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Più di ottocento persone, donne e attivisti per i diritti dei bambini, hanno sottoscritto nei giorni scorsi una petizione rivolta al parlamento iraniano per chiedere di mettere al bando i matrimoni precoci. “In difesa dei diritti dei bambini, noi chiediamo che cessi il fenomeno delle spose bambine”, recita il documento.
La legge attualmente in vigore in Iran (articolo 104 del Codice civile) permette il matrimonio per le ragazze a partire dai 13 anni, mentre per i maschi l’età minima è di 15 anni. È proibito il matrimonio prima della pubertà, tranne nei casi in cui ci sia il permesso del tutore. Non esistono dati precisi sulla diffusione del fenomeno. Unicef stima che il 17% delle ragazze si sposi prima dei 18 anni di età.
A preoccupare i firmatari dell’appello, il fatto che l’incidenza dei matrimoni precoci è aumentata negli ultimi anni soprattutto tra le fasce più povere della popolazione: “Queste bambine sono vittime di condizioni economiche disagiate, oltre che di tradizioni pericolose che hanno sottratto i loro diritti come esseri umani e hanno provocato danni evidenti”.

Ma c’è chi si oppone alla riforma

“Chiediamo che venga modificato l’articolo 104 del Codice civile, portando l’età per il matrimonio a 18 anni per ragazzi e ragazze. E chiediamo che venga cancellata la possibilità di contrarre matrimonio prima della pubertà se c’è il permesso del tutore”, chiedono ancora i firmatari della petizione. L’obiettivo è quello di far dichiarare i matrimoni precoci un crimine.
Malgrado l’ostruzionismo di chierici più oscurantisti, l’8 agosto la deputata Fatemeh Zolqadr ha annunciato che il parlamento iraniano, in collaborazione con la vice-presidenza del dipartimento per le Donne e la famiglia ha avviato l’iter per innalzare l’età minima per il matrimonio nel Paese. “Malgrado il supporto dell’Ayatollah Nasser Mkarem Shirazi per ottenere l’innalzamento dell’età minima ci sono ancora alcune opposizioni a questa riforma – spiega Zolqadr -. Tuttavia, le donne del Parlamento non si arrenderanno”.

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