Parlare di sesso (e di sentimenti) non è mai facile. Soprattutto a ragazzi e adolescenti, in particolare a scuola. Nel 2019 Netflix ha lanciato “Sex education”, una serie tv che fin dal titolo non lascia adito a dubbi su quale sia il tema, nata peraltro da un’esigenza molto comune nel Regno Unito (dove è ambientata): promuovere l’educazione sessuale nelle scuole.
La serie, infatti, è ambientata in un’immaginaria scuola superiore britannica dove ci si innamora, si fa sesso (talvolta senza le dovute precauzioni), ci si innamora e i sentimenti vengono feriti. Qui il giovane Otis diventa un vero e proprio “consulente” per i propri coetanei, aiutandoli a sbrogliare le situazioni più complesse sia per quanto riguarda i problemi fisici sia, soprattutto, quando si parla di rispetto reciproco.
Si tratta, ovviamente, di fiction. Ma mette in evidenza alcuni nodi cruciali nella vita di tanti adolescenti (e non solo) a partire dall’importanza di avere informazioni corrette sul proprio corpo e le sue caratteristiche, su come evitare una gravidanza, come gestire una relazione con la persona per cui si provano dei sentimenti, sull’importanza di fermarsi davanti ai “no”.
Informazioni che possono fare la differenza tra vivere una sessualità sana e appagante e il rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile. L’educazione sessuale, infatti, rappresenta uno strumento fondamentale per promuovere la salute, l’autonomia e l’emancipazione delle ragazze in tutto il mondo; inoltre, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, può aiutare a prevenire la violenza di genere, fin dall’età adolescenziale. In un contesto globale segnato da diseguaglianze di genere e disinformazione, offrire informazioni corrette e complete su sessualità, relazioni e rispetto può cambiare radicalmente il futuro di intere generazioni.
Standard di educazione sessuale in Europa
Quando si parla di educazione all’affettività e alla sessualità si fa riferimento alla Comprehensive Sexually Education (CSE) che si basa su due documenti fondamentali: gli “Standard per l’educazione sessuale in Europa” dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le “Linee guida tecniche” dell’Unesco. Entrambi evidenziano l’importanza di un’educazione sessuale adeguata alle diverse età, con programmi che aiutino bambini e ragazzi a sviluppare le competenze emotive, relazionali e sociali adeguate. Oltre, ovviamente, a conoscenze pratiche.
Sono 19 i Paesi dell’Unione europea che hanno reso obbligatoria l’educazione sessuale a scuola, spesso ampliandola oltre gli aspetti più prettamente legati alla biologia, per includere temi come relazioni, consenso e ruoli di genere. Per esempio in Europa:
- nei Paesi Bassi l’educazione sessuale è obbligatoria fin dalla scuola primaria con il progetto “Spring Fever”: una settimana durante la quale tutti i bambini ricevono lezioni sulla sessualità e le relazioni;
- in Svezia l’educazione sessuale è obbligatoria nel sistema scolastico dal 1995, è previsto che gli insegnanti seguano un percorso formativo ad hoc e corsi di aggiornamento periodici;
- in Germania l’educazione sessuale è obbligatoria in tutte le scuole pubbliche fin dalla scuola primaria e si concentra su temi come il corpo umano, le emozioni e le relazioni. Nella secondaria, invece, si trattano contraccezione, malattie sessualmente trasmissibili e il tema del consenso.
Educazione sessuale a scuola in Italia
A differenza di quanto avviene in molti altri Paesi europei, in Italia l’educazione sessuale non è obbligatoria a livello nazionale e manca una normativa univoca che ne regoli l’insegnamento nelle scuole.
Il Gruppo di lavoro per la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Gruppo CRC), formato da più di cento realtà del terzo settore tra cui Terre des Hommes, sostiene da tempo la necessità di introdurre l’educazione all’affettività e alla sessualità nei curricola scolastici. Inoltre, evidenzia come “a oggi, nelle scuole le attività educative sono disomogenee e lasciate all’iniziativa e buona volontà di presidi e insegnanti che in alcuni contesti decidono di proporre incontri e formazioni sulla parità di genere, sull’affettività e sulla sessualità consapevole, mentre in molti contesti l’educazione alle relazioni a scuola non ha ancora fatto il suo ingresso”.
Il risultato è un’Italia a macchia di leopardo, in cui i singoli istituti prendono o meno iniziativa sul tema grazie alla collaborazione con enti sanitari, consultori e associazioni e quindi non viene garantita a tutti i minori un’educazione alla sessualità e all’affettività di qualità. E che lascia ragazzi e ragazze in balia di dubbi e domande cui provano a dare risposte rivolgendosi ai propri coetanei o a internet.
Perché l’educazione sessuale per bambini è importante
Come evidenziano Oms e Unesco e come dimostrano le esperienze già in atto in molti Paesi europei è possibile avviare percorsi di formazione alla sessualità e all’affettività già tra gli alunni delle scuole elementari. A patto, ovviamente, di utilizzare un linguaggio adeguato questi percorsi permettono di:
- avere consapevolezza del proprio corpo: aiuta i bambini a conoscere e nominare correttamente le parti del corpo, compresi gli organi genitali, promuovendo rispetto e confidenza con sé stessi;
- prevenire gli abusi: i bambini informati sono più capaci di riconoscere comportamenti inappropriati e chiedere aiuto, contribuendo alla prevenzione della violenza sessuale;
- sviluppare il rispetto per gli altri: imparano il valore del consenso, dei confini personali e dell’empatia nelle relazioni, gettando le basi per una cultura del rispetto;
- ridurre tabù e vergogna: parlare apertamente di sessualità fin da piccoli aiuta a costruire un rapporto sano e positivo con il proprio corpo e le emozioni;
- prepararsi alla crescita: affrontare con naturalezza temi come pubertà e cambiamenti fisici permette ai bambini di affrontare con meno ansia le trasformazioni dell’adolescenza. Pensiamo ad esempio all’arrivo del menarca per le bambine.
Perché l’educazione sessuale e una cultura della sessualità possono salvare da violenze e soprusi
L’educazione sessuale svolge un ruolo cruciale anche nella prevenzione di abusi e violenze ai danni di bambini e bambine perché fornisce loro strumenti concreti per riconoscere, dominare e segnalare situazioni inappropriate.
Insegnare, ad esempio, a conoscere il proprio corpo e le sue zone “private” è un primo passo per prevenire contatti inappropriati di cui possono essere vittime i più piccoli. Mentre il concetto di consenso e l’importanza di rispettare i “no” del proprio partner sono fondamentali a tutte le età.
Secondo l’Unesco e l’Oms, l’educazione sessuale basata su dati scientifici e adeguata all’età è uno degli strumenti più efficaci per prevenire l’abuso sessuale, poiché aiuta i bambini a sviluppare fiducia in sé stessi e nella comunicazione con adulti di riferimento.
Diverse ricerche hanno mostrato che i bambini e i ragazzi che ricevono un’educazione sessuale completa hanno maggiori competenze nella gestione delle relazioni e una maggiore propensione a segnalare episodi di abuso. Al contrario chi ha meno strumenti ha più probabilità di essere vittima di queste situazioni.
Dall’Osservatorio Indifesa di Terre des Hommes la richiesta delle giovani generazioni
Secondo il nostro Osservatorio indifesa realizzato con Scomodo in occasione della Giornata Internazionale della Donna, il 95% delle under 26 ritiene che l’educazione sessuo-affettiva possa essere utile a limitare la violenza di genere, con il 60% che ne è assolutamente convinta e il 35% che pensa la possa prevenire in parte.
E ne sono convinti anche il 91,5% dei coetanei maschi e l’89% delle persone non binarie. Solo il 2,5% delle ragazze e il 4% dei ragazzi, ma il 7% di chi si considera non binario, ritiene, invece, che anche un’educazione sessuo-affettiva insegnata a scuola sarebbe inutile nel prevenire la violenza di genere.
È dunque il momento di occuparci di educazione sessuo-affettiva. Secondo Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia: “Non possiamo più aspettare lasciando i nostri ragazzi e le nostre ragazze sempre più in balia di una narrazione affidata alla sola rappresentazione, violenta e maschilista, della pornografia. È dai programmi di educazione che dobbiamo partire per scardinare la cultura patriarcale in cui viviamo e che sta facendo crescere generazioni di giovani donne che temono le sfere della vita che più dovrebbero dare sicurezza e soddisfazione: l’amore, la famiglia e la carriera lavorativa“.