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“Mi manca la mia classe, mi mancano i miei amici”. Adama ha 19 anni e aspetta un bambino. Per questo motivo, come altre migliaia di giovani del Sierra Leone, lo scorso anno ha dovuto abbandonare la scuola a seguito di una contestata decisione del ministero dell’Istruzione, che ha allontanato dai banchi circa 10mila ragazze in stato di gravidanza. Molte delle quali rimaste incinte a seguito di violenze e abusi commessi durante il picco dell’epidemia di Ebola.
Entrando nella scuola frequentata da Adama a Kambai (nel nord del Sierra Leone) si notano immediatamente due cose: le alunne sono tutte di sesso femminile e molte di loro sono incinte. Il merito è di un progetto promosso dal ministro dell’Educazione del Sierra Leone, da Unicef, dall’Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e dalla ong irlandese “IrishAid” specificatamente rivolto alle adolescenti che sono rimaste incinte durante la recente epidemia di Ebola che ha sconvolto il Paese.
L’aumento delle gravidanze tra le adolescenti che si è registrato nel Paese è dovuto in larga parte all’assenza di protezione dalla violenza sessuale. Inoltre, la quarantena e un sistema sanitario già allo stremo hanno comportato per molte ragazze l’impossibilità di ricorrere ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e alle informazioni su come evitare gravidanze precoci e non desiderate. “Sono felice che il Governo e altre associazioni abbiano deciso di impegnarsi in questo programma, perché dà alle ragazze un’altra possibilità di costruirsi un futuro migliore”, spiega Mary Sesay, preside della scuola elementare WCA di Kambai. Qui le ragazze in attesa di un bambino e le giovani mamme frequentano le lezioni negli orari in cui non sono abitualmente previsti corsi scolastici.
La preside Sesay incoraggia con forza le ragazze a tornare nel tradizionale circuito scolastico dopo aver dato alla luce il bambino. “Dico sempre alle ragazze l’educazione è la chiave del successo – spiega Sesay –. Le donne che hanno studiato sono quasi sempre membri attivi della famiglia. Sono solidi pilastri, capaci di crescere i figli ed educarli. Ma se non hai nessuna forma istruzione, anche i tuoi figli saranno poco istruiti e il circolo della povertà continuerà a perpetrarsi nella famiglia”. 


Per ragazze come Adama, la possibilità di continuare la propria istruzione rappresenta una grande opportunità: la gravidanza avrebbe potuto mettere fine al suo percorso di studi, ma così non è stato. “Vado a scuola perché non voglio restare troppo indietro, fino a quando non potrò tornare nelal scuola normale – spiega –. Sono felice di questo programma che è stato attivato per permettere alle ragazze come me di continuare a studiare”. Quando il suo bambino sarà nato Adama vorrebbe riprendere i suoi studi e realizzare il suo sogno: diventare infermiera.

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