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Sono in sei, ballano e fanno musica mescolando l’hip hop con i suoni della tradizione rom. Il nome che hanno scelto è tutto un programma: Pretty loud. E i testi delle loro canzoni non sono affatto sdolcinati o superficiali. “Ravnopravno” (“Uguaglianza”) è il titolo della loro ultima canzone che mette al centro il tema della violenza sulle donne.

I had no voice, only pain in my heart
From seeing the violence inflicted on women
My father beating up my mother right in front of me
Continuously yelling and cursing
Fear flows in my veins
I promised my sister that our mother would never cry again
I will act now
To stop the violence against women

“Nella comunità rom le donne e le ragazze non hanno il diritto di parlare ed esprimere la propria opinione. Per questo abbiamo scelto il nome ‘Pretty loud’ (che potremmo tradurre con “Piuttosto rumoroso“, ndr) per il nostro gruppo: vogliamo fare in modo che la nostra voce venga ascoltata”, ci ha raccontato Zlata Ristic, 28 anni. Cantante, ballerina e insegnante di danza è una delle fondatrici del gruppo assieme a Silvia Sinani, 24 anni. Sono le due “veterane” delle “Pretty loud”, cantano e ballano assieme alle giovanissime gemelle Elma e Selma Dalipi (15 anni) e alle sorelle Zivka e Dijana Ferhatovi.
Per queste ragazze la musica rappresenta “un modo diverso di combattere”, come ha spiegato Zivka in un articolo pubblicato sul New York Times. Attraverso la musica vogliono sensibilizzare contro la violenza sulle donne, combattere i matrimoni precoci (ancora molto diffusi nella comunità rom), quegli stereotipi e tradizioni patriarcali che limitano le possibilità di scelta delle ragazze: “I temi delle nostre canzoni sono l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne. Con le nostre parole vogliamo far passare il messaggio che tutte le donne devono poter fare le proprie scelte. E cantiamo anche contro la discriminazione nei confronti delle persone rom”, spiega Silvia.

Musica contro le discriminazioni

Le ragazze si sono conosciute grazie ai progetti della fondazione “GRUBB”. Una realtà con sede nel Regno Unito e che promuove progetti educativi e artistici all’interno nella comunità rom di Zemun, un quartiere di Belgrado, con l’obiettivo di incentivare i ragazzi e le ragazze di questa comunità a completare il proprio percorso scolastico, promuovendo percorsi di integrazione. E incoraggiare il loro talento e la capacità espressiva nella musica, nella danza, nel teatro o nella fotografia.
Vogliamo che le cose cambino. Innanzitutto per noi, per le nostre sorelle e amiche più giovani: devono capire che è importante avere rispetto di sé stesse e avere una buona istruzione, avere consapevolezza di sé e dei propri diritti. Che è importante avere indipendenza economica e solo successivamente pensare al matrimonio -spiega Zlata-. In particolare voglio supportare le giovani madri single, perché io sono una di loro: ho un figlio di 11 anni. So come ci si sente e voglio lanciare un messaggio a queste ragazze: la vita non finisce quando finisce il matrimonio. Possiamo ancora inseguire i nostri sogni i nostri progetti. Questo è il motivo principale che mi spinge a fare musica con le Pretty Loud”.

Nella comunità rom in Serbia una ragazza su due è una sposa bambina

Don’t give me dad, I’m too young for marriage
Samanta’s mother looks at her Samanta’s life is already decided
Samanta had to put up with so much abuse
It’s hard for her to leave her home
But she has to deal with it, so she will obey her father
And that’s how Samantha got married, but everybody knew that’s not what she wanted
She will need be happy
But her father will carry her burden


I testi delle canzoni delle “Pretty loud” riflettono uno spaccato drammatico della società rom in Serbia, dove l’incidenza dei matrimoni precoci è particolarmente elevata: secondo le stime di Unicef “quasi il 56% delle ragazze di età compresa tra i 20 e i 24 anni che vivono nelle comunità rom in Serbia si sono sposate prima dei 18 anni. Mentre quasi il 16% si è sposata prima dei 15 anni”.
Secondo le stime della coalizione “Girls not brides” ogni anno sono circa 12 milioni le bambine e le ragazze costrette a sposarsi prima di aver compiuto i 18 anni. In altre parole: ogni minuto che passa, in qualche parte del mondo 23 bambine “celebrano” il proprio matrimonio. Spesso con un uomo più anziano. La campagna “Indifesa” di Terre des hommes ha tra i propri obiettivi quello di contrastare i matrimoni precoci e forzati, che rappresentano una violazione dei diritti fondamentali delle bambine e delle ragazze.
Spesso, nella nostra comunità, le ragazze si sposano per propria scelta. A volte si tratta di relazioni che vengono ostacolate dalle famiglie a volte il matrimonio viene visto come un modo per uscire da una condizione di povertà -spiega Silvia-. Ma si tratta pur sempre di ragazze molto giovani, che non sanno quello che vogliono o come impostare la propria vita. Sono ragazze che si innamorano e pensano che il matrimonio sia la soluzione migliore”. Ragazze che a loro volta sono figlie e nipoti di donne andate in sposa giovanissime e che faticano a immaginare una possibilità di vita diversa. Ma non mancano -purtroppo- anche situazioni più complesse in cui sono i genitori a imporre alle proprie figlie un matrimonio non desiderato, con il conseguente carico di doveri e responsabilità all’interno della famiglia.
Ci sono poi le aspettative (e le pressioni) di un’intera comunità in cui le ragazze vengono cresciute con l’unica prospettiva di sposarsi e prendersi cura dei propri figli, mettendo in secondo piano l’istruzione e i desideri personali. “Noi vogliamo che questo cambi. Vogliamo che ogni ragazza sia libera di scegliere liberamente il proprio destino”, sottolineano più volte Silvia e Zlata.
Per Silvia e Zlata, la musica rappresenta il mezzo migliore per raggiungere il pubblico più giovane e al tempo stesso trasmettere un messaggio. Ad ascoltare le “Pretty Loud” sono ragazzi e ragazze che in Serbia -come del resto in Italia e in tutta Europa- amano in particolare la musica rap, l’hip hop e la musica trap. Ma nelle loro canzoni riecheggiano anche note e sonorità della tradizione romanì. È soprattutto per loro che le “Pretty loud” vogliono far sentire la propria voce. “La mia più grande soddisfazione è stata la lettera di un gruppo di ragazze di 14 anni che mi hanno scritto di voler entrare nel nostro gruppo -racconta Zlata- che grazie a noi hanno trovato la spinta per continuare a studiare e che hanno migliorato i propri voti“.

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