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Ogni volta che a Piplantri –un piccolo villaggio nello stato indiano del Rajasthan- viene al mondo una bambina, la sua nascita viene festeggiata e celebrata con la piantumazione di 111 alberi.
In un Paese dove gli aborti selettivi, gli infanticidi e lo sbilanciamento tra i generi ha raggiunto livelli allarmanti la storia di questo piccolo villaggio è un segno seme di speranza. Tutto ha avuto inizio nel 2006, con la tragica morte di Kiran, una ragazza di soli 16 anni. “Era la luce dei miei occhi”, racconta Shyam Sunder Paliwal, ex capo-villaggio di Piplantri, in un’intervista al quotidiano inglese “The Guardian“. Per mantenere viva la memoria di sua figlia, Paliwal ha piantato un albero e ha deciso di trasformare il suo dolore in una missione: “Com’è possibile che dei genitori decidano di uccidere la propria figlia quando questa è ancora nel grembo materno”, si è chiesto. Nella regione aborti selettivi e infanticidi sono purtroppo frequenti.
Forte del suo ruolo di capo-villaggio, Paliwal ha dato inizio a una vera e propria rivoluzione. Oggi, ogni volta che nel villaggio nasce una bambina (sono tra le 65 e le 70 ogni anno) la famiglia si impegna a piantare 111 alberi e a prendersene cura. Inoltre, i genitori firmano un contratto con cui garantiscono alla bambina accesso all’istruzione e che impedisce loro di combinare un matrimonio prima del 18° anno di età della ragazza. A garanzia di questo impegno, il villaggio si impegna a versare un contributo di circa 380 dollari che, sommati ad altri 180 dollari versati dalla famiglia, finiscono su un conto vincolato che non può essere toccato fino al ventesimo compleanno della bambina.

Una lotta agli aborti selettivi

Un risultato tanto più importante se pensiamo che nello Stato del Rajsthan ci sono 928 bambine ogni 1.000 maschi in base a quanto rilevato durante il censimento ufficiale del 2011. Un dato ancora più basso rispetto alla media nazionale che vede un rapporto di 940 bambine ogni 1.000 maschi.
Grazie a questo coraggioso impegno sono state salvate centinaia di vite e, al tempo stesso, sono stati piantati oltre 350mila alberi che hanno trasformato radicalmente l’aspetto del territorio attorno a Piplantri. Quello che nella prima metà degli anni 2000 era un territorio spoglio e arido, oggi è ricoperto da una folta vegetazione di manghi, alberi di neem e altre piante da frutto: “Con questo, sto facendo due cose: mostrare gioia per l’arrivo di una figlia e onorare la terra dove i miei antenati hanno vissuto e sono morti”, dice Paliwal.
Ma la storia non è ancora finita. Perché Paliwal ha iniziato a piantare anche aloe tra gli alberi della foresta. Inizialmente lo ha fatto per estrarre del succo con cui alleviare i dolori alla schiena di cui soffriva la moglie, successivamente ha scoperto che l’aloe teneva lontane le termiti dagli alberi vicini. “Più tardi, mi resi conto che l’aloe vera poteva essere una fonte di sostentamento per le donne: le vedove e le donne non sposate senza reddito e le donne i cui mariti erano emigrati in città per lavoro”, spiega. Dopo un percorso di formazione, le donne ora producono e commercializzano aloe vera in gel e succhi di frutta. E possono mantenersi con il loro lavoro. “Per me, tutto è collegato: la bambina, la terra, l’acqua, gli animali, gli uccelli, gli alberi. Cerco l’immortalità attraverso questi alberi”, conclude Paliwal.

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