“Mi sono sposata a 13 anni e voglio che i matrimoni precoci siano proibiti”. La senatrice Naseema Ehsan, 50 anni, non usa giri di parole nel suo intervento al Senato durante la discussione sulla proposta di legge per bandire questa pratica a Islamabad, capitale del Pakistan. “Io sono stata fortunata, la famiglia di mio marito era ricca e tutti sono stati gentili con me, ma la maggior parte delle ragazze pakistane non hanno questa fortuna. Non tutte le baby spose hanno un marito che le sostiene”.
In una decisione storica che ha acceso nuove speranze tra i difensori dei diritti umani, il 16 maggio il Parlamento del Pakistan ha approvato l’Islamabad Capital Territory Child Marriage Restraint Act, fissando a 18 anni l’età minima legale per il matrimonio, sia per i ragazzi che per le ragazze.
Questa svolta legislativa arriva a più di un decennio dall’approvazione di una legge simile nella provincia del Sindh, nel Sud-Est del Paese. Ad oggi Islamabad e Sindh sono le uniche due regioni del Pakistan ad aver adottato un quadro legale paritario in materia di età minima per il matrimonio.
La nuova normativa abroga l’obsoleta legge del 1929 e introduce pene fino a sette anni di carcere per chiunque—familiari, religiosi o ufficiali civili—faciliti o costringa un minore al matrimonio e fino a tre anni di carcere per lo sposo.
Poiché in Pakistan qualsiasi attività sessuale è considerata lecita solo all’interno del matrimonio, la legge stabilisce chiaramente che i rapporti sessuali con minorenni, anche se consensuali e da sposati, saranno considerati stupro.
Al sesto posto per numero di baby spose
Nonostante questa legge – che però è valida solo per la capitale e zone limitrofe – il Pakistan resta tra i Paesi con i risultati peggiori nella prevenzione dei matrimoni precoci. Oltre il 21% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni, e il 3% addirittura prima dei 15. Con i suoi 1,9 milioni di spose bambine è al sesto posto a livello mondiale per questa grave violazione dei diritti umani.
La senatrice Sherry Rehman, una delle principali promotrici della legge contro i matrimoni precoci, ha definito la sua approvazione come l’inizio di una nuova era di riforme in Pakistan. Tuttavia, il percorso per arrivarci è stato tutt’altro che semplice. Rehman ha ricordato come negli ultimi sette anni diversi tentativi di introdurre il disegno di legge siano stati respinti o bloccati prima ancora di entrare nell’agenda parlamentare a causa della forte opposizione, in particolare da parte di gruppi religiosi. Il testo è stato più volte rivisto e in alcuni momenti la resistenza è stata così intensa da far temere che la legge non sarebbe mai passata. Ma la perseveranza ha avuto la meglio.
L’Islam non è un vero ostacolo
L’opposizione al disegno di legge è arrivata principalmente da ambienti conservatori. Maulana Jalaluddin, membro del Consiglio dell’Ideologia Islamica, ha pubblicamente invitato il Presidente a non firmare la legge, sostenendo che fosse contraria ai principi della Sharia e alle tradizioni sociali. Ha definito la normativa parte di un’agenda occidentale volta a distruggere il sistema familiare.
In risposta Sharmila Faruqi, parlamentare del Partito del Popolo Pakistano e promotrice della legge, ha sottolineato che la questione non dovrebbe essere interpretata in chiave religiosa, bensì affrontata nel quadro dei diritti umani fondamentali.
Faruqi ha inoltre ricordato poi una sentenza del 2022 emessa dalla Corte Federale della Sharia, che aveva respinto un ricorso contro la legge sul matrimonio precoce vigente nel Sindh. La Corte aveva stabilito che fissare un’età minima per il matrimonio non è in contrasto con i precetti islamici. Pur riconoscendo la pubertà come un fattore di idoneità, la Corte aveva chiarito che anche il benessere economico, la salute e la maturità mentale sono elementi altrettanto rilevanti secondo gli insegnamenti dell’Islam.
Una lunga strada ancora da percorrere
Approvare una legge, tuttavia, è solo il primo passo. Nonostante sia stata la prima provincia a legiferare in materia, negli ultimi dieci anni il Sindh ha registrato un preoccupante aumento dei matrimoni precoci. Uno studio congiunto di UNFPA e Population Council ha rilevato che, tra il 2014 e il 2019, i matrimoni di bambine sotto i 15 anni sono aumentati dell’1,5%, mentre quelli sotto i 18 anni sono cresciuti del 2,2%.
Pochi casi di matrimoni forzati e precoci si sono conclusi con una condanna. Le cause sono molteplici: scarsa applicazione della legge, corruzione, norme culturali radicate e difficoltà economiche.
Purtroppo le leggi che si concentrano esclusivamente sulle sanzioni penali non riescono a tenere conto di queste complesse realtà.
Per contrastare realmente il fenomeno dei matrimoni precoci in Pakistan è necessario mettere in discussione la mentalità patriarcale e coinvolgere i leader religiosi in un dialogo costruttivo. Occorrono anche investimenti a lungo termine nell’istruzione, nella salute e nelle opportunità di lavoro, soprattutto per le ragazze.