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Solo due anni fa era una ragazza in fuga dalla guerra, costretta a dormire per diversi giorni sul pavimento della stazione ferroviaria di Budapest “È stato orribile. Ma mi sono ripromessa che sarei tornata a Budapest in un modo diverso”, ricorda oggi Yusra Nardini la giovane rifugiata siriana che, dopo il debutto alle Olimpiadi di Rio de Janeiro sotto la bandiera del Refugee Team, torna in acqua per una nuova sfida: i mondiali di nuoto che si stanno disputando in questi giorni nella capitale ungherese.
Vi avevamo già raccontato la storia di Yusra e della sua drammatica fuga dalla Siria. Durante il pericoloso viaggio in mare tra Izmir (città turca da cui partivano i gommoni carichi di profughi siriani) e l’isola di Lesbo, il motore del gommone su sui la ragazza viaggiava assieme a una ventina di persone si è fermato. Il mezzo ha iniziato a imbarcare acqua. Yusra, sua sorella Sarah (anche lei nuotatrice di talento) e un’altra persons si sono gettate in acqua: per tre ore e mezza hanno spinto l’imbarcazione verso la spiaggia greca.
Un viaggio drammatico, che si è concluso felicemente nel 2015 in Germania, dove la famiglia di Yusra ha chiesto e ottenuto asilo. E dove la ragazza ha potuto riprendere ad allenarsi. Dopo essere stata selezionata per il Refugee Team promosso dal Comitato olimpico internazionale, Yusra ha potuto gareggiare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nell’agosto 2016.
Nella giornata di domenica, Yusra è scesa in acqua per partecipare alla 100 metri farfalla. È arrivata terza nella sua batteria, 41ma in classifica generale con un temp di 1:07:99. Nei prossimi giorni Yusra tornerà in acqua per la 200 metri stile libero, sempre sotto la bandiera del Refugee Team. Anche se il sogno della ragazza, che oggi vive e si allena a Berlino, è quello di poter finalmente tornare a gareggiare per la sua Sira: “Non dimenticherò mai quello che la Germania ha fatto per me. Spero di poter rappresentare entrambi i Paesi nel miglior modo possibile”.

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