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Quattro lettere e tanti pregiudizi.
Potremmo riassumere così il complesso rapporto tra le ragazze e le discipline scientifico-matematiche sui banchi di scuola.
Sebbene la nostra storia, anche recente, sia popolata di donne capaci di raggiungere traguardi importanti nel mondo della scienza (da Rita Levi Montalcini a Fabiola Gianotti) sono ancora tante le ragazze che vengono scoraggiate dall’intraprendere un percorso universitario in questo ambito.

Stiamo parlando delle discipline STEM, dall’acronimo in lingua inglese che racchiude in un solo termine science, technology, engineering and mathematics.
Le carriere in questi ambiti sono associate a competenze sempre più preziose come la capacità di risolvere problemi complessi, il pensiero critico e analitico.
Nella ricerca in questi ambiti si giocano alcune delle sfide più ambiziose per il nostro futuro (dalla transizione energetica all’intelligenza artificiale).
Inoltre, chi conclude un percorso formativo all’interno di questi settori ha ottime probabilità di trovare un lavoro stabile e ben retribuito.

Tuttavia, sono ancora troppo poche le studentesse che, al momento di iscriversi all’università, scelgono una facoltà dell’ambito STEM.
Di conseguenza, anche il numero di donne che successivamente intraprendono una carriera nel settore aerospaziale, nell’informatica, nelle biotecnologie o in quello del data science e dell’intelligenza artificiale resta basso.
E se non ci sarà un’inversione di tendenza anche nel futuro questi settori continueranno ad avere una prevalenza maschile.

Che cosa sono e quali sono le discipline STEM

Se volessimo sintetizzare in maniera estrema il concetto di STEM, potremmo dire che questo comprende tutte quelle materie scolastiche e i percorsi universi di ambito “scientifico”, ma non solo.
In base ai criteri stabiliti dal ministero dell’Università e della ricerca (Miur) i corsi di laurea STEM sono quelli appartenenti alle classi di laurea di primo livello, magistrali biennali e a ciclo unico nei seguenti ambiti:

  • matematico,
  • fisico,
  • chimico,
  • biologico e biotecnologico,
  • informatico,
  • delle scienze ambientali e naturali,
  • geologico,
  • statistico,
  • ingegneristico,
  • dell’architettura

Perché vengono considerate una prerogativa maschile

Nel 1983 il sociologo australiano David Chambers ha analizzato i disegni realizzati tra il 1966 e il 1977 da circa cinquemila bambini e bambine delle scuole elementari in Canada e negli Stati Uniti a cui era stato chiesto: “Draw a scientist”.
In inglese il termine “scienziato” non ha una connotazione di genere, ma nella maggior parte dei casi bambini e bambine hanno rappresentato uomini in camice bianco, con barba e occhiali, impegnati a lavorare in laboratorio.

Sono passati molti anni dallo studio di Chambers, ma gli stereotipi di genere restano ancora molto radicati. Spesso sono proprio i genitori a pensare che i figli maschi, piuttosto che le figlie, siano più portati per le discipline scientifiche e, di conseguenza, lavoreranno in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico o della matematica.
Una visione che spesso viene condivisa anche dagli insegnanti delle scuole dell’obbligo.

Queste aspettative -spesso interiorizzate fin dai primi anni di vita- hanno due conseguenze: le ragazze tendono ad avere meno fiducia nelle proprie capacità in matematica e questo si ripercuote sui rendimenti, mediamente più bassi nelle materie scientifiche.
L’indagine Pisa-Ocse evidenzia come “generalmente le ragazze abbiano meno fiducia rispetto ai ragazzi nelle proprie capacità di risolvere problemi di matematica o nel campo delle scienze esatte”.

L’esito è che anche le ragazze con ottimi risultati in matematica tendono a “vedersi” meno dei maschi nel ricoprire professioni come quelle di scienziato o ingegnere. Alla domanda “che tipo di carriera ti immagini quando avrai trent’anni?” solo il 14,5% delle quindicenni “top performers” si immagina in un futuro al lavoro come scienziata, ingegnere o astronauta.
Tra i loro coetanei maschi la percentuale sale al 26%.

I dati inerenti alle discipline STEM nel mondo

A livello globale solo il 35% delle studentesse che frequentano i cicli d’istruzione superiore ha scelto una disciplina nell’ambito STEM.
Di conseguenza, anche il numero di giovani che decide di continuare la propria carriera in ambito universitario, come ricercatrice, rimane basso in questi settori, attestandosi al 29,3%.
Una quota che cresce leggermente in Nord America ed Europa occidentale (32,7%) e che tocca le proporzioni più basse in Asia Sud-orientale (18,5%), Asia orientale e Pacifico (23,9%).

La presenza femminile si assottiglia ulteriormente nei settori all’avanguardia, come quello dell’intelligenza artificiale, dove solo un professionista su cinque (il 22%) è di sesso femminile.
Se queste disuguaglianze di genere sono così significative, è perché sono profondamente radicate nelle nostre società”, ha commentato Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza che si celebra l’11 febbraio.

Il quadro non è molto diverso se si osserva più da vicino l’Europa.
L’ultima edizione del rapporto “She Figures” della Commissione europea dedicato all’uguaglianza di genere nella ricerca e nell’innovazione sottolinea come la componente femminile continui a essere sottorappresentata tra i dottorati in ambito ICT (Information and communications technology, 22,4%) e in quello ingegneristico (29,4%).

Tutto questo ha anche ricadute sull’occupazione. Nelle aziende europee le donne occupano solo il 22% di tutti i ruoli in ambito tech.
Un gap che l’Europa deve affrontare al più presto dal momento che le tecnologie – in ambito informatico e non solo – svolgono e svolgeranno un ruolo sempre più importante per lo sviluppo della società.
Si tratta infatti dei settori con una maggiore offerta di lavoro e dove gli stipendi sono più elevati rispetto alla media.

I dati inerenti alle STEM in Italia

In Italia ogni dieci laureati in discipline appartenenti all’ambito STEM quattro sono donne (40,9%) e sei sono uomini.
L’edizione 2023 del Focus Gender Gap del consorzio inter-universitario Almalaurea scatta una fotografia di una differenza di genere all’interno dell’università italiana che non accenna a ridursi.
E il gap tra generi si allarga ulteriormente tra i gruppi Informatica e tecnologie ICT e in quello di Ingegneria industriale e dell’informazione, dove la presenza maschile supera i due terzi.

Sebbene siano meno numerose rispetto ai loro coetanei maschi le studentesse impegnate in ambito STEM ottengono risultati migliori:

  • il loro voto medio di laurea è di 104,2 su 110, mentre tra i coetanei maschi è di 102,3
  • il 57,6% riesce a completare il proprio percorso di studi nei tempi previsti (mentre tra gli studenti maschi la percentuale si ferma al 53%.

Eppure, nonostante le performance migliori, al momento di trovare lavoro le laureate sono maggiormente penalizzate rispetto ai loro coetanei maschi.
Infatti a cinque anni dal conseguimento della laurea il loro tasso di occupazione è del 90,9% rispetto al 94,1% dei coetanei maschi.
Inoltre, sebbene sia inferiore rispetto a quello che si può riscontrare in altri ambiti occupazionali, anche tra i laureati e le laureate STEM si osserva un divario retributivo non irrilevante: 1.845 euro netti mensili percepiti dai primi rispetto ai 1.650 euro delle donne.

Scienziate che hanno fatto la storia

Anche se poco raccontate e soprattutto poco studiate sui banchi di scuola, sono numerose le donne che hanno lasciato un segno nella storia del mondo.
Ecco, in estrema sintesi, le storie di alcune di loro.

  • Marie Curie. Fu la prima donna a ricevere il premio Nobel (nel 1903, per la fisica) per i suoi studi sulle radiazioni. Nel 1911 venne insignita anche del premio Nobel per la chimica per aver scoperto il radio e il polonio. La figlia Irène ha continuato i suoi studi e anche lei ha vinto il Nobel per la chimica.
  • Rachel Carson. Biologa e zoologa viene considerata una delle madri dell’ambientalismo. Il suo saggio “Primavera silenziosa” ha denunciato la pericolosità dei pesticidi e di altri prodotti dell’industria chimica su uomini, animali e piante.
  • Amalia Ercoli-Finzi. È stata la prima donna a laurearsi in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano dove poi è stata docente di matematica orbitale. È una delle personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali; consulente scientifica della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea.
  • Rita Levi-Montalcini. Neurologa, con le sue ricerche scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa e per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. “Le donne che hanno cambiato il mondo -ha detto una volta- non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza“.

L’impegno di Terre des Hommes

Con il progetto Iscentzias Terre des Hommes assieme ad altri partner vuole potenziare l’insegnamento e l’apprendimento delle STEAM (Scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica) in un’area particolarmente isolata della Sardegna.
Secondo la rilevazione di Openpolis per Con I bambini questa regione, assieme a Sicilia e Calabria, ha il tasso d’abbandono scolastico più elevato e la maggior percentuale di studenti con basse competenze alfabetiche d’Italia.
Pertanto è necessario intervenire con progetti mirati a combattere la povertà educativa e migliorare il rendimento scolastico.
L’obiettivo è offrire migliori prospettive di occupazione ai giovani, come quelle date dalle materie scientifiche e tecniche.
Senza contare l’importante contributo che le ragazze e i giovani possono dare all’arte.
Tra le attività del progetto, che è iniziato a settembre 2023 e ha una durata di 3 anni, c’è anche il coinvolgimento dei genitori e degli studenti nella sensibilizzazione sulla parità di genere e l’accesso alle materie STEAM per le ragazze.

È possibile contribuire alle attività di Terre des Hommes a favore della parità di genere e dell’empowerment delle ragazze e contro la violenza di genere con una donazione una tantum o regolare.

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