociale, nel corso della settima conferenza africana delle First Ladies sulla salute sessuale e riprodduttiva.
Con questa campagna, il Governo rilancia il suo sforzo per contrastare i matrimoni precoci e si unisce alla lista (sempre più lunga) di paesi che hanno aderito alla campagna “End child marriage in Africa” dell’Unione Africana. Della lista fanno parte Burkina Faso, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Madagascar, Mali, Niger, Uganda e Zimbabwe. Ma nuove adesioni sono previste nel corso del 2016 e del 2017.
Il fenomeno dei matrimoni precoci, tra le ragazze con meno di 18 anni, è molto diffuso in Ghana: secondo le stime Unicef, infatti, il 21% delle ragazze si è sposata prima della maggiore età. Con punte fino al 39% nel Nord del Paese. Dati preoccupanti, che avevano spinto il Governo a lanciare un’apposita iniziativa per contrastare il fenomeno già nel 2014.
Il matrimonio precoce può avere gravi ripercussioni sulla vita delle bambine, sulla loro salute (troppo piccole per avere rapporti sessuali e portare avanti una gravidanza), sul loro diritto all’istruzione e a compiere liberamente le proprie scelte. “Sisters” (sorelle) è un breve documentario che racconta la vita di due ragazzine ghanesi e che permette di capire meglio di mille parole l’impatto che un matrimonio precoce e non voluto può avere.

“Vi racconto la storia di mia sorella Afisha, perché è qualcosa che mi preoccupa – racconta Zulie, la più piccola -. La sua materia preferita è matematica. Aveva 14 anni quando un uomo è venuto a trovare mio padre. Ha offerto a mio padre delle noci di cola e 40 dollari per sposare mia sorella. Mio padre ha accettato perché non aveva abbastanza soldi per madarci a scuola. Ora mia sorella sta sedura e aspetta il giorno in cui dovrà sposarsi”.
Afisha non può studiare e siccome nemmeno il futuro marito è una persona istruita, Zulie è preoccupata perché “quando avrà dei figli non sarà in grado di prendersi cura di loro. E anche i bambini non saranno istruiti”. Grazie all’incontro con il CAMFED (Campaign for female education), il destino di Zulie è stato diverso: il padre ha potuto pagare le tasse scolastiche e lei ha potuto studiare. Se si sposerà lo farà quando sarà più adulta e il suo corpo pronto a sopportare la gravidanze e il parto. Con una buona istruzione alle spalle (magari persino una scuola secondaria) sarà in grado di informarsi, di somministrare farmaci correttamente a sé stessa e ai propri figli, potrà avere un lavoro migliore e meglio pagato. Tutto questo, semplicemente, andando a scuola.

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