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L’epidemia di Ebola che ha sconvolto la Sierra Leone (quasi 10mila casi registrati e circa 3mila morti) ha avuto gravi conseguenze anche per migliaia di ragazze: c’è stata un’impennata delle gravidanze precoci (legate in molti casi ad abusi e violenze) e il governo ha vietato a queste ragazze di tornare scuola e di sostenere gli esami.
A un anno dalla pubblicazione del rapporto “Shared and Blamed”, con cui denunciava questa situazione, Amnesty International torna a chiedere al Governo della Sierra Leone di togliere il divieto che impedisce alle ragazze visibilmente incinte di frequentare la scuola e di sostenere gli esami. Una situazione che continua a consolidare le diseguaglianze all’interno del Paese e che mette a rischio il futuro di migliaia di ragazze.
“Questo divieto non fa nulla per eliminare le cause profonde che provocano alti tassi di gravidanze precoci in Sierra Leone – denuncia Alioune Tine, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa centro-occidentale -. Il numero delle gravidanze precoci ha avuto un’impennata durante l’epidemia di Ebola. E nonostante il divieto ad andare a scuola, il loro numero resta alto”.
Piuttosto che “umiliare ed escludere le adolescenti” – sottolinea Amnesty – le autorità dovrebbero impegnarsi per garantire maggiori servizi di educazione sessuale nelle scuole. Oltre che proteggere le ragazze dalla violenza: “Senza questi interventi il ciclo delle gravidanze precoci non volute continuerà ad alimentarsi per generazioni”.
Della vicenda avevamo già scritto su questo blog. A più di un anno e mezzo di distanza, malgrado gli interventi fatti, la situazione resta invariata. “Vorrei poter sostenere i miei esami. Ho sempre studiato. Anche se aspetti un bambino, se hai studiato puoi sostenere gli esami”, ha detto una ragazzina ai ricercatori di Amnesty frustrata per aver studiato tanto ma per non poter dimostrare i suoi sforzi. “Devo ripetere l’anno. Mi fa star male vedere i miei compagni andare avanti”, aggiunge una diciassettenne frustrata da questa situazione.
Nel maggio 2015 – a seguito delle proteste di varie associazioni – il presidente della Sierra Leone Ernest Bai Koroma aveva annunciato che sarebbe stato offerto a queste ragazze un sistema di istruzione alternativo che avrebbe permesso loro di continuare i propri studi. Ma il sistema – che pure ha avuto buoni risultati e molte ragazze lo preferiscono perché meno stigmatizzante – non ha funzionato: delle 14.500 ragazze censite dal ministero dell’Istruzione, solo 5mila sono reinserite nel sistema di istruzione tradizionale.
Questa prima fase del sistema di istruzione “ponte” per le baby-mamme si è conclusa nell’agosto 2016. Ma nuove “classi ponte” continueranno sotto un nuovo progetto gestito dal ministero dell’Istruzione con il supporto dell’Unicef e del governo inglese e che prenderà il via dal novembre 2016 per 17 mesi.
Per Amnesty International queste scuole non sono la soluzione per contrastare l’elevato tasso di gravidanze precoci in Sierra Leone. L’educazione sessuale, infatti, non fa parte dei programmi scolastici e le ragazze non hanno un livello sufficiente di educazione sessuale né sanno come evitare una gravidanza.
Il report completo è visibile sul sito di Amnesty International.

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