L’adozione a distanza mi ha cambiato la vita, la storia di Bipash - Terre des Hommes Italia

L’adozione a distanza mi ha cambiato la vita, la storia di Bipash

Bipash Akthar vive in Bangladesh, ha 22 anni, un figlio e sta studiando per laurearsi. Esattamente 11 anni fa, è entrata a far parte del programma di adozione a distanza e come lei stessa dice, questo le ha cambiato la vita. “Se non avessi fatto parte di questo progetto, avrei finito le elementari e poi sarebbe stato difficile continuare a studiare. Le borse di studio che ricevevo ogni anno mi hanno permesso di arrivare fino all’università, senza creare problemi alla mia famiglia. Senza questo sostegno economico avrei fatto la fine di tante altre ragazze: sarei stata rispedita al villaggio costretta a sposarmi alla prima proposta di matrimonio vantaggiosa che mio padre avrebbe ricevuto. E non avrei avuto nessun potere di oppormi”.

Oggi Bipash, dopo aver avuto un’esperienza come maestra, sta frequentando il terzo anno di Economia e Commercio ed è leader di un gruppo di ragazze che grazie ad una app sviluppata da Terre des Hommes per combattere la violenza di genere nelle baraccopoli di Dacca, la capitale del Paese.

“Ho gestito personalmente almeno 12 casi di violenza di genere e dal 2017 abbiamo aiutato 250 donne, ragazze e bambine vittime di violenza e 1488 membri della comunità, fornendo informazioni sui servizi disponibili. La mentalità delle ragazze sta cambiando: se prima il loro obiettivo era sposarsi, ora tendono a studiare e trovare lavoro per aiutare le loro famiglie prima di pensare al matrimonio. Possono farlo anche perché c’è una maggiore propensione ad accettare che una donna abbia un ruolo anche fuori dalle mura domestiche. Ma la strada da percorrere per l’eguaglianza di genere è ancora lunga”.

La stessa Bipash, nonostante le possibilità che ha avuto, racconta che gli stereotipi di genere hanno limitato la sua vita. “Quando frequentavo la IX classe avrei voluto specializzarmi in materie scientifiche per diventare medico. I miei voti erano buoni ma mio padre non me l’ha permesso perché alcuni familiari e membri comunitari lo hanno convinto che non fosse un percorso adatto ad una ragazza. Se avessi potuto scegliere forse sarei diventata dottoressa ed essere in una posizione economica diversa”.

Come vede il suo futuro Bipash?
“Asseconderò i talenti naturali dei miei figli e combatterò, se necessario, con la mia famiglia affinché possano realizzare i loro sogni. So che non sarà facile ma ho imparato a combattere e ci proverò: è importante sensibilizzare gli adulti con messaggi che spingano a coltivare le potenzialità dei figli, senza cedere al conformismo della maggioranza”.

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