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Un video, breve. Meno di un minuto. Registrato probabilmente un anno fa, ma diffuso su internet solo da pochi giorni e diventato virale. Le immagini mostrano tre ragazze in compagnia di un giovane in un’area isolata del loro villaggio, nel Nord-Est del Pakistan. Secondo quanto riporta il canale televisivo statunitense CNN, le immagini mostrerebbero anche un bacio tra il ragazzo e due delle ragazze.
Un comportamento che è bastato per gettare il “disonore” su quelle due ragazze. Che sono state uccise dai loro stessi familiari in quello che viene comunemente definito “delitto d’onore”. La polizia ha arrestato due uomini considerati responsabili dell’omicidio (si tratta rispettivamente del padre di una delle due ragazze e il fratello dell’altra) mentre altri due familiari sono ricercati perché sospettati di essere coinvolti nell’omicidio. Si hanno poche notizie su questa vicenda: non si conoscono, ad esempio, i nomi delle giovani vittime e non c’è chiarezza nemmeno sulla loro età. Anche della terza ragazza che compare nel video non si sa nulla.

“Delitti d’onore”, 5mila vittime ogni anno

Quello che è certo è che vicende come questa sono -purtroppo- tragicamente frequenti. Secondo le stime di Human Rights Watch, ogni anno in Pakistan circa mille donne donne e ragazze vengono uccise dei loro mariti, padri o fratelli per aver infangato il proprio onore e, di conseguenza, anche quello della famiglia. Mentre, a livello globale, il numero delle vittime stimato dalle Nazioni Unite è di circa 5mila ogni anno: dal Pakistan all’India, dal Iran alla Siria, passando per il Brasile e gli Stati Uniti.
Numeri che, probabilmente, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e sommerso. Una buona parte di questi crimini, infatti, non viene denunciata alle autorità e i decessi vengono fatti passare per suicidi o incidenti. In molti Paesi le leggi sono inadeguate a punire questi crimini o non ci sono affatto.
In molti Paesi per una donna può bastare poco per “macchiare” in maniera indelebile il proprio onore e, di conseguenza, quello della famiglia di appartenenza. Ad esempio rifiutare un matrimonio combinato, essere sorpresa a flirtare con un ragazzo, persino essere vittima di uno stupro. Può anche succedere che questi omicidi vengano commessi per risolvere sbrigativamente un problema legato all’eredità (soprattutto quando una giovane donna vuole sposare un uomo diverso da quello scelto per lei dalla famiglia) oppure per avere la possibilità di risposarsi. La presunta “macchia” all’onore familiare rappresenta in questi casi solo una scusa.

L’omicidio di Qandeel Baloch

Questi delitti, nella maggior parte dei casi passano sotto silenzio, oppure ricevono qualche riga d’attenzione sulle pagine dei siti e dei quotidiani di informazione locale. Ma ci sono delle eccezioni. Qandelle Baloch (nome d’arte di Fauzia Azeem) era una star dei social media pachistani, con centinaia di migliaia di followers, attrice e modella. Pubblicava foto e video non molto diversi da quelli di migliaia di altre celebrità e di giovani ragazze in tutto il mondo: scattava selfie, sfoggiava nuovi abiti e nuove acconciature, raccontava pettegolezzi ed episodi della propria vita quotidiana. Ma c’era dell’altro: approfittando della propria celebrità, Baloch parlava anche dei diritti delle donne, invitava a sfidare le vecchie abitudini della società pakistana.
La notte de 15 luglio 2016, a soli 26 anni, Baloch è stata drogata e soffocata dal fratello. La sua colpa, anche in questo caso, aver gettato “disonore” su sé stessa e sulla sua famiglia con i suoi video ammiccanti, le sue battute e il suo trucco. L’uomo, Waseem, è stato condannato all’ergastolo ma la madre e il padre della ragazza hanno cercato in tutti i modi di liberare il suo assassino, annunciando di averlo perdonato. La tragica morte della ragazza ha suscitato una forte emozione in Pakistan e ha portato all’approvazione di una legge che prevede l’ergastolo per gli autori dei “delitti d’onore” e -cosa più importante- cancella la possibilità di sfuggire il carcere grazie al perdono da parte dei parenti della vittima (in questo caso degli stessi familiari).
Ma, come spesso accade i questi casi, la norma non è servita ad arginare questi crimini. “L’idea antiquata, e letale, secondo cui l’onore risiede nei corpi e nelle azioni delle donne, continua a prevalere in tutto il Pakistan“, si legge in un commento diffuso dalla Commissione per i diritti umani del Paese all’indomani dell’uccisione delle due ragazze protagoniste del video. “Ci vorrà molto più di una legge per effettuare un cambiamento, fino a quando gli autori dei cosiddetti ‘delitti d’onore’ continueranno ad agire impunemente”.

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