Mortalità infantile: cause principali, dati 2025 e interventi per ridurla

Mortalità infantile: un imperativo etico ridurre le perdite di vite innocenti

La morte di una bambina o un bambino è sempre una sconfitta per la società, a maggior ragione se è successo per cause prevenibili. Con loro non solo si spengono le speranze della famiglia per una nuova vita, ma anche della comunità che perde tutte le potenzialità racchiuse in essa, per un futuro prospero e vitale di tutta la società.
Eppure, la mortalità infantile è ancora troppo diffusa in molti Paesi a basso e medio reddito, specie nelle fasce di popolazione più povera.

 

Le cause primarie della mortalità infantile

Tra i motivi che sottostanno agli alti tassi di mortalità infantile possiamo certamente elencare:

  • Sistemi sanitari inadeguati, dove la salute materno-infantile non è garantita a tutti;
  • Scarsità di igiene, a causa di povertà, conflitti o disastri naturali;
  • Situazioni di conflitto, dove non è possibile accedere a cure sanitarie pre e post-natali e ad un’adeguata nutrizione infantile;
  • Scarsa istruzione delle madri, che per questo non sono in grado di assicurare le cure corrette ai loro bambini.

Quando si vanno a ricercare le cause mediche di queste morti troviamo le nascite premature e le complicanze del parto, anomalie congenite. Ma anche malattie facilmente prevenibili e curabili come polmonite, diarrea e malaria che però in contesti particolarmente difficili diventano i veri killer dei bambini.

Statistiche e tendenze della mortalità infantile nel mondo

Due recenti rapporti di Unicef, OMS e altre agenzie internazionali hanno fornito dati interessanti:

  • nel 2023 a livello globale il numero di bambini morti prima di compiere il quinto compleanno è arrivato a 4,8 milioni, dopo aver raggiunto nel 2022 un risultato storico, ovvero essere sceso al di sotto dei 5 milioni.
  • Le nascite di bambini morti, invece, nello stesso periodo hanno avuto un calo modesto, attestandosi intorno a 1,9 milioni.
  • Questi progressi fanno parte di un trend positivo, che vede dal 2000 ad oggi la diminuzione di oltre la metà della mortalità infantile (entro i 5 anni d’età) e di oltre un terzo del numero dei bambini nati morti.
  • Tuttavia a partire dal 2015 il tasso annuale di riduzione della mortalità sotto i cinque anni è rallentato e si teme che i tagli agli aiuti umanitari dei maggiori donatori internazionali e il persistere dei molti conflitti in corso causino un’inversione di tendenza annullando questi progressi.
  • Quasi la metà dei decessi avviene entro il primo mese di vita, soprattutto a causa di parti prematuri e complicazioni durante il travaglio.
  • Un bambino nato nell’Africa subsahariana ha in media 18 volte più probabilità di morire prima di compiere cinque anni rispetto a uno nato in Australia e Nuova Zelanda, tra gli stati con la più bassa mortalità infantile.
  • I bambini più poveri, quelli che vivono in aree rurali e quelli nati da madri meno istruite rischiano di più di morire prima dei 5 anni rispetto a quelli nati in famiglie più abbienti e istruite e che vivono in città.

Il futuro della salute infantile: sfide e opportunità

Con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile la Comunità Internazionale si è impegnata ad affrontare e vincere le sfide più importanti per l’Umanità entro il 2030.
Il terzo Goal è “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” e mira – tra l’altro – a:

  • mettere fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età
  • ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi e, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre la mortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi, in tutti i Paesi.

Purtroppo esistono ancora regioni dove questo tasso è ancora alto, come l’Africa Sub-Sahariana dove attualmente muoiono 44 bambini ogni 1.000 nati vivi.

Le sfide sono dunque grandi e richiedono ingenti investimenti e politiche nazionali e internazionali che pongano il contrasto alla mortalità infantile e il sostegno alla salute materno-infantile tra le priorità.

Assicurare adeguati servizi per le donne in età riproduttiva, le donne incinte, le neomamme e i bambini fino ai 5 anni di età vuol dire sostenere anche la prosperità delle comunità, dove ogni donna sia libera di scegliere consapevolmente quanti figli avere e ogni bambino possa crescere sano e diventare un adulto in grado di dare il suo contributo alla società.

Azioni per ridurre la mortalità infantile

Come abbiamo visto occorre contrastare la tendenza ad allentare gli impegni presi per la riduzione della mortalità infantile e il rafforzamento dei sistemi sanitari che vediamo in molti dei più importanti Paesi donatori.

L’altro importante impegno deve essere quello della pacificazione delle decine di conflitti in corso: senza pace non possono esserci servizi sanitari efficienti, raggiungibili da tutta la popolazione.
Anche la ricerca scientifica e farmaceutica deve essere sostenuta, affinché si trovino cure e medicinali efficaci ma a basso prezzo, alla portata di tutti.

L’impegno di Terre des Hommes

La nostra organizzazione negli anni ha operato in vari Paesi per contrastare la mortalità infantile in vari modi:

  • avviando progetti contro la malnutrizione infantile, offrendo controlli medici e integratori nutrizionali, per esempio in aree desertiche della Mauritania o in Paesi in conflitto (Siria, Gaza)
  • sostenendo programmi di agricoltura sostenibile e orti familiari e scolastici per migliorare la dieta dei bambini e delle donne in età riproduttiva (in Zimbabwe ed Ecuador, tra gli altri)
  • offrendo visite mediche pre e post natali alle donne incinte e in allattamento, sostenendo le spese per visite specialistiche, per esempio nei campi rifugiati della Giordania)
  • promuovendo campagne informative sulla nutrizione e l’igiene dirette alle madri
  • costruendo strutture igieniche e per l’accesso all’acqua pulita per ridurre le malattie dovute a una scarsa igiene.

In Italia Terre des Hommes è particolarmente impegnata nel contrasto a una forma di maltrattamento infantile che può avere in un quarto dei casi un esito mortale: la Shaken Baby Syndrome.
Vittime ne sono i bambini molto piccoli, generalmente entro il primo anno d’età, che durante crisi di pianto inconsolabili vengono scossi violentemente dai genitori o dalle persone a cui sono affidati, ignari delle possibili conseguenze.

Visita il sito dedicato dove puoi fare una donazione e aiutarci a raggiungere sempre più persone e salvare molte vite.

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