Seleziona una pagina

“Milioni di ragazze sono costrette a sposarsi quando sono appena bambine. Questo fatto ferisce la nostra famiglia umana e ci ricorda quando il nostro mondo sia ancora profondamente prevenuto nei confronti delle nostre madri, delle nostre sorelle e delle nostre figlie. Oggi abbiamo il dovere morale di porre fine a una delle più dannose tradizioni dell’umanità. E gli esperti ci dicono che è possibile farlo nell’arco di una sola generazione”.
L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, da alcuni anni è anche tra i fondatori della campagna “Girls not brides”, la campagna internazionale per sradicare i matrimoni precoci. Un fenomeno che riguarda 15 milioni di bambine e ragazze ogni anno. 

“Le ragazze non hanno la possibilità di scegliere quando sposarsi, con chi oppure se non sposarsi affatto. Per loro il giorno del matrimonio è il giorno in cui devono abbandonare la scuola. Sono pressate per avere figli e non possono negoziare sesso sicuro o consensuale con il partner. Come giovani madri in attesa di un figlio corrono gravi rischi per la loro salute. Il parto, infatti, è una delle principali cause di morte per le adolescenti nei Paesi in via di sviluppo. E i loro bambini corrono gli stessi rischi”. In un articolo pubblicato sulle pagine del quotidiano inglese “Financial times”, Tutu, ha analizzato le cause di questo fenomeno e le sue conseguenze sia per le ragazze, sia per il  contesto sociale in cui si vivono.
Ed è convinto che il fenomeno delle spose bambine possa essere debellato una volta per tutte: “Le tradizioni sono state create dalle persone. E possono essere cambiate dalle persone”, dice Tutu citando la vedova di Nelson Mandela, Graça Machel. Inoltre, negli ultimi anni alcune importanti campagne per prevenire le nozze precoci sono state lanciate dall’Unione Africana  e dal governo del Nepal. Inoltre, le Nazioni Unite hanno inserito l’uguaglianza di genere tra i Sustainable Development Goals da raggiungere entro il 2030.
“La sfida più grande è accelerare il cambiamento nelle città, nei villaggi, nelle case – scrive Tutu -. Gli attivisti che ho incontrato lavorano per convincere i genitori e le comunità che esistono alternative al matrimonio precoci. Ma molti non hanno le risorse economiche sufficienti per tradurre il loro coraggio in gesti concreti. Se avranno il supporto che meritano, queste ragazze potranno riconquistare la loro libertà”.
Desmond Tutu cita poi il caso di Loveness e Ruvimbo, due giovani donne dello Zimbabwe, costrette a sposarsi ancora adolescenti ma che hanno avuto il coraggio di andare davanti a un tribunale per veder riconosciuti i loro diritti e far annullare un matrimonio celebrato quando erano ancora minorenni, seppure con il consenso dei loro genitori (come previsto dalla legge). Loveness e Ruvimbo hanno vinto. Segno che è possibile cambiare le cose, garantendo a tutte le bambine la protezione prevista dalla legge.
“So che l’arco di tempo di una sola generazione può sembrare un lasso di tempo molto limitato per eliminare una pratica diffusa da centinaia di anni. Ma questo è il motivo per cui i vecchi come me sono qui: per ricordare a tutti che cambiamenti sono possibili. Se due ragazze coraggiose hanno rifiutato di arrendersi, nessuno di noi può farlo”

Share This