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Mamata ha 16 anni e vive in un piccolo villaggio del Bengala Orientale (India). Non può andare a scuola perché i suoi genitori non possono permetterselo e così la ragazza lavora a casa: lava, pulisce, cucina e si prende cura dei fratelli più piccoli. Ma la sua vita è appesa a un filo: i suoi genitori, infatti, vorrebbero darla in sposa.
La speranza (e il futuro) di Mamata sono riposte in un piccolo appezzamento di terra. Dove la ragazza coltiva cipolle, peperoni, patate, zucche e altre verdure. Le innaffia, le cura e le raccoglie ogni giorno con amore. Il suo obiettivo: sfamare la sua famiglia e guadagnare un po’ di soldi per convincere i suoi genitori a ritardare il matrimonio.
“Ho paura – racconta -. I miei genitori dicono: Non stai facendo nulla di concreto. Ma se riesco a vendere i frutti del mio orto potrebbero ritardare il mio matrimonio”. Nel Bengala Orientale i matrimoni precoci sono molto comuni tra le famiglie più povere che vivono nelle aree rurali: una ragazza su cinque si sposa entro i 15 anni di età, spesso con un uomo di almeno dieci anni più vecchio (Unicef). Allo stesso modo, tra le ragazze che vivono nelle aree rurali, quasi la metà dà alla luce il primo figlio a 19 anni.
Come Matama, sono tante le ragazze indiane che lottano per costruirsi un nuovo futuro grazie al progetto sperimentale “Girls Project” realizzato dall’ong statunitense “Landesa” in collaborazione con il governo locale in più di mille villaggi dell’India nord-orientale. Sono state coinvolte circa 40mila ragazze cui è stato insegnato a coltivare un pezzo di terra e – attraverso l’acquisizione di competenze agricole – riuscire a sostenere la propria famiglia.
L’idea di fondo che sta alla base del progetto è molto semplice. Nelle famiglie più povere, le ragazze vengono considerate bocche in più da sfamare. Una situazione che determina la loro esclusione precoce dai percorsi formativi e il matrimonio in giovane età. La sfida di “Landesa” è quella di ribaltare la prospettiva: aiutando le ragazze ad acquisire gli strumenti per rendersi autonome. Non più un peso per la famiglia, ma risorse. Inoltre le competenze acquisite in agricoltura sarnno utili anche in futuro, quando queste ragazze diventeranno mamme. Permettendo loro di garantire cibo migliore e più sano ai propri figli.
Il documentario “After my garden grows” racconta i sogni e i progetti delle giovani indiane

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