Il che è corretto, ma il maltrattamento ha molti volti, alcuni più sottili e nascosti, che spesso rendono assai complessa l’identificazione e il riconoscimento dei segnali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il maltrattamento infantile come “tutte le forme di cattiva cura fisica e affettiva, di abusi sessuali, trascuratezza, sfruttamento commerciale o altre che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, il suo sviluppo e la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, di fiducia o di potere”.
Nell’ultima ricerca condotta da Terre des Hommes e CISMAI sulla dimensione epidemiologica della violenza sui minori in Italia (II Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia – 2021) risultano 77.493 le vittime di maltrattamento tra i minori presi in carico dai servizi sociali.
– La forma più diffusa di maltrattamento risulta la patologia delle cure di cui è vittima il 40,7% dei minorenni, alla quale seguono:
– la violenza assistita (32,4%)
– il maltrattamento psicologico (14,1%)
– il maltrattamento fisico è registrato nel 9,6% dei casi
– l’abuso sessuale nel 3,5%.
Ma in cosa consistono esattamente e che conseguenze hanno sui bambini queste diverse forme di violenza?
Le diverse forme di maltrattamento infantile
I testi medici e scientifici individuano in generale quattro macro categorie di maltrattamento:
– Abuso fisico
– Abuso sessuale
– Abuso emotivo
– Neglect (incuria)
Ma spesso queste diverse forme coesistono e si verifica una sovrapposizione di più livelli. Il neglect, ad esempio, può a sua volta assumere diverse forme e va a alimentare la più ampia categoria che va sotto il nome di “patologia delle cure”.
Mentre è comprovato che la violenza a cui assistono i minori in famiglia anche quando non ne sono direttamente oggetto, causa sui bambini e le bambine danni fisici e psichici rilevanti, tanto da rientrare a pieno titolo tra le forme di maltrattamento sotto il nome di “violenza assistita”.
Secondo l’Indagine Nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti, i minorenni vittime di maltrattamento multiplo sono il 40,7% e nel 91,4% dei casi il maltrattante afferisce alla sfera familiare (genitori, parenti stretti, amici dei genitori, ecc.).
Vediamo nel dettaglio le diverse forme che può assumere il maltrattamento infantile.
La patologia delle cure: incuria, discuria e ipercura
La più diffusa forma di maltrattamento infantile è la cosiddetta patologia delle cure che i testi scientifici suddividono in tre ambiti: incuria, discuria e ipercura e che riguarda oltre il 40% dei bambini e delle bambine maltrattate.
L’incuria si verifica quando c’è insufficienza delle cure fisiche e/o psicologiche.
Ad esempio assenza del monitoraggio dello stato di accrescimento del bambino e di azioni preventive periodiche quali le vaccinazioni, l’uso di vestiti inadeguati all’età, al sesso, alla stagione, la scarsa igiene, la distorsione delle abitudini alimentari con denutrizione o ipernutrizione, frequenti assenze scolastiche fino all’evasione dell’obbligo.
Con l’incuria il bambino non sperimenta l’empatia dell’adulto, pertanto diventa a sua volta incapace di stabilire rapporti comunicativi con i coetanei e con gli adulti, spesso manifesta ritardo del linguaggio, ritardo psicomotorio, iperattività e disturbo dell’attenzione, scarso rendimento scolastico, disturbi alimentari, uso precoce di tabacco, alcool e droghe.
La discuria si verifica quando le cure non sono adeguate al momento evolutivo.
Tali cure si basano su un’immagine distorta che l’adulto ha del bambino e a cui quest’ultimo in genere si adegua.
Ad esempio alimentazione inadeguata per l’età, richieste irrealistiche del controllo sfinterico, della deambulazione, richiesta di prestazioni superiori alla norma (deve essere sempre il più bravo), ecc.
L’ipercura è invece un atteggiamento di cura esagerata ed eccessiva del minore. Questo è determinato da problemi psicologici dei genitori e si fonda su una visione non realistica del bambino e dei suoi bisogni.
Nella forma più grave si manifesta con la cosiddetta sindrome di Munchausen per procura: il genitore, solitamente la madre, inventa sintomi e malattie per poter sottoporre il bambino ad accertamenti e cure, producendogli talvolta gravi danni fisici oltre che psicologici.
Si arriva a procurare lesioni e a distorcere i risultati delle analisi del minore non con la volontà cosciente di fargli del male ma per procurargli attenzioni e cure da parte degli altri e soprattutto per dare un senso alla propria esistenza attraverso l’accudimento esagerato del minore, che viene mantenuto in uno stato di dipendenza fisica e psicologica.
La violenza assistita
La seconda forma più diffusa di maltrattamento infantile, e spesso la più sottovalutata è la violenza assistita, che riguarda quasi 25.000 minori.
Assistere alle violenza perpetrate in famiglia, anche se non volte direttamente al minore, ha degli effetti devastanti dal punto di vista fisico, cognitivo, comportamentale sui bambini e sugli adolescenti.
Il minore, soprattutto in tenera età, sottoposto a forte stress nell’assistere alle violenze fisiche e psicologiche può manifestare deficit nella crescita, ritardi nello sviluppo psico motorio e deficit visivi.
L’esposizione alla violenza può danneggiare lo sviluppo neurocognitivo del bambino con effetti negativi sull’autostima, sulla capacità di empatia e sulle capacità intellettuali.
La paura costante, il senso di colpa nel sentirsi in un qualche modo privilegiato di non essere la vittima diretta della violenza, la tristezza e la rabbia dovute al senso d’impotenza e all’incapacità di reagire sono conseguenze che hanno un impatto devastante sul bambino.
Ansia, impulsività, alienazione e la difficoltà di concentrazione sono i sintomi più frequenti dei minori che assistono a violenza domestica.
Sul lungo periodo tra gli effetti registrati ci sono casi più o meno gravi di depressione, tendenze suicide, disturbi del sonno e disordini nell’alimentazione oltre ad avere un forte impatto sulle capacità di socializzazione.
Subire violenza assistita infatti influenza le capacità di stringere e mantenere relazioni sociali.
Abuso fisico
Per maltrattamento fisico si intende il ricorso alla violenza diretta sul bambino come aggressioni, punizioni corporali o gravi attentati all’integrità fisica.
Come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Gran parte della violenza a danno di minori dentro le mura domestiche viene inflitta con lo scopo di punire. Include il colpire, percuotere, prendere a calci, scuotere, mordere, strangolare, scottare, bruciare, avvelenare, soffocare” (WHO, 2006).
Specifiche forme comprendono scuotimenti, cadute, colpi, punture, e ustioni (per es., da calore o con sigarette).
Il maltrattamento fisico quando inflitto a neonati o bambini molto piccoli può causare danni permanenti molto gravi, fino alla morte.
Lo scuotimento dei neonati è la causa più frequente di gravi lesioni cerebrali in quella che viene definita Shaken Baby Sindrome.
Nei bambini che imparano a camminare, sono frequenti anche i traumi addominali.
Abuso sessuale
Ogni azione nei riguardi di un bambino che viene effettuata per la gratificazione sessuale di un adulto o di un bambino significativamente più grande costituisce un abuso sessuale (Disturbo pedofilico).
Le forme di abuso sessuale includono veri e propri rapporti, ossia penetrazione orale, anale o vaginale; ma anche molestie, ovvero il contatto genitale in assenza di rapporti completi.
Ugualmente sono abuso sessuale le forme che non implicano contatto fisico con l’aggressore, come l’esposizione dei genitali da parte dell’aggressore, il mostrare materiale sessuale a un bambino, e il forzare un bambino a partecipare a un atto sessuale con un altro bambino oppure a partecipare alla registrazione di materiale pornografico.
La violenza sessuale non comprende il gioco sessuale, nel quale i bambini di età vicine si guardano o si toccano le aree genitali l’un con l’altro senza violenza o coercizione.
Le linee guida che differenziano l’abuso sessuale dal gioco variano da nazione a nazione, ma in generale il contatto sessuale tra individui con una differenza di età maggiore di 4 anni è considerato inappropriato.
Sono molti gli indicatori fisici che possono segnalare un abuso sessuale, anche se non sempre facili da rilevare, soprattutto nei bambini più piccoli.
Ne sono esempi lesioni genitali non altrimenti spiegabili, vulvovaginiti ricorrenti, perdite di urina o di feci nel letto non spiegabili per l’età, lesioni anali, dolore durante la minzione, infezione del tratto urinario, malattie sessualmente trasmissibili.
Ma oltre a questo gli abusi sessuali provocano conseguenze psicologiche immediate sul minore come:
– regressione infantile
– disturbi alimentari
– incubi e disturbi del sonno
– isolamento
– eccessiva masturbazione
– emozioni di vergogna o colpa.
Gli effetti dell’abuso si prolungano oltre l’infanzia, creando perdite di fiducia, sentimenti di colpa e comportamenti di auto-abuso.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa quali rimozione e dissociazione.
Tra le patologie che possono svilupparsi in seguito a un abuso sono più frequenti il disturbo borderline di personalità, la depressione, i disturbi alimentari e le dipendenze.
Abuso Emotivo
L’abuso emotivo è uno schema di comportamento che danneggia il senso di autostima di un minore e ha un impatto devastante sul suo sviluppo psicologico.
Strettamente collegato alla patologia delle cure ma anche a tutte le altre forme di abuso, questo maltrattamento infantile può assumere diverse forme.
A un’estremità dello spettro ci sono gli insulti o le azioni sminuenti, mentre all’altra estremità può esserci l’indifferenza totale, che causa la deprivazione emotiva.
Sminuire in pubblico il bambino, sostenere apertamente di non amarlo, applicare punizioni severe, avere aspettative non realistiche ed essere emotivamente distanti o indifferenti, sono tutti comportamenti emotivamente violenti.
Un minore che viene abusato emotivamente può mostrate alcuni segnali, tra cui:
– ansia
– scarso rendimento a scuola
– sviluppo emotivo ritardato
– depressione
– desiderio di ferire se stesso o altre persone
– ricerca disperata di affetto da altri adulti
– regressione dello sviluppo
– frequenti mal di testa
– mal di stomaco o altri sintomi somatici senza cause evidenti
– perdita di interesse in attività sociali o di svago
– bassa autostima.