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C’è una fotografia che da qualche anno circola sui social network. Mostra una ragazza con i lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle. Indossa una canottiera, un coprispalle a maniche lunghe e una minigonna coordinati. Sorride mentre taglia una fetta di torta.
La foto è in bianco e nero perché è stata scatta nel 1971, la ragazza ha 18 anni, si chiama Sima.
È stata assunta da poco come hostess per la Iran Air e sta festeggiando con i suoi colleghi.

Mancano appena otto anni alla rivoluzione khomeinista che ha trasformato l’Iran da Stato laico in una Repubblica islamica. Un Paese dove le bambine, le ragazze e le donne hanno meno diritti e più limitazioni rispetto a bambini, ragazzi e uomini. Un Paese in cui una giovane donna come Sima non avrebbe potuto farsi vedere in minigonna e a capo scoperto.

Le tappe della limitazione dei diritti delle donne iraniane

Con la presa del potere da parte dell’ayatollah Ruhollah Khomeyni ebbe inizio la svolta repressiva ai danni delle donne.

  • Il 28 febbraio 1979 tutti i tornei sportivi femminili vennero annullati, uno alla volta, limitando fin da subito la partecipazione femminile nel mondo dello sport.
  • Il 2 marzo venne vietato alle ragazze di frequentare la facoltà di giurisprudenza e tutte le giudici vennero private del loro incarico.
  • Il 7 marzo Khomeini annunciò l’obbligo di indossare il velo per tutte le donne che avessero voluto uscire di casa: un’imposizione che venne contestata fin da subito e il giorno dopo -giornata internazionale per i diritti della donna- oltre 100mila manifestanti (velate e non) scesero in piazza a Teheran per protestare.

Quali sono le condizioni delle donne iraniane oggi

Assieme all’obbligo di indossare l’hijab, le donne e le ragazze iraniane devono sottostare a una serie di restrizioni ai loro diritti e alle loro libertà.
Prendiamo ad esempio un aspetto apparentemente “frivolo” come quello dell’abbigliamento: nelle città come Teheran è comune vedere giovani donne che, pur indossando il velo obbligatorio, lasciano scoperta parte del capo.
Possono indossare i jeans (a patto che non siano aderenti) e le gonne (a patto che arrivino alla caviglia), possono truccarsi ma senza eccedere.
Le donne non hanno il diritto di cantare (se non sono accompagnate in un duetto da un uomo), non possono ballare e non possono viaggiare all’estero da sole. Anche il diritto all’aborto è fortemente limitato.

“I più fondamentalisti avrebbero anche voluto negare la possibilità di studiare alle bambine e alle ragazze, ma per fortuna non ci sono riusciti -spiega l’attivista iraniana Pegah Moshir Pour nel suo contributo al dossier InDifesa di Terre des Hommes-.
Oggi l’Iran è uno dei Paesi con i più alti tassi di alfabetizzazione femminile al mondo, ci sono tantissime giovani donne laureate, soprattutto nelle materie ‘Stem’.
Da questo punto di vista l’Iran è profondamente diverso rispetto agli altri Paesi della regione: le donne sono istruite, lavorano, molte ricoprono anche incarichi importanti. Ma hanno comunque meno diritti rispetto agli uomini. L’hijab è un simbolo, perché ci sono anche donne credenti, che lo indossano per scelta, ma che sono contrarie alla Repubblica islamica”.

Chi lotta e si oppone a questo stato di cose paga un prezzo altissimo. Una ragazza può essere fermata per strada dalla polizia morale semplicemente perché non indossa correttamente il velo, un’infrazione che può costare abusi, maltrattamenti e persino la vita come ha dimostrato la tragica morte di Masha Amini nel settembre 2022.
Anche chi combatte per cambiare questo stato di cose paga un prezzo altissimo.
Il caso più noto è quello dell’avvocata Nasrin Sotoudeh, condannata in diverse occasioni a lunghe pene detentive e frustate (in un’occasione ben 148) per “incitamento alla corruzione e alla prostituzione”, per essere apparsa in pubblico senza velo e per aver preso le difese di donne che avevano protestato contro l’obbligo di indossarlo.

Quali sono i diritti negati alle donne e alle ragazze iraniane

Sebbene la Costituzione iraniana riconosca parità di diritti alle donne, queste vengono tutt’ora discriminate nelle questioni legate al matrimonio, al divorzio, all’eredità e alle decisioni relative ai figli.

  • In base al Codice civile, il marito ha il diritto di scegliere il luogo in cui vivere e può impedire alla moglie di svolgere determinate professioni se le ritiene contrarie ai “valori della famiglia”.
  • In base alla legge sui passaporti, una donna sposata non può ottenere un passaporto o viaggiare fuori dal Paese senza il permesso scritto del marito, che può revocarlo in qualsiasi momento.
  • Sempre il Codice civile consente alle ragazze di sposarsi all’età di 13 anni e ai ragazzi all’età di 15 anni, una condizione che alimenta il fenomeno dei matrimoni precoci e che spesso coinvolge persino bambine di dieci o undici anni (unioni che sono possibili nei casi in cui un giudice dia la sua autorizzazione). Tra il 2017 e il 2022, infatti, sarebbero state circa 184mila le unioni che hanno interessato ragazze con meno di 25 anni.
  • In Iran non è mai stata approvata una legge sulla violenza domestica per prevenire gli abusi e proteggere le donne sopravvissute da un fenomeno che è sempre più pervasivo. Secondo i dati riportati dal quotidiano “Shargh“, che cita statistiche ufficiali, tra marzo 2021 e fine giugno 2023 almeno 165 donne sono state uccise da membri maschi della famiglia. Una media di un omicidio ogni quattro giorni.

Le rivolte ed i numeri della repressione

Nel settembre 2022 in tutte le principali città dell’Iran migliaia di giovani donne (e uomini) sono scesi in piazza al grido di “Jin, Jîyan, Azadî” (“Donna, vita, libertà”) per protestare contro la morte di Masha Amini. La giovane curda era stata arrestata perché non indossava correttamente il velo e portata in una stazione di polizia da cui non è più uscita viva.
Per settimane i manifestanti hanno sfidato la dura repressione del regime e hanno pagato un prezzo altissimo: i morti durante le proteste sono stati almeno 551 secondo le stime delle Nazioni Unite, tra cui almeno 49 donne e 68 minori. Nella maggior parte dei casi sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco.

A dicembre 2022, Amnesty International ha raccolto in un dossier le storie di 44 minori cui cinque bambine e ragazze di sei, sedici e diciassette anni. Le tragiche storie di queste giovani donne – raccolte da Amnesty international – sono tutte drammaticamente simili.

  • Nika Shakami, 16 anni, è stata inseguita e rapita dalle forze di polizia il 20 settembre mentre prendeva parte a una manifestazione di protesta a Teheran. Per nove giorni la sua famiglia non ha ricevuto nessuna informazione su di lei né sapeva dove fosse detenuta, finché non ha ricevuto notizia del suo decesso: il volto della giovane era tumefatto, denti e naso fratturati. Le autorità hanno sempre negato ogni responsabilità sulla sua morte e solo a fine aprile 2024 la Bbc ha dato una risposta ai tanti interrogativi sulla morte della giovane pubblicando un documento riservato delle autorità iraniane: Nika è stata sequestrata per strada da uomini che lavoravano per le forze di sicurezza che la trascinarono in un furgone e tentarono di violentarla. E la uccisero a colpi di manganello a seguito dei suoi tentativi di opporsi.
  • Sarina Esmailzadeh aveva 16 anni quando è stata uccisa a Karaj, il 23 settembre 2022, dalle forze di sicurezza che l’hanno colpita ripetutamente alla testa. Ai genitori non è stato concesso vedere il corpo della figlia e sono stati costretti a celebrare immediatamente i funerali. Secondo quanto riferito dai media locali, la famiglia della ragazza avrebbe subito minacce affinché mentisse sulle cause della morte di Sarina.
  • Setareh Tajik, 17enne di origine afghana, è morta il 22 settembre nella capitale a causa della brutale aggressione da parte degli uomini del regime. La sua famiglia è stata contattata dalla polizia solo un mese dopo il decesso e la sola spiegazione che ha ricevuto sulla causa della morte della ragazza è stata la stessa che molti altri genitori di giovani manifestanti si sono sentiti ripetere: suicidio.
  • Sarina Saedi, 15enne di origine curda, è morta a seguito dell’aggressione subita il 27 ottobre mentre partecipava a una manifestazione di protesta a Sanandaj. I medici dell’ospedale dove è stata ricoverata hanno accertato un’emorragia cerebrale ma le autorità (che anche in questo caso hanno minacciato di ritorsioni i genitori e i familiari della ragazza) hanno iniziato a inquinare le acque affermando che Sarina fosse depressa, avesse problemi di salute mentale e avesse già cercato di farsi del male. Il 29 ottobre, due giorni dopo la morte di Sarina, la causa della morte indicata dalle autorità è stata: uso accidentale di droghe o sostanze psichedeliche o suicidio.
  • Hasti Narouie, sei anni appena, è la più piccola vittima delle manifestazioni di protesta contro il regime: è stata uccisa il 30 settembre 2022 da un candelotto di gas lacrimogeno che l’ha colpita alla testa, lanciato dalla polizia sulle persone uscite da una moschea e radunatesi davanti a una caserma a Zahedan

La repressione ai danni delle donne e delle ragazze non si è esaurita ai mesi più caldi delle violenze. Nel corso del 2023 e nei primi mesi del 2024 le autorità hanno continuato a perseguire le donne che non rispettano le regole sull’abbigliamento, compiono perquisizioni nei locali e sui mezzi pubblici.
Nel bieco tentativo di fiaccare la resistenza all’obbligo del velo sulla scia della rivolta ‘Donna, vita, libertà’, le autorità iraniane stanno terrorizzando donne e ragazze sottoponendole a una costante sorveglianza e a controlli di polizia, sconvolgendo la loro vita quotidiana e causando loro un immenso disagio mentale -ha commentato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord-. Le loro tattiche draconiane vanno dal fermare le donne che guidano per strada, alla confisca di massa dei loro veicoli, all’imposizione di fustigazioni e pene detentive disumane“.

Terre des Hommes contro le discriminazioni sulle bambine e le ragazze

La nostra organizzazione è fortemente impegnata per assicurare i diritti fondamentali delle bambine e delle ragazze come istruzione, salute e protezione dagli abusi e con la Federazione Internazionale Terre des Hommes siamo presenti in molti tavoli istituzionali per la denuncia delle violazioni dei loro diritti in Paesi come l’Iran.
Attraverso la Campagna Indifesa abbiamo avviato tanti interventi che concretamente stanno cambiando la vita di migliaia di bambine e ragazze sostenendo il loro empowerment sia a livello sociale che lavorativo.

Puoi sostenere i nostri interventi a favore delle bambine e le ragazze con una donazione mensile o una tantum.

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