Per Gitanjali Rao, 15 anni, non c’è un momento specifico in cui è scoppiata la sua passione per la scienza. “Sono sempre stata una persona che voleva far sorridere gli altri. È sempre stato il mio obiettivo: fare felice qualcuno. E presto questo desiderio è diventato ‘Come posso portare un cambiamento positivo e senso di comunità nel posto in cui vivo?’. Attorno agli otto anni ho iniziato a chiedermi in che modo avrei potuto usare la scienza e la tecnologia per generare un cambiamento sociale”.
Nonostante la giovanissima età, Rao ha già dimostrato di essere una scienziata e un’innovatrice di tutto rispetto. Ed è per questo che il prestigioso settimanale “Time” l’ha scelta come “Kid of the year” (“Adolescente dell’anno”). Da anni il “Time” dedica la copertina dell’ultimo numero di dicembre al personaggio dell’anno (per il 2020 sono Joe Biden e Kamala Harris) e per la prima volta il celebre magazine ha scelto di eleggere anche l’adolescente dell’anno. La selezione non è stata facile: tra oltre 5mila ragazzini statunitensi di età compresa tra gli 8 e i 16 anni sono stati individuati i cinque finalisti le cui storie sono state raccontate dal magazine.
“Voglio essere un esempio per gli altri ragazzi”
L’obiettivo di Gitanjali Rao -come ha spiegato lei stessa in un’intervista a firma di Angelina Jolie- è quello di portare un cambiamento consapevole nella società. Una delle sue ultime invenzioni, ad esempio, è un’app di nome “Kindly” che, una volta installata sullo smartphone, permette di prevenire il cyberbullismo. Grazie all’intelligenza artificiale è in grado di identificare quelle parole che possono essere considerate bullismo: “Tu scrivi una parola o una frase e l’app è in grado di riconoscere il rischio di bullismo -ha spiegato- e ti offre la possibilità di correggerla oppure di inviarla così com’è. L’obiettivo non è quello di punire ma ti offre piuttosto la possibilità di ripensare a quello che stai dicendo”.
Oltre a sviluppare i propri progetti (al momento sta lavorando a uno strumento che permetta di rilevare facilmente e a basso costo la presenza di biocontaminanti nell’acqua), Rao è molto attiva nel promuovere percorsi di mentoring e vuole essere un modello per altri ragazzi e ragazze della sua età: in un mondo, quello della scienza, dove le donne e le ragazze sono ancora poche, Rao vuole indicare la strada di un possibile cambiamento. “Per esperienza personale so che non è facile quando vedi che non c’è nessuno che ti assomiglia. Per questo voglio lanciare un messaggio: se ci sono riuscita io, può farcela chiunque”.
Bellen, attivista dei colori
Tra gli altri quattro finalisti ci sono due ragazzi Tyler Gordon, 14enne di San José, in California, che ha dipinto 500 ritratti di importanti personaggi afroamericani e Ian McKenna, 16enne di Austin, in Texas, che ha convinto la sua scuola a coltivare un orto e a distribuirne gli ortaggi ai ragazzini in difficoltà.
Due le ragazze finaliste. Bellen Woodard ha appena 10 anni ed è stata inclusa nella cinquina per il suo impegno a favore dell’inclusione grazie alla creazione di un set di 12 pastelli che riflette tutte le possibili sfumature della pelle umana: dal rosa pesca a cui tutti siamo abituati fino alle sfumature più scure e quelle olivastre. Un impegno che le è valso il titolo di “crayon activist” (ovvero “attivista dei pastelli”). Tutto ha avuto inizio sui banchi di scuola: Bellen, infatti, era l’unica alunna di colore nella sua classe e si è trovata in difficoltà quando un suo compagno di classe le ha chiesto un pastello “color pelle”. Già, ma quale tonalità di pelle? Si è chiesta la bambina, che ha iniziato a riflettere sul senso di quella esperienza confrontandosi con i suoi genitori. Nel 2019, Bellen Woodard ha lanciato un set di matite colorate (“More than peach”) e ha creato un’organizzazione con cui ha potuto donare a diverse scuole negli USA matite colorate per un valore di 40mila dollari. “Volevo avere le matite colorate per uno scopo preciso -ha spiegato Bellen al “Time”-. Il rosa è certamente un colore della pelle, ma è l’unico? No, non credo. Le diverse sfumature di rosa e di marrone del mio set possono, spero, corrispondere alla mia pelle, a quella dei miei amici e dei miei compagni di classe”.
Jordan, designer per le persone con disabilità
Jordan Reeves, 14 anni, è una designer e attivista per l’inclusione delle persone con disabilità. Nel corso degli ultimi quattro anni, Jordan ha sviluppato una protesi che può essere stampata grazie a una stampante 3D ed è stata consulente per aziende come Mattel con cui ha collaborato per lo sviluppo di giochi in cui si potessero riconoscere bambini come lei.
Jordan, infatti, è nata senza il braccio sinistro. Ma questa condizione non ha fermato la sua passione e la sua voglia di vivere: al contrario ha alimentato sempre più la sua passione per il design e la propensione a osservare in maniera critica la realtà per trovare soluzioni ai molti problemi di chi deve fare i conti con la mancanza di un arto. “Molti bambini con disabilità hanno un punto di vista sul mondo completamente diverso perché il mondo non è fatto per noi -ha detto al “Time”-. Abbiamo una spiccata mentalità progettuale perché siamo cresciuti risolvendo i problemi. E questo è molto figo”.
Per Jordan, il principale ostacolo da superare è stato quello di avere fiducia in sé stessa e nella sua capacità di innovare, di portare un cambiamento concreto nelle vite di altre persone: “Vai avanti, non dubitare di te stessa e non badare a quello che pensano gli altri -è il suo messaggio-. Tu puoi portare un cambiamento, non importa quanto piccolo o grande sia”.