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Il prossimo 6 agosto, cinque adolescenti keniane (Stacy Owino, Cynthia Otieno, Purity Achieng, Macrine Atieno e Ivy Akinyi) voleranno a in California per partecipare a Technovation, un evento promosso da Google, Verizon e dalle Nazioni Unite, dedicato ai giovani informatici che hanno sviluppato applicazioni o software utili a risolvere problemi particolarmente sentiti per le comunità locali. In palio, 15mila dollari. “Questa esperienza cambierà la nostra vita”, hanno dichiarato le cinque ragazze alla Thompson Reuters Foundation.
Le cinque giovani keniane hanno messo a punto un’applicazione dal nome evocativo: “I-cut”. Dove il “taglio” è quello che subiscono ogni anno migliaia di ragazze che subiscono una mutilazione genitale. “Le mutilazioni genitali sono un problema che riguarda tante ragazze in tutto il mondo e noi vogliamo provare a risolvere questo problema”, spiega Stacy Owino.
Le cinque ragazze vengono dalla città di Kisumu (nell’Ovest del Kenya) e appartengono a una comunità che non pratica le mutilazioni genitali. Tuttavia, anche loro hanno dovuto fare i conti con questa terribile pratica, che ha colpito una loro compagna di scuola. “Eravamo molto amiche, ma dopo aver subito il taglio non è mai tornata a scuola –racconta Purity-. Era una delle ragazze più brillanti che conoscessi”.

In Kenya il 25% delle donne ha subito una Mgf

L’obiettivo delle cinque giovani innovatrici (che si fanno chiamare “Restores”, il loro obiettivo è riportare la speranza alle ragazze che non ne hanno) è quello di evitare che altre adolescenti come loro debbano subire questa pratica. E fornire aiuto e supporto medico a chi è già stata tagliata. L’applicazione, dotata di un’interfaccia molto semplice, è dotata di sei tasti (aiuto, salvataggio, sengalazione, informazioni sulle Mgf, donazioni e feedback) fornisce assistenza legale e medica a chi ha subito questa pratica, mettendole in contatto con centri specializzati. In Kenya le mutilazioni genitali sono particolarmente diffuse in alcune comunità. Si calcola che riguardino circa il 25% delle donne e delle ragazze nel Paese, sebbene questa pratica sia illegale e vietata dalla legge.

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