Matrimoni forzati e matrimoni precoci sono una prassi molto comune nell’Africa sub-sahariana e in molti Paesi asiatici. Ma nemmeno i Paesi occidentali sono immuni da questi fenomeni. Vi avevamo già raccontato la situazione degli Stati Uniti e anche diversi Paesi europei devono fare i conti con questi fenomeni: spesso si tratta di ragazze di origini straniere che vengono riportate nel Paese d’origine dei genitori per contrarre matrimonio.
Nel Regno Unito cresce la preoccupazione per i matrimoni forzati, il cui numero è aumentato negli ultimi anni. Nel periodo 2016/2017 “Childline”, il servizio di assistenza e consulenza rivolto ai bambini e ai ragazzi dalla NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to Children) ha registrato un aumento del 12% rispetto all’anno precedente, con 205 servizi di consulenza per matrimoni forzati e oltre 6mila visite alla pagina web dedicata a questo argomento. Nel periodo 2011/2012 le richieste di aiuto da parte di potenziali vittime di matrimoni forzati erano state solo 55.
Ragazze molto giovani (anche 13enni) si sono rivolte ai consulenti di Childline per denunciare un possibile matrimonio forzato con adulti sconosciuti. “Mi hanno obbligata a sposarmi lo scorso anno –ha raccontato una ragazza di appena 17 anni-. I miei amici sono di sostegno, ma non posso parlarne con mia mamma: lei pensa che sia la cosa migliore per me. Mi ha detto che se rifiuto il matrimonio non mi parlerà mai più. Non l’ho mai nemmeno incontrato”
“I miei genitori stavano parlando di riportarmi a casa per sposarmi, ma non volevo. Hanno iniziato a picchiarmi quando non facevo quello che mi dicevano. Avrei voluto andare via da casa. Voglio solo una vita normale, ma non me lo permettono”, ha raccontato un’altra ragazza appena 18enne. Si tratta -purtroppo- solo della punta dell’iceberg: sono ancora poche le ragazze che trovano il coraggio o riescono a denunciare questa situazione mentre le reali dimensioni del fenomeno restano sconosciute.
“Il matrimonio forzato è una pratica aberrante, che il governo è determinato ad affrontare”, ha detto un portavoce dell’Home Office (l’equivalente del nostro ministero dell’Interno) al Guardian. “Abbiamo fatto del matrimonio forzato un reato penale nel 2014 ma sappiamo che c’è ancora molto da fare. Vogliamo dare a un maggior numero di vittime la fiducia necessaria per farsi avanti, motivo per cui l’ anno scorso abbiamo introdotto l’ anonimato permanente per le vittime”. Inoltre il Governo ha istituito un’unità speciale per il contrasto ai matrimoni forzati, un fenomeno che -in base ai dati disponibili- nell’80% dei casi riguarda le ragazze. E coinvolge le comunità provenienti da oltre 60 Paesi diversi.