Lenka aveva solo 14 anni quando ha lasciato la scuola per iniziare a lavorare.
Un paio d’anni dopo un vicino di casa l’ha avvicinata e le ha proposto di trasferirsi a Gitega, la capitale del Burundi, dove l’avrebbe aiutata a trovare un’occupazione meglio retribuita rispetto a quelle del suo villaggio.
Ma la ragazza è stata ingannata: è stata costretta a lavorare per sei mesi senza essere pagata.
Quando ha chiesto ai suoi datori di lavoro il compenso dovuto è stata picchiata e poi cacciata.
A un anno di distanza dalla sua partenza, Lenka è stata costretta a fare ritorno a casa.
Un destino simile è capitato a Xavier.
Aveva solo 17 anni quando un abitante del suo stesso quartiere, il signor Jean Claude, gli ha proposto di andare con lui nella vicina Tanzania per lavorare come pastore.
Xavier, che viene da una famiglia poverissima, ha accettato ed è partito con l’uomo senza nemmeno avvisare i suoi genitori.
Una volta arrivato a destinazione, però, il giovane è stato costretto a lavorare come aiuto domestico per tre mesi senza ricevere lo stipendio, che veniva versato direttamente al suo trafficante.
Quando ha provato a protestare, è stato minacciato e preso a male parole: “Ho cercato di contattare il signor Jean Claude senza successo, ho chiesto il suo numero al mio datore di lavoro, ma ho ricevuto altri insulti, non avevo via d’uscita”, ha raccontato il ragazzo a Unicef Burundi, che ha raccolto la storia dei due ragazzi.
Cos’è la tratta degli esseri umani oggi
La tratta di esseri umani è un crimine grave e una violazione dei diritti umani delle persone coinvolte.
In base alla definizione delle Nazioni Unite questo termine indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’accoglienza o l’ospitalità di persone attraverso la forza, la frode o l’inganno, allo scopo di sfruttarle a scopo di lucro.
Si tratta di un fenomeno che coinvolge uomini, donne e bambini di ogni età e provenienza e si verifica in ogni regione del mondo.
Si manifesta in molte forme ed è una delle attività illegali più diffuse a livello globale, coinvolgendo milioni di vittime.
Alcune delle quali possono essere oggetto di diverse forme di sfruttamento contemporaneamente.
Le principali forme di tratta includono:
- Sfruttamento sessuale. Si tratta della forma più nota di tratta, quella di cui più spesso si occupano anche i media e che coinvolge prevalentemente bambine, ragazze e giovani donne che vengono costrette a prostituirsi. L’Organizzazione internazionale per il lavoro (Oil) ha stimato che a livello globale 4,8 milioni di persone siano vittima di sfruttamento sessuale forzato.
- Lavoro forzato. Questa forma di tratta riguarda prevalentemente uomini e adolescenti di sesso maschile che vengono costretti a svolgere mansioni faticose o pericolose in agricoltura, nell’edilizia o nelle fabbriche. Ma non sono escluse nemmeno donne e ragazze, che spesso vengono ingannate con la promessa di un lavoro come domestica e poi sfruttate senza ricevere uno stipendio e sotto la minaccia di violenze.
- Matrimoni forzati. Bambine e ragazze vengono rapite o convinte dai trafficanti a lasciare la famiglia con la proposta di un lavoro lontano da casa per essere poi vendute come spose. Questo fenomeno è drammaticamente evidente in alcuni Paesi confinanti con la Cina dove la politica del figlio unico ha causato una “carenza di mogli”. Tra il 2013 e il 2017 circa 7.500 giovani donne del Myanmar sono state trafficate e vendute in Cina, dove sono state costrette a sposarsi e ad avere figli.
- Prelievo di organi: In alcuni casi, le vittime della tratta vengono sfruttate per il commercio illegale di organi. Secondo le stime del think tank statunitense “Global financial integrity”, questa forma di sfruttamento genera ogni anno tra i 755 milioni e 1,5 miliardi di euro.
I numeri del fenomeno
Avere dati precisi su quante siano le vittime di tratta a livello globale è molto difficile.
Secondo le stime dell’Unione europea nel 2022 sono state registrate nell’Ue più di 10mila vittime di tratta di esseri umani:
- più delle metà (il 63%) sono donne e ragazze
- i minori rappresentano il 15% del totale delle vittime identificate
- il 75% delle vittime minorenni è di sesso femminile
Tuttavia, il numero reale di vittime di tratta nell’Unione europea potrebbe essere molto più elevato perché molti casi non vengono accertati.
I dati forniti dall’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, permettono di comprendere meglio le dimensioni del fenomeno a livello globale. Donne e bambine rappresentano quasi il 60% delle vittime di tratta individuate a livello globale nel corso del 2020 (rispettivamente il 42% e il 18%). Gli uomini adulti rappresentano il 23% del totale mentre i minori di sesso maschile sono il 23% del totale.
Complessivamente, quindi, i minori rappresentano quasi il 30% di tutte le vittime di tratta a livello globale, ma in alcune regioni, come l’Africa sub-sahariana, l’America centrale e i Caraibi la percentuale di bambini, bambine e adolescenti tra le vittime di tratta raggiunge rispettivamente il 64% e il 62%.
Quali sono i Paesi in cui la tratta è più comune
La tratta di esseri umani è un fenomeno che non risparmia nessun Paese.
Come ha spiegato in una recente intervista suor Ann Oestreich, presidente emerita di Talitha Kum, la rete internazionale della vita consacrata che coordina gli sforzi delle religiose contro la tratta di esseri umani, “è un fenomeno che avviene alla luce del sole. Negli Stati Uniti diciamo alle persone che accade in ogni quartiere e dobbiamo imparare a vederlo, dobbiamo sapere come affrontarlo in modo sicuro”.
I Paesi del Sud del mondo e più in generale quei Paesi caratterizzati da difficili condizioni economiche, disoccupazione o conflitti sono quelli in cui uomini, donne e bambini sono più vulnerabili: sono alla ricerca di condizioni di vita migliori o di un lavoro ben remunerato e sono facili vittime dei trafficanti.
L’Europa, gli Stati Uniti, il Canada ma anche i ricchi Paesi del Golfo sono le principali destinazioni per le vittime di tratta, soprattutto per il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale.
In Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita la grande richiesta di manodopera attrae lavoratori migranti provenienti da Paesi come Filippine, Etiopia, Uganda, Nepal, Pakistan e Bangladesh che vengono impiegati nell’edilizia o nel lavoro domestico.
All’interno di questo enorme flusso di lavoratori sono stati spesso denunciati episodi di tratta di esseri umani.
La normativa contro la tratta degli esseri umani e dei bambini in particolare
La normativa contro la tratta degli esseri umani, con particolare attenzione alla tratta di bambini, è regolata da diverse leggi e trattati internazionali: è un sistema complesso e multilivello che coinvolge strumenti internazionali, europei e nazionali per punire i trafficanti, proteggere le vittime e prevenire il crimine.
Ecco una sintesi dei principali strumenti normativi.
- Protocollo di Palermo (2000): Allegato alla Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale, è lo strumento principale a livello globale per combattere la tratta. Definisce la tratta come il reclutamento, trasporto e sfruttamento delle persone attraverso l’inganno o la coercizione. Prevede la protezione delle vittime, la cooperazione tra Stati e la prevenzione del crimine.
- Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (1989): Stabilisce che i bambini devono essere protetti da ogni forma di sfruttamento e tratta. L’articolo 35 chiede agli Stati di adottare misure per prevenire il rapimento, la vendita o il traffico di minori.
- Convenzione dell’OIL n. 182 (1999): Si concentra sull’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, compresa la tratta e il lavoro forzato.
- Direttiva 2011/36/UE: È il principale strumento dell’Unione europea contro la tratta. Definisce la tratta di esseri umani, comprese le forme di sfruttamento come il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. Richiede agli Stati membri di punire i trafficanti, proteggere le vittime e prevenire il crimine attraverso la cooperazione internazionale.
Come proteggere i bambini e le bambine
Unicef ha elaborato una serie di raccomandazioni agli Stati per prevenire la tratta di minori:
-
- garantire percorsi sicuri e legali per i bambini e i bambini costretti a fuggire dalle guerre: questo permette di prevenire che i minori vengano separati dai loro familiari;
- rafforzare i sistemi di protezione sociale e dell’infanzia per prevenire, identificare, riferire e affrontare i casi di traffico, violenza, abuso e sfruttamento contro i bambini e rispondere ai bambini con esigenze specifiche in base all’età e al genere;
- garantire che le soluzioni sostenibili siano guidate da una valutazione individuale del caso del bambino e dalla determinazione del suo miglior interesse, indipendentemente dal suo status;
- migliorare la collaborazione transfrontaliera e lo scambio di conoscenze tra le autorità di controllo delle frontiere, le autorità preposte all’applicazione della legge e quelle preposte alla protezione dei minori, e attuare procedure più rapide per il rintracciamento e il ricongiungimento familiare e per l’accoglienza alternativa dei minori privati delle cure dei genitori;
- evitare misure che possano spingere i minori a scegliere percorsi più rischiosi e a muoversi da soli per evitare di essere individuati dalle forze dell’ordine.
Il ruolo di Terre des Hommes: azioni concrete contro la tratta dei bambini
La nostra organizzazione ha come mission la protezione dei bambini e in tutti i Paesi dove opera ha una particolare attenzione ai minori a rischio di tratta, come quelli che migrano da soli.
Per esempio nella regione andina di Cusco, in Perù, attraverso il programma di sostegno a distanza, supportiamo centinaia di bambine affinché completino il ciclo d’istruzione e non migrino nelle città dove vengono sfruttate come schiave domestiche.
In Italia, con il progetto Faro siamo al fianco delle minorenni e dei minorenni stranieri non accompagnati che sbarcano nelle nostre coste, offrendo assistenza psicosociale e psicologica.
Vuoi sostenere le attività di Terre des Hommes per il contrasto della tratta dei bambini? Fai una donazione o adotta a distanza una bambina o un bambino.