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“Ci hai pensato bene? Guarda che è molto difficile. Sei sicura di voler fare proprio ingegneria?”. Ancora oggi capita che a una ragazza in procinto di scegliere la facoltà universitaria vengano poste queste domande da familiari, insegnanti e conoscenti. E non c’entrano nulla i voti in matematica e in fisica: nella maggior parte dei casi, dietro a queste domande ci sono quelli che Mara Tanelli, professoressa di Automatica al Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano, definisce “stereotipi millenari”. Che portano le studentesse delle scuole superiori a scegliere il proprio percorso universitario (e di conseguenza anche quello professionale) avendo escluso a priori alcuni percorsi caratterizzati da materie scientifiche e tecnologiche. “Nel corso di laurea in Ingegneria Meccanica nel mio ateneo, le ragazze sono meno del 10%. Mi viene difficile pensare che questa situazione sia esclusivamente il risultato di preferenze individuali”, riflette la professoressa che dal gennaio 2023 ricopre anche il ruolo di delegata della Rettrice per Diversità e inclusione.

I numeri contenuti nel Bilancio di genere 2022 dell’ateneo milanese -giunto alla sua quarta edizione- permettono di fotografare meglio questo “sbilanciamento”. “La bassa percentuale di studentesse al Politecnico di Milano è dovuta in gran parte alla bassa quota di iscritte a Ingegneria, area che ha un maggiore peso rispetto ad Architettura e Design in termini di numerosità della popolazione studentesca”, si legge nel bilancio di genere. Le ragazze iscritte ai corsi di laurea triennali della facoltà di Ingegneria sono solo il 23,5%. Mentre per le facoltà di Architettura e Design la percentuale sale rispettivamente al 56% e al 58%.

“Un elemento da tenere in considerazione è l’ampia variabilità della presenza femminile nei corsi di laurea afferenti all’area di Ingegneria. In alcuni di questi, come ad esempio Ingegneria Biomedica, le studentesse sono in proporzione maggiore degli studenti (che sono il 41% degli iscritti), mentre i corsi di studio in Ingegneria a più marcata vocazione produttiva e industriale hanno uno sbilanciamento in favore degli iscritti maschi. Tra questi corsi di studio, Ingegneria Meccanica, Elettronica, Informatica e Aerospaziale hanno percentuali di iscritti maschi superiori all’80% sia per la laurea triennale, sia per la magistrale”.

Dal 2018 l’ateneo milanese ha lanciato il progetto POP-Pari Opportunità Politecniche per l’attuazione di azioni e strategie a sostegno della promozione dell’uguaglianza di genere, della diversità e dell’inclusione, proseguito nel 2020 con la nascita di una unità interamente dedicata alle Pari Opportunità. Ma non solo, il Politecnico guarda con attenzione anche alle nuove leve: per questo all’interno della Summer School TechCamp@PoliMI rivolta agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori riserva numerose borse di studio alle ragazze. Mentre il progetto “Girls@Polimi” – giunto alla seconda annualità – ha assegnato 15 borse di studio per l’anno accademico 2022-2023 ad altrettante studentesse, per incentivare la frequenza a corsi a bassa presenza femminile come Ingegneria Aerospaziale, Meccanica, Informatica ed Elettronica. Per l’anno accademico 2023-24 le borse di studio a disposizione saranno 25.

“L’attenzione e gli sforzi che mettiamo in campo per migliorare gli equilibri di genere all’interno dei nostri corsi di laurea non hanno come obiettivo quello di ‘convincere’ a tutti i costi le ragazze a scegliere le materie STEM. Quello che per noi è importante è che la loro scelta avvenga a parità di condizioni e che sia quanto più libera possibile da pregiudizi e stereotipi”, spiega Mara Tanelli.

Che cosa fare quindi per mettere un numero maggiore di studentesse nella condizione di scegliere consapevolmente il proprio percorso verso le discipline STEM? Il primo passo è aiutare le famiglie a non “saltare sulla sedia” quando un’adolescente annuncia la propria decisione di voler studiare ingegneria, lavorando per scardinare preconcetti e stereotipi. In questo senso i media possono svolgere un ruolo importante: “Dare spazio e voce nei principali spazi comunicativi, nei quotidiani, nelle tavole rotonde a donne che parlano di questioni scientifiche, aiuta moltissimo a cambiare la percezione -riprende Tanelli-. Servirebbe poi far sperimentare la scienza ai più piccoli: la nostra scuola elementare, purtroppo, in questo è poco evoluta, ma questa esperienza è fondamentale. Se osservo direttamente, provo, ottengo dei risultati, allora più difficilmente mi lascerò influenzare dal giudizio di chi mi dice che non sono capace”.

Infine, occorre lavorare per cambiare il racconto delle materie scientifiche, un obiettivo che il Politecnico di Milano porta avanti con il progetto “EngineHERing Polimi” nato proprio in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, e poi con “Il Politecnico delle Donne“, per avvicinare le studentesse a quei corsi a presenza femminile molto bassa “L’immaginario attorno a queste discipline è che siano frequentate solo da nerd e che abbiano uno sbocco lavorativo arido e scollegato dalla realtà -spiega Tanelli-. In realtà non è così, e quindi abbiamo chiesto alle nostre studentesse di raccontare i propri studi e di raccontarsi, per aiutare le ragazze più giovani ad avere una prospettiva più realistica di quello che è il percorso di studi”.

C’è poi un ultimo aspetto da non dimenticare: al termine di un percorso di studi in ambito ingegneristico, non solo le possibilità di occupazione sono molto elevate (entro i cinque anni dalla laurea il 99% di laureati ha trovato lavoro) ma rispetto ad altri percorsi di studi abbiamo evidenza di una maggiore stabilità (contratti a tempo indeterminato a cinque anni dalla laurea per l’89% delle ragazze e per il 94% dei ragazzi) e di stipendi più elevati (retribuzioni medie nette superiori ai duemila euro per entrambi i sessi). “Precludendosi la possibilità di iniziare un percorso di studi in questo ambito, tantissime ragazze stanno perdendo la possibilità di intraprendere una carriera lavorativa in un settore particolarmente favorevole -conclude Mara Tanelli-. E questo è tanto più vero se si pensa che in Italia, purtroppo, non solo il tasso di occupazione femminile è basso, ma spesso si tratta di occupazione di bassa qualità con lavori temporanei, part-time e scarsamente retribuiti”.

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