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La violenza sessuale è uno dei reati più terribili ma purtroppo anche più frequenti in America Latina. Studi recenti stimano in 500 casi al giorno il tasso di violenza sessuale subita dalle donne nei differenti paesi della regione. Oltre 180 mila violenze annuali. L’equivalente degli abitanti di una media città italiana. Ogni anno.
Il Center for Reproductive Rights, uno dei più importanti Istituti di ricerca sulle relazioni di genere, ha evidenziato che il paese con il più alto tasso di violenze sessuali in Sudamerica è il Perú. Secondo una ricerca del 2013 dell´Organizzazione Mondiale della Salute, il Perú è anche al terzo posto nel mondo per il tasso di violenza domestica di cui sono vittime le i donne tra i 15 e 49 anni.
Dati ufficiali e di istituzioni specializzate come la ONG Demos o la Defensoria del Pueblo valutano in almeno 15.000 i casi di violenza sessuale commessi ogni anno contro le donne in Perú, che ha una popolazione di 30,5 milioni di abitanti. Anche se in circa la metà dei casi la violenza non viene denunciata, si registrano una media di 50 violenze al giorno, 2 ogni ora. Nel 40% circa dei casi l’abuso è esercitato in casa o in spazi che dovrebbero essere considerati sicuri per la vittima, quali la scuola o la casa di parenti e amici. In realtà questi luoghi spesso si trasformano in una trappola, perché in almeno un terzo dei casi il responsabile della violenza è proprio un familiare o una persona che la vittima conosce e della quale si fida.
Alla gravità di questa situazione che riguarda le donne in generale, si aggiungono dei dati ancora piú duri: oltre il 75% delle vittime di violenza sessuale in Perú sono minorenni. Di queste oltre un terzo, quasi 2.000 ogni anno, sono bambine con meno di 14 anni.
Un recentissimo studio della ONG Promsex ha calcolato che tra il 2000 e il 2010 in questo Paese almeno 45.000 bambine e ragazze minorenni abbiano subito violenze sessuali. La ragione è purtroppo semplice, come semplice e allo stesso tempo terribile è purtroppo la banalità del male: le bambine e adolescenti sono più vulnerabili e facilmente manipolabili da parte dell’aggressore. Secondo Promsex, infatti, solo in un terzo dei casi la violenza sessuale viene esercitata usando la forza fisica. La ragione è presto spiegata: le bambine e adolescenti non avrebbero nessuna possibilità di resistere all´attacco di un maschio, ancor meno se adulto e quindi si sottomettono spesso senza resistere per evitare danni maggiori. A questa situazione si somma il fatto, come già indicato, che la violenza è spesso esercitata da persone vicine alla vittima, che usano con frequenza altri metodi per sottometterle, senza necessariamente fare ricorso alla forza fisica.
Le conseguenze della violenza sessuale sulle donne sono sempre gravi. Tra le bambine e adolescenti sono però ancora più devastanti perché con quell’atto orribile vengono anche bruscamente interrotti sogni, speranze e progetti gettando la vittima nel labirinto della disperazione. Non tocca a noi pensare alle pene per i responsabili di atti cosí ignobili. A noi rimane da pensare alle vittime. O meglio, di lavorare per evitare che tante bambine e ragazze possano cadere vittime, offrendo loro strumenti di difesa e protezione, principlmente legati a conoscenze e competenze che le rendano protagoniste della propria esistenza. Offrendo loro tutti gli strumenti possibili per evitare o almeno saper riconoscere il mostro, anche quando ce l’hanno molto vicino. A noi tocca lavorare affinché il grido delle innocenti si ascolti chiaro e forte e possa finalmente uccidere tutti i mostri che interrompono i sogni delle bambine.
Mauro Morbello, delegato di Terre des Hommes Italia in Perù

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