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Per loro la guerra è finita: i bambini soldato delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia, di ispirazione marxista) potranno deporre le armi. Nell’ambito dei negoziati di pace avviati nel 2012 tra il governo colombiano e i ribelli si è arrivati in questi giorni alla risoluzione di uno dei nodi più spinosi: il progressivo disimpegno dei minorenni.
L’accordo – che è stato mediato dall’Unicef – prevede che i primi a deporre le armi saranno i bambini sotto i 15 anni. Mentre per quelli che hanno tra i 15 e i 18 anni le modalità saranno decise tra poco tempo. Si calcola che l’accordo riguarderà diverse centinaia di ragazzi e ragazze.
Secondo le stime più accreditate, le Farc hanno nei loro ranghi circa 7mila combattenti e tra questi, il 30% sono donne e ragazze. A loro si chiede di portare a termine gli stessi compiti che venivano chiesti ai loro commilitoni di sesso maschile: hanno combattuto in prima fila contro le truppe governative, hanno imparato a sparare con pistole e kalashinkov, sono state addestrate ad assemblare e piazzare mine antiuomo.
Lasciarsi alle spalle anni di violenza, di combattimenti e di vita in clandestinità non sarà facile. Servono programmi di reinserimento capaci di aiutare questi bambini a reinserirsi nella società. Compito tutt’altro che facile come racconta Mélida, un’ex combattente delle Farc rapita quando aveva solo nove anni e che per i successivi sette è stata costretta a combattere.
Per lei – che pure ha avuto la possibilità di frequentare uno dei progetti di recupero per i bambini soldato promossi dal governo – il ritorno alla normalità è stato complesso. “A volte penso di tornare con la guerriglia, qui la vita è dura”, racconta la ragazza in un’intervista pubblicata sul New York Times. Mélida, che oggi ha 20 anni, si sente intrappolata tra due mondi senza appartenere realmente a nessuno dei due. “La verità è che noi eravamo bambini che aspettavano solo la propria morte. Ma io penso continuamente di ritornare”.
Si calcola che siano circa 250mila i bambini costretti a portare armi, a combattere e uccidere in oltre 22 conflitti sparsi in tutto il mondo. Dramma nel dramma, circa il 40% sono bambine e ragazze. Non sempre sono costrette a imbracciare le armi (sebbene spesso accada), più spesso vengono relegate allo svolgimento di compiti domestici e costrette a diventare “mogli” o “fidanzate” dei combattenti, vittime di continui abusi e violenze.

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