Sono almeno 20.000 i bambini indiani che lavorano nelle miniere di mica (un minerale usato in cosmetica e nell’industria delle vernici) negli stati indiani del Jharkhand e Bihar, nonostante la legge in quel Paese proibisca il lavoro in miniera per i minori di 14 anni. Questa attività estremamente pericolosa è stata documentata da Terre des Hommes Olanda nel 2016 nel rapporto “Beauty and a beast – Child labor in India for sparkling cars and cosmetics” (“La bellezza e una bestia – Lavoro minorile in India per automobili metallizzate e cosmetici”) realizzato in collaborazione con l’Ong Somo (Stichting Onderzoek Multinationale Ondernemingen) e che ha recentemente diffuso un aggiornamento sulla violazione dei diritti dei minori a causa dell’estrazione della mica a livello globale nel report Global Mica Mining and the Impact on Children’s Rights.
Al centro della prima indagine le miniere indiane in cui si estrae la mica. Un minerale estremamente versatile ed essenziale per l’industria cosmetica, che dona brillantezza a ombretti, fondotinta e rossetti. Inoltre, viene utilizzato nella produzione di vernici per la carrozzeria delle automobili e, per via della sua elevata resistenza al calore, trova impiego anche come isolante per i conduttori elettrici.
Buona parte della mica usata dall’industria proviene dall’India. Le miniere si concentrano soprattutto negli stati indiani del Jharkhand e del Bihar che da soli producono il 25% della mica a livello mondiale, pari a circa 125mila tonnellate l’anno. Una produzione che però presenta elevati livelli di illegalità: solo il 10% della mica prodotta in queste aree viene da miniere legalmente autorizzate, dove c’è controllo sulle condizioni di lavoro. Il restante 90% proviene da scavi illegali dove si calcola che lavorino circa 20mila bambini, spesso assieme alle loro famiglie.
L’Organizzazione mondiale per il lavoro (Ilo) ha classificato il lavoro nelle miniere come una delle forme peggiori di lavoro minorile. E le condizioni nei pozzi dove si estrae la mica non fanno eccezione. Le miniere, infatti, sono luoghi molto pericolosi: crolli e altri incidenti, legati all’uso di strumenti pericolosi, sono molto frequenti.
Tra il 2014 e il 2015 almeno tre bambini sono morti a causa del collasso di una miniera. Ma vista l’illegalità diffusa nella produzione è molto probabile che il dato reale sia molto più elevato dal momento che gli incidenti non vengono denunciati. Inoltre, durante il processo di estrazione della mica, i bambini respirano grandi quantità di polvere di silicio che si depositano nei polmoni, esponendo i più piccoli al rischio di sviluppare la silicosi. Una malattia dei polmoni potenzialmente letale.
A questa situazione di sfruttamento, difficilmente i bambini si possono sottrarre. Gli stati del Jharkhand e del Bihar, infatti, sono tra i più poveri dell’India. La popolazione dei villaggi che vivono attorno alle zone estrattive è formata soprattutto da Dalit (gli “intoccabili”), la casta collocata al gradino più basso della scala sociale indiana. Costretti a lavorare per stipendi da fame (per i lavoratori delle miniere la paga giornaliera è inferiore del 45% rispetto a un lavoratore di una qualsiasi altra industria indiana) i bambini non possono andare a scuola. Questo fatto – denuncia Terre des Hommes – alimenta una spirale perversa che, bloccando l’accesso all’istruzione per questi bambini, impedisce loro di uscire dalla condizione di povertà e sfruttamento in cui si trovano.
Nel secondo report (Global Mica Mining and the Impact on Children’s Rights, L’estrazione della mica nel mondo e l’impatto sui diritti dei bambini), si indicano come i paesi a più alto rischio di sfruttamento dei bambini nelle miniere di mica l’India, il Madagascar, la Cina, lo Sri Lanka, il Pakistan e il Brasile e si fanno delle raccomandazioni alle industrie manifatturiere che impiegano la mica per evitare di acquistare il minerale proveniente da sfruttamento minorile e perché si dotino di una filiera di approvvigionamento etica.