“Quando uso un filtro (per modificare una mia foto, ndr) è perché ci sono alcune cose che voglio cambiare. Se non mi sono truccata o penso di non essere al massimo, il ‘filtro bellezza’ cambia alcuni elementi del tuo look e ti permette di correggere alcune parti di te“. Veronica ha 19 anni. Racconta di aver iniziato a usare i filtri che molti social network e applicazioni mettono a disposizione per modificare le proprie foto quando aveva 14 anni. La sua è una delle voci raccolte dalla giornalista Tate Ryan-Mosley in un lungo articolo pubblicato sul “MIT Technology Review” dedicato all’uso e all’impatto dei filtri facciali su giovani e giovanissime. Veronica racconta che quando ha iniziato a usare questi strumenti lo faceva per divertirsi, ma mentre scrolla le immagini sul suo smartphone tornando (virtualmente) indietro nel tempo cambia idea: “Beh, sì. Stavo chiaramente cercando di sembrare più bella“.
“Quando i filtri facciali per la realtà aumentata sono apparsi per la prima volta sui social media permettevano agli utenti di cambiare il proprio aspetto in quello di un animale o di farsi crescere i baffi -scrive la giornalista-. Oggi, tuttavia, sono sempre più numerosi i giovani (e in particolare le ragazze adolescenti) che usano i filtri che ‘abbelliscono’ il loro aspetto e promettono di offrire un look da modella”.
Su Instagram come su Snapchat o TikTok, l’uso di questi filtri permette di far sembrare gli occhi più grandi o di caricarli di un colore più intenso, di affinare il viso o il girovita. Permettono di donare alla pelle un colore più ambrato per farlo sembrare abbronzato oppure di “lisciarlo” per cancellare brufoli e imperfezioni. “I ricercatori ancora non conoscono l’impatto che l’uso prolungato di questi strumenti di realtà aumentata può avere. Ma sanno che questi rischi ci sono e sono le ragazze più giovani a correre questo rischio“, scrive la giornalista. Che definisce “un esperimento su come la tecnologia cambia il modo in cui formiamo la nostra identità, ci rappresentiamo e ci relazioniamo con gli altri” la situazione che stiamo vivendo. Tutto questo, avverte, sta succedendo senza molta sorveglianza.
Filtri, che cosa sono?
I cosiddetti filtri sono strumenti di realtà aumentata (AR, da “augmented reality” in inglese) che permettono di modificare automaticamente le immagini, sovrapponendo effetti virtuali a un’immagine del mondo reale: creando un’immagine più o meno diversa. Si tratta di una sorta di “Photoshop” (un programma professionale di editing fotografico) nel proprio smartphone che, con pochi tocchi sullo schermo, permette di modificare anche radicalmente la propria immagine.
E sono estremamente popolari tra gli utenti dei social network. Secondo quanto riferisce l’articolo della MIT Technology Review, circa 600 milioni di persone hanno usato almeno uno degli effetti associati a Facebook e Instagram: non tutti hanno usato i “filtri bellezza“, ma un portavoce di Facebook ha precisato che quest’ultima è una categoria “molto popolare“. Mentre sono circa 200 milioni gli utenti di Snapchat (un’app di messaggistica istantanea) che usano i filtri presenti sulla piattaforma dedicata.
Secondo Claire Pescott, ricercatrice all’Università del Galles del Sud, che studia i comportamenti dei pre-adolescenti sui social media, le differenze tra maschi e femmine nell’uso dei filtri e della realtà aumentata sono evidenti. Mentre i maschi sono soliti usarli per divertirsi (farsi spuntare, ad esempio, un paio di orecchie da coniglio per ridere con gli amici) le bambine li usano soprattutto per sembrare più belle.
Non è tutto oro quel che luccica
A lanciare l’avvertimento è stata Clio Zammatteo, più nota come ClioMakeUp che qualche tempo fa ha pubblicato sul suo profilo Instagram due selfie: il primo la ritrae “al naturale”, il secondo è la stessa immagine a cui Clio ha poi applicato un filtro. “Inizialmente non sembra ci sia molta differenza -scrive- solo la pelle un po’ più chiara, il naso leggermente più stretto, i pori meno dilatati, l’incarnato più luminoso, gli occhi più brillanti… Alla fine sono sempre io non c’è molta differenza, e allora perché quando quel filtro così apparentemente innocuo scompare mi sento più brutta e meno adeguata?“. Si dice un po’ spaventata dalla leggerezza con la quale si usano i filtri per migliorarsi il viso (e più in generale la vita): “Spero che là fuori voi possiate distinguere la realtà dalla finzione“.
Una ragazza su tre pubblica solo foto “filtrate”
L’uso massiccio dei filtri della realtà aumentata sui social network sta avendo conseguenze importanti sulla percezione di sé delle giovanissime. Un sondaggio condotto a fine 2020 dall’organizzazione inglese “Girlguiding” ha mostrato che nelle fascia d’età compresa tra gli 11 e i 21 anni, un terzo delle intervistate non posta proprie foto online senza aver prima usato un filtro per modificare il proprio aspetto. Il 39% ha dichiarato di essere infastiditi dal fatto di non poter apparire nella vita reale come appaiono in foto.
L’associazione ha persino appoggiato una proposta di legge presentata da un deputato britannico che costringerebbe gli utenti dei social media e i pubblicitari a etichettare le immagini in cui i corpi o i volti sono stati modificati grazie all’uso di filtri.
La modella make-up artist inglese Sasha Pallari ha lanciato l’hashtag #filterdrop nella speranza di vedere “più pelle reale” su Instagram. “Ho solo pensato: ‘Qualcuno si rende conto di quanto sia pericoloso?‘” ha detto Pallari alla BBC raccontando il momento in cui ha notato che un marchio di bellezza globale aveva condiviso immagini realizzati da un influencer che pubblicizzava i suoi prodotti utilizzando dei filtri. “Non voglio che i bambini crescano pensando di non essere adatti a causa di ciò che vedono sui social media“.
La campagna #nofilter ha portato davanti all’Advertising Standards Authority (l’organo di autoregolamentazione del settore pubblicitario nel Regno Unito) la richiesta di rendere obbligatorio per gli influencer dichiarare quando usano un filtro di bellezza per promuovere la cura della pelle o cosmetici. “L’uso di filtri nelle inserzioni pubblicitarie non è intrinsecamente problematico, ma è probabile che diventi un problema se un filtro esagera l’efficacia del prodotto pubblicizzato“, scrive l’Authority che ha giudicato l’uso dei filtri nelle pubblicità social dei cosmetici come “fuorviante” e affermato che i marchi, gli influencer e le celebrità non dovrebbero applicare filtri alle foto che promuovono prodotti di bellezza se i filtri sono suscettibili di esagerare l’effetto che i prodotti sono in grado di raggiungere.