Viviamo in un mondo iperconnesso, dove l’online non è più un “altrove”, ma una parte viva della quotidianità non solo degli adulti ma anche di adolescenti e – sempre più – di bambini al di sotto dei 12 anni. È qui che giocano, a volte imparano, spesso si raccontano. Ed è qui che, purtroppo, possono anche incontrare contenuti violenti, discriminatori, sessualizzati o manipolatori.
La rete è uno spazio nel quale si possono generare opportunità, ma è anche un luogo dove, se lasciati totalmente liberi di esplorare, i più piccoli rischiano di incappare in situazioni inadatte all’età e al livello critico di un bambino: parliamo di situazioni dove si possono verificare abusi, grooming (o adescamento di minorenni), cyberbullismo, hate speech (violenza verbale), sexting ovvero condivisione di materiale sessualmente esplicito, parole che – da adulti – dobbiamo imparare a conoscere e riconoscere per il bene dei nostri figli.
Proprio in questo scenario che i parental block, o sistemi di parental control, diventano strumenti preziosi. Non risolvono tutto, certo. Ma possono costruire un primo livello di protezione, un argine concreto dentro cui un bambino può muoversi in sicurezza.
Perché i parental block sono necessari?
Un mondo digitale senza filtri espone i bambini a rischi reali. Il web è un mondo e, esattamente come il mondo reale, non è esente da rischi: mandereste un bambino di pochi anni in giro da solo per la città? Per gli stessi motivi non dovrebbe essere lasciato solo nella navigazione su internet.
In questo ecosistema complesso, i minori possono imbattersi in contenuti che è bene che non vedano perché non sono appropriati alla loro età, possono causare dei traumi e perché non hanno gli strumenti per gestirli emotivamente:
- Pornografia (sempre più accessibile e normalizzata)
- Violenza verbale, grafica e hate speech
- Fake news e terrorismo informativo
- Grooming e manipolazione emotiva
- Gioco d’azzardo mascherato da gaming
- Comunità tossiche che propongono atti di autolesionismo o che promuovono i disturbi alimentari
Non si tratta di “paure da adulti” o “ansie da genitori apprensivi”. Si tratta di scenari quotidiani, documentati da ricerche e report che danno numeri, spesso, allarmanti.
I numeri (che fanno male)
- L’esposizione precoce e involontaria a contenuti sessuali è una realtà diffusa tra i minori italiani. Una ricerca indica che il 31% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni si è imbattuto in contenuti pornografici, e l’incidenza aumenta drasticamente con l’età, raggiungendo il 51% degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni.
- Sebbene il cyberbullismo sia facilmente riconoscibile, i ragazzi mostrano difficoltà nel reagire efficacemente; solo il 22% ha bloccato un contatto sui social network in seguito a un’esperienza negativa.
- Secondo l’Osservatorio Indifesa condotto nel 2025 da Terre des Hommes e Scomodo, il 52% degli under 20 considera il cyberbullismo come il rischio più temuto nel web.
- I casi di bullismo e cyberbullismo gestiti dal numero per le emergenze 114 hanno superato i 100 casi nel 2024, sottolineando l’urgente bisogno di impegno istituzionale.
Parental block: strumenti necessari da conoscere
I parental block non sono solo un filtro “on/off”. Sono strumenti che danno la possibilità di bloccare contenuti inappropriati che potrebbero accidentalmente finire all’attenzione dei tuoi figli, ma non solo.
Grazie ai parental block (o parental control) hai anche la possibilità di:
- monitorare il tempo passato su app e siti
- limitare acquisti involontari
- impostare orari di utilizzo dei dispositivi
- localizzare i dispositivi.
Tipologie di parental control
Sì, ma come fare? Per accedere agli strumenti di controllo della navigazione dei tuoi figli, devi impostarlo in tutti i sistemi che essi possono utilizzare, in casa e fuori casa.
Ad esempio, puoi impostare un profilo dedicato ai tuoi figli sulle tv in streaming (Netflix, Amazon Prime, etc) perché non possano vedere film o contenuti non appropriati oppure impostare una password da digitare per poterli sbloccare.
Puoi usare delle app dedicate, come ad esempio il Family Link di Google oppure altre applicazioni che ti consentono di monitorare ciò che i tuoi figli fanno con i dispositivi ai quali hanno accesso (computer, tablet, smartphone), impostare degli alert e, eventualmente, bloccare da remoto alcune attività sospette.
In più, puoi consentire l’uso di alcuni social network, come YouTube ad esempio, solo nella versione “Kids”. Per questo tipo di profili, infatti, sono già bloccati tutti quei contenuti che non rispettano determinati criteri di “safety”.
Lo strumento non sostituisce il dialogo: lo rafforza
Una critica ricorrente è: “Ma se metto i blocchi, mio figlio penserà che sia una punizione o che non mi fido”. No. Il parental control, se ben spiegato, diventa un patto di sicurezza per tutta la famiglia, non una ripicca.
Il bambino non perde libertà ma viene tutelato dai rischi per mezzo di una giusta e necessaria tutela che non può essere eliminata né demandata: la responsabilità genitoriale è una cosa seria. È chiaro che bisogna spiegare e raccontare ai propri figli qual è la motivazione che ha portato a questa scelta, quali sono i rischi ai quali si va incontro in caso di un uso improprio della rete.
Trasformare il parental block in un gesto di cura
- Parla apertamente delle minacce online
- Spiega che certi contenuti non sono adatti alla sua età
- Chiedi il suo punto di vista: ascolta davvero
- Costruisci regole condivise, non imposte
- Rendi tutto trasparente: mai sorveglianza nascosta.
La protezione non è censura.
La protezione è uguaglianza di opportunità: dare ai bambini una rete in cui crescere senza ferite inutili.
Terre des Hommes è da sempre a favore dell’educazione digitale come strumento di consapevolezza e tutela dei minori, anche per questo è nato il Network Indifesa, fondato su partecipazione, coinvolgimento, protagonismo giovanile, educazione tra pari e innovazione. I temi affrontati sono anche quelli legati alla sicurezza digitale come cyberbullismo, adescamento, corretto uso dei social network. Inoltre negli ultimi anni ha formulato delle proposte di modifica della normativa vigente per una maggiore protezione dei minori online.
Quando i parental block fanno davvero la differenza
Ci sono alcuni casi nei quali conoscere e usare il parental control è davvero necessario.
1. Nelle famiglie vulnerabili
Per molti bambini e ragazzi che vivono in contesti fragili, il dispositivo digitale è spesso l’unico spazio “libero”. E proprio per questo è il più pericoloso. I sistemi di controllo, in questi casi, diventano un’ancora di protezione: ecco perché c’è bisogno di attività di formazione/informazione sin dagli ambienti scolastici.
2. Per i più piccoli (6–11 anni)
Questa è l’età in cui la curiosità non ha ancora freni.
E l’esposizione involontaria è il rischio maggiore.
3. Per gli adolescenti (12–17 anni)
Contrariamente a quanto si crede, è proprio in questa fascia che i parental block possono intervenire in modo preventivo, fino a quando non avranno sviluppato gli strumenti per proteggersi da soli.
La protezione è una responsabilità collettiva
La protezione digitale è una responsabilità collettiva. È un gesto di giustizia e di umanità e riguarda tutti noi. Un argomento che tocca da vicino la missione di Terre des Hommes: mettere al centro il benessere dei minori e costruire un mondo che non li ferisca, ma li accompagni con sensibilità e rispetto.











