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“Figlia mia, ho cercato tante volte di spiegarti, ma è così difficile. Il giorno che hanno preso te e tua sorella non ho potuto fermarli. Ho fatto quello che pensavo fosse meglio per voi, per farvi trovare un buon marito”. Una testimonianza straziante, quella di una mamma che ricorda il dolore patito dalle figlie al momento del “taglio”. Un dolore che lei stessa ha vissuto e che ha segnato profondamente la sua vita. “Il parto è stato difficile, mi ha quasi ucciso. Dopo averti partorito, tuo padre non mi ha più voluto. Per anni mi sono incolpata di questo”.

Non vediamo il volto di questa donna, sentiamo solo la sua voce mentre scrive una lettera (probabilmente indirizzata proprio alla figlia), non conosciamo il suo nome. Ma la sua storia è la storia di milioni di madri che non hanno saputo difendere le proprie figlie dal dolore e dal trauma delle mutilazioni genitali femminili.
Questa donna è protagonista di uno dei tra corti animati diffusi dal Royal College of Midwives (l’alta scuola di formazione di ostetricia britannica) per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e chiedere al governo il lancio di un piano nazionale di azioni di contrasto alle mutilazioni genitali femminili. La campagna è stata lanciata dall’associazione delle ostetriche in collaborazione il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (ostetriche e ginecologi), e il Royal College General Pratictioners (i medici di base) in collaborazione con donne sopravvissute alle mutilazioni genitali e varie associazioni locali.
“L’obiettivo di questa campagna è quello di far crescere la consapevolezza sulle conseguenze delle mutilazioni genitali attraverso le parole delle donne che hanno subito questa pratica –spiega Janet Fyle del RCM-. Speriamo di mettere le ragazze nelle condizioni di lottare contro le mutilazioni genitali”. 
La campagna chiede al Governo del Regno Unito una serie di interventi per prendersi cura (fisica, psicologica ed emotiva) delle donne che hanno subito il taglio, avviare campagne di prevenzione rivolte alle più giovani per porre fine a questa pratica entro il 2030.
Secondo quanto denunciato dal NHS (il servizio sanitario nazionale inglese) lo scorso anno sono state circa 9mila gli interventi che hanno coinvolto donne o ragazze che avevano subito una mutilazione genitale. Di questi, 5.391 interventi hanno riguardato primi ricoveri (non erano quindi casi “già noti”). Le ragazze con meno di 16 anni erano 114.

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