Cyberbullismo: la violenza invisibile che passa attraverso la rete

Cyberbullismo: la violenza invisibile che passa attraverso la rete

 

  • i minorenni hanno bisogno e vogliono accedere al mondo digitale
  • i governi dovrebbero essere responsabili della protezione dei diritti dei minorenni online 
  • i genitori dovrebbero essere supportati nella comprensione del mondo digitale.

Cit. “Commento Generale n.25

Il bullismo è una forma di violenza reale e dolorosa che può assumere oggi anche forme digitali, più insidiose e difficili da individuare e riconoscere. 

Il cyberbullismo è un fenomeno che ha coinvolto oltre 1 milione gli studenti tra i 15 e i 19 anni (47%) nel 2024. Un fenomeno diffuso e senza distinzioni di genere, che, ogni anno, sembra registrare una crescita importante e una forma mutevole: se nel triennio 2021-2023 erano principalmente le ragazze a segnalare esperienze di vittimizzazione, oggi sono i ragazzi a subire di più.

Altri dati si possono trarre dall’Osservatorio Indifesa di Terre des Hommes, che parlano di ben il 52% degli intervistati under 20 vittima di cyberbullismo.

Le forme attraverso le quali si manifesta sono: pressioni, umiliazione, molestie, ricatti o denigrazione, reiterati nel tempo.
Pur avendo le stesse finalità di altre forme di bullismo, il danno causato nel contesto digitale è spesso amplificato dalla portata ampia di questo mezzo e può diventare inarrestabile, privando la vittima di ogni via di fuga. 

Cos’è il cyberbullismo?

Il cyberbullismo è una forma di prevaricazione violenta che avviene attraverso strumenti digitali: smartphone, social network, chat, e-mail e piattaforme di messaggistica sono i mezzi più frequenti attraverso i quali questo tipo di azioni viene perpetrata. 

Si tratta di insulti, minacce, molestie, diffusione di immagini intime senza consenso, esclusione dai gruppi social, o furto d’identità digitale e già da questo elenco, si capisce bene che molte di queste azioni si possano configurare come reato.

Le forme del cyberbullismo

Il cyberbullismo non è un gioco e non deve essere scambiato per un gioco. È una forma di violenza che può avere conseguenze molto pesanti sulla salute mentale, sull’autostima e persino sulla vita delle giovani vittime. Per questo è particolarmente importante educare i giovani a partire dalle scuole primarie.

Bisogna essere consapevoli che la modalità più diffusa di cyberbullismo è l’invio di insulti nelle chat di gruppo o sui social, esponendo la vittima a un pubblico ampio. Un’altra modalità, più indiretta, è l’esclusione dai gruppi online e la diffusione non autorizzata di contenuti personali.

Si tratta di azioni spesso vissute con leggerezza, senza essere pienamente consapevoli delle conseguenze psicologiche alle quali si può esporre la vittima.

Sia vittima che cyberbullo? Il 25% è in questa condizione

Quasi un quarto degli studenti, secondo un’indagine, si troverebbe in un circolo vizioso: ha ricoperto il duplice ruolo di vittima e cyberbullo. Questa è una condizione particolarmente preoccupante ed è uno dei motivi per i quali, negli ultimi anni, il numero di cyberbulli-vittime è aumentato senza sosta, con una crescita che interessa entrambi i generi. 

Le conseguenze del cyberbullismo: un preoccupante effetto domino

Purtroppo, ci troviamo spesso di fronte a casi di cronaca che mostrano le conseguenze più estreme di atti di cyberbullismo, ragazze e ragazzi che si sono sentiti soli, umiliati, perseguitati e che decidono di compiere atti di dolore estremo. Non bisogna leggerli come “debolezza”. E non si tratta neanche di “sopravvalutare” dei semplici insulti online. Quando il disagio viene espresso in modo così potente vuol dire che, alle spalle, il dolore lo era altrettanto.

Il cyberbullismo si sovrappone, infatti, ad altri comportamenti che vanno interpretati come la manifestazione di questo disagio. Tra questi, l’uso eccessivo o compulsivo di internet (quindi di smartphone e computer) fino a delinearsi come una vera e propria dipendenza, o fenomeni come il phubbing, cioè l’ignorare o trascurare le persone con cui si sta interagendo fisicamente per dedicarsi al proprio smartphone o ad altri dispositivi tecnologici. Questi comportamenti possono avere un impatto negativo sulle relazioni interpersonali, causando isolamento ed esclusione

Come estrema conseguenza, in questi anni, stiamo conoscendo situazioni di vero e proprio isolamento sociale. Ne è un esempio il fenomeno degli hikikomori, cioè giovani che vivono in condizioni di isolamento prolungato, ritirandosi del tutto dalla vita di gruppo e rifiutando di uscire di casa, spesso per mesi. Sebbene nel nome sembri qualcosa di esotico e lontano dalla nostra cultura, in realtà lo stiamo vivendo anche intorno a noi. È chiaro che questi comportamenti possono avere gravissimi impatti sul benessere psicologico degli adolescenti. 

Come riconoscere episodi di cyberbullismo?

Riconoscere il cyberbullismo è il primo passo per contrastarlo. Ecco alcuni segnali da non sottovalutare:

Segnali emotivi e comportamentali

  • Isolamento improvviso o rifiuto di uscire
  • Ansia, insonnia o disturbi alimentari
  • Calo nel rendimento scolastico
  • Comportamenti aggressivi o, al contrario, eccessiva chiusura

Segnali digitali

  • Utilizzo compulsivo o improvviso rifiuto del cellulare o dei social
  • Cancellazione frequente di profili o account
  • Presenza di messaggi offensivi, minacciosi o ambigui
  • Commenti o like sospetti da parte di estranei

Chi subisce cyberbullismo spesso non ne parla per paura, vergogna o senso di colpa. Sta a noi adulti — genitori, educatori, amici — cogliere questi segnali e agire.

Il cyberbullismo e i provvedimenti per il contrasto al fenomeno

L’Italia ha compiuto un passo fondamentale nella difesa dei diritti dei minorenni nel mondo digitale: è stato il primo Paese europeo, infatti, a introdurre il termine “cyberbullismo” all’interno del proprio ordinamento giuridico dando un nome a un fenomeno che, purtroppo, vediamo in crescita insieme alla diffusione delle tecnologie nelle fasce di età più giovani.

I passi importanti compiuti nel contrasto di questo fenomeno sono già molti, ma tre di questi sono miliari:

  • Nel 2017, con la Legge n. 71, viene introdotto il termine “Cyberbullismo” e vengono definite misure specifiche per la tutela dei minori e per la prevenzione di questo fenomeno.
  • Nel 2021 il Ministero dell’Istruzione ha esortato le scuole a costituire un Team Antibullismo, composto da figure competenti, capaci di cogliere i segnali di disagio e intervenire con tempestività.
  • Sempre nel 2021 viene pubblicato il “Commento Generale n.25: Minorenni e ambiente digitale”, un documento rivolto ai genitori e realizzato da CIDU (Comitato Interministeriale Diritti Umani), AGA (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza) e UNICEF. 

Queste azioni, insieme, costituiscono uno strumento concreto per educare, proteggere e sostenere ogni ragazzo e ogni ragazza che vive, comunica e cresce nel mondo digitale. 

Cosa fare di fronte a un episodio di cyberbullismo

Non è facile accorgersi che si tratta proprio di cyberbullismo ma ascoltando attentamente le persone alle quali vogliamo più bene è facile accorgersi che “qualcosa non va”. Proprio questo deve far scattare il campanello d’allarme: bisogna intervenire rapidamente, in modo competente e non giudicante

Innanzitutto, è importante raccogliere le prove, quindi screenshot o registrazioni perché sia possibile segnalare quello che sta succedendo. Già questo può essere sufficiente a scoraggiare i bulli dal reiterare certi comportamenti. 

Nei casi più gravi, però, è possibile contattare la polizia o i servizi di emergenza perché non bisogna dimenticare che chi perpetra atti di cyberbullismo potrebbe, contestualmente, compiere uno o più reati come ad esempio:

  • Diffamazione (art. 595 codice penale)
  • Minaccia (art. 612 codice penale)
  • Molestia (art. 660 codice penale)
  • Violenza privata (art. 610 codice penale)
  • Atti persecutori (art. 612 bis codice penale)

Per tutti questi frangenti, qualunque persona identificata come “cyberbullo” e di età superiore ai 14 anni potrebbe trovarsi ad affrontare conseguenze penali che variano a seconda della tipologia di reato contestato. Al di sotto di quell’età, le conseguenze potrebbero ricadere sui genitori.

In più, esiste un progetto di legge (denominata 910) che propone la reclusione da uno a sette anni per chiunque si macchi di reati configurabili come bullismo o cyberbullismo. La disposizione, mentre scriviamo, è in discussione alla Camera dei Deputati.

Contro il cyberbullismo ci sono dunque molte misure a disposizione. L’impegno di ciascuno di noi sulla conservazione del benessere e della serenità di chi ci sta intorno ci impone di conoscerle.

Consapevolezza: il primo passo verso la lotta al cyberbullismo

Come genitori o semplicemente cittadini sensibili ai diritti umani, non possiamo permettere che il web diventi un ambiente dove la violenza resta impunita. Servono azioni concrete, educazione digitale, e soprattutto un cambiamento culturale che metta al centro l’inclusione e il rispetto.

Insieme possiamo:

  • Promuovere corsi di alfabetizzazione digitale per cittadini, genitori e insegnanti.
  • Sostenere le campagne di sensibilizzazione nelle scuole.
  • Firmare petizioni e sostenere progetti legislativi che tutelano i minori online.
  • Diffondere informazioni corrette sui rischi del cyberbullismo.

Terre des Hommes si impegna, ogni giorno, per contrastare ogni forma di violenza e abuso, anche online


Attraverso il nostro Network indifesa abbiamo creato la prima rete italiana di WebRadio giovanili e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting, per favorire un cambio generazionale e culturale ed eradicare questi fenomeni.

La rete, fondata sulla partecipazione e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze attraverso il coinvolgimento attivo in tutte le fasi del progetto, stimola gli studenti degli istituti secondari a realizzare programmi radio mirati alla conoscenza e alla riflessione su violenza, discriminazioni, stereotipi di genere e cyberbullismo.

Inoltre abbiamo messo a punto quattro proposte di riforma normativa elaborate con un team di esperti legali per garantire protezione effettiva alle vittime di violenza online, specialmente quando minorenni. Le proposte prevedono anche di obbligare le piattaforme web a collaborare con le autorità nell’identificazione degli autori di reati online e di individuare con certezza la giurisdizione e la competenza territoriale dei reati commessi attraverso i social e la rete.

Con il nostro Decalogo sulla tutela dell’infanzia, ribadiamo l’importanza di creare e-policy condivise con bambini e ragazzi per proteggerli da bullismo e cyberbullismo. Siamo convinti che solo unendo le forze — genitori, scuole, istituzioni e associazioni — possiamo davvero creare un mondo digitale più sicuro.

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