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Gli uomini egiziani sono troppo “deboli” dal punto di vista sessuale. Per questo le donne devono essere “tagliate”, per contribuire a contenere questa “debolezza” e per “ridurre il loro (delle donne, ndr) desiderio sessuale”. Dichiarazioni sconcertanti quelle rilasciate alcuni giorni fa dal parlamentare egiziano Elhamy Agina. E che nel volgere di pochi giorni hanno fatto il giro del mondo suscitando critiche e codanne.
Già perché in Egitto le mutilazioni genitali femminili sono ufficialmente bandite per legge dal 2008. Anche se – è bene precisarlo – il codice penale egiziano non prevede sanzioni particolarmente dure: dai tre mesi ai due anni di carcere, o una multa di 5mila lire egiziane (pari a circa 500 euro). Tuttavia, il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato una bozza di legge che mira a inasprire le pene detentive da un minimo di cinque a un massimo di sette anni.

Il fenomeno delle mutilazioni genitali in Egitto raggiunge numeri allarmanti: ben 27,2 milioni di donne hanno subito questa terribile e dolorosissima pratica. In termini percentuali, una ricerca dondotta dal ministero della salute (Ehis) calcola che interessi circa nove donne su dieci (l’87%) nella fascia d’età 15-49 anni.
A subire le mutilazioni sono soprattutto le ragazze che vivono nelle aree rurali e quelle che hanno un basso livello di scolarizzazione: tra le donne e le ragazze che hanno studiato, infatti, la percentuale di donne che sono state mutilate scende al 70% per lievitare fino al 98% tra quelle che non hanno mai messo piede in un aula scolastica. Tutte hanno subito la mutilazione prima dei 15 anni e il 42% dei casi sono state eseguite da personale medico nonostante il divieto governativo.
Dalla lettura di questi dati emerge una piccola, ma buona notizia: tra il 2008 e il 2012, infatti, c’è stato un leggero calo (- 4%) nell’incidenza del fenomeno. Una diminuzione particolarmente accentuata, soprattutto tra le giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni: in base alla ricerca condotta dall’Edhs, nel 2008 l’81% aveva subito una mutilazione, nel 2012 la percentuale era scesa al 70. Un leggero calo si registra anche nella fascia d’età tra i 20 e i 24 anni (-5%) per restare sostanziante invariata con l’avanzare dell’età.
Il report evidenzia poi un altro dato preoccupante: il 53,9% delle donne è convinto che questa pratica debba continuare, con un’incidenza maggiore nelle aree rurali (63%) e tra le donne poco o nulla alfabetizzate (rispettivamente il 74,1% e il 71,8%). Solo il 37,5% è favorevole all’interruzione della pratica delle mutilazioni genitali. Anche tra gli uomini è diffusa la convinzione che le donne debbano essere tagliate: il 58,5% si è detto favorevole a questa pratica.
In questo contesto suonano ancora più gravi le parole di Elhamy Agina, che verrà processato dal comitato etico del Parlamento egiziano per queste sue affermazioni. Inoltre Agina ha ricevuto molte critiche per queste sue affermazioni (tanto sui social quanto dai media e dalle organizzazioni impegnate per la tutela dei diritti delle donne).
Mervat El-Talawy, capo del Consiglio Nazionale egiziano per le donne, ha espresso le sue perplessità su Elhamy Agina: “Non può deridere il Parlamento. Come può un uomo del genere rappresentarci in quanto cittadini – ha dichiarato in un’intervista televisiva -. Come può opporsi al Parlamento su una legge in questa materia”.
Mervat El-Talawy da anni è impegnata nelle scuole per convincere i genitori ad abbandonare la pratica delle mutilazioni, per convincere gli imam a denunciarla pubblicamente durante i sermoni del venerdì: “Dobbiamo cambiare la cultura”, conclude.

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