Ma la povertà non è solo un fatto economico: è una negazione di scelte e di opportunità, una violazione della dignità umana. Per adulti e bambini
Siamo abituati a pensare alla povertà come a un fattore puramente monetario, economico. È povero chi non ha soldi, chi non ha un reddito sufficiente per sostenere le spese essenziali come quelle per la casa, per l’acquisto del cibo, le cure mediche, i trasporti o l’istruzione.
Ma povertà non è (solo) mancanza di reddito. Secondo le Nazioni Unite la povertà è “una negazione di scelte e di opportunità, una violazione della dignità umana.
Significa non avere abbastanza per sfamare e vestire una famiglia, non avere una scuola o una clinica dove andare, non avere la terra su cui coltivare il proprio cibo o un lavoro per guadagnarsi da vivere, non avere accesso al credito.
Povertà significa insicurezza, impotenza ed esclusione di individui, famiglie e comunità. Significa vulnerabilità alla violenza e spesso implica il vivere in ambienti marginali o fragili, senza accesso all’acqua potabile o ai servizi igienici”.
La povertà del mondo: i dati ufficiali
Secondo le stime della Banca Mondiale circa 700 milioni di persone al mondo vivono in condizioni di povertà estrema, ovvero con meno di 2,15 dollari al giorno. Si tratta di una soglia estremamente bassa, un livello di reddito che non basta nemmeno a garantire a una persona il cibo necessario per una dieta sana e l’acqua potabile.
La povertà infantile a livello globale rappresenta una delle sfide più critiche del nostro tempo: circa 333 milioni di bambini e bambine vivono in condizioni di estrema povertà.
Una condizione che non risparmia nemmeno i minori che vivono negli Stati a reddito medio-alto: secondo le stime di Unicef nei 40 Paesi che aderiscono all’Ocse, ad esempio, a fine 2021 c’erano ancora oltre 69 milioni di minori che vivevano in famiglie che guadagnavano meno del 60% del reddito medio nazionale.
Ma la povertà è anche una questione di genere: amplificando le disuguaglianze economiche, bambine, ragazze e donne sono colpite in modo sproporzionato dalla povertà.
Basti pensare al fatto che vengono pagate meno rispetto agli uomini e devono dedicare molto più tempo al lavoro di cura non retribuito di figli e genitori anziani.
Questo aumenta la loro vulnerabilità alla povertà, soprattutto in contesti dove mancano servizi di assistenza pubblici.
Che cosa s’intende per soglia di povertà
Da un punto di vista puramente tecnico, la soglia di povertà è un parametro che viene adottato a livello internazionale o nazionale per cercare di stabilire il livello di reddito al di sotto del quale una famiglia o un singolo individuo possono essere considerati poveri.
La Banca Mondiale e le Nazioni Unite hanno fissato in 2,15 dollari al giorno per persona la soglia della povertà estrema. Ovvero quella condizione in cui una persona non ha accesso ai beni e servizi essenziali per una vita dignitosa, come cibo sufficiente, acqua potabile, alloggio adeguato, istruzione e assistenza sanitaria.
Questa situazione comporta gravi difficoltà economiche e sociali, limitando le opportunità di sviluppo personale e di benessere.
Quando si parla di povertà, inoltre, è utile tenere in considerazione anche il concetto di povertà relativa, ovvero la misura del disagio economico in rapporto al tenore di vita medio di una società.
Una persona è considerata in povertà relativa se il suo reddito è inferiore a una certa soglia, solitamente fissata al 50% o 60% del reddito mediano nazionale.
Pur non implicando necessariamente una mancanza di beni essenziali, la povertà relativa riflette la disuguaglianza economica presente nelle comunità, anche quelle più ricche.
Quali sono le aree più povere
La povertà è un fenomeno globale che interessa ampi strati della popolazione in diversi Paesi del Sud del mondo.
Se si prende in considerazione la soglia di 2,15 dollari fissata dalla Banca Mondiale e dalle Nazioni Unite, la povertà estrema riguarda quote molto elevate degli abitanti di molti Paesi dell’Africa subsahariana:
il 78,9% in Repubblica Democratica del Congo
• il 74,5% in Mozambico
• il 70% in Malawi
• il 65,6% in Repubblica Centrafricana,
• il 64,35% in Zambia
• il 62% in Burundi
• il 50% in Niger
• il 44,9% in Tanzania
Tuttavia, limitarsi ad analizzare il fenomeno della povertà utilizzando come unico parametro il “valore-soglia” di 2,15 dollari rischia di restituire una fotografia imprecisa del fenomeno.
Come ben sappiamo, infatti, ampi strati di popolazione vivono in povertà anche in molti Paesi a medio reddito oltre che in quelli “ricchi” in Europa e negli Stati Uniti.
Per questo motivo può essere utile guardare agli indici di povertà nazionali che tengono conto, ad esempio, del costo della vita in ciascun Paese e del reddito medio nazionale pro-capite:
• In Turchia il valore della soglia di povertà è fissato a 7,63 dollari mentre la quota di popolazione che vive con meno di questa cifra è del 14%.
• Negli Stati Uniti una persona viene considerata in condizione di estrema povertà se ha un reddito inferiore a 24,5 dollari al giorno. Gli statunitensi che vivono al di sotto di questa soglia sono il 14% del totale della popolazione.
• Nel Regno Unito si calcola che per avere uno standard di vita accettabile una coppia con due figli debba avere un reddito minimo di 50mila sterline. Nel 2023, ben il 29% della popolazione, ovvero 19,2 milioni di persone, facevano parte di un nucleo familiare con un reddito inferiore a quella cifra.
Il trend della povertà nel mondo negli ultimi 50 anni
Dal 1970 a oggi, il numero di persone che vive in condizioni di povertà estrema è diminuito drasticamente. Nel 1981, circa il 42% della popolazione mondiale viveva con meno di 1,90 dollari al giorno (la precedente soglia di povertà estrema, che nel 2022 è stata portata a 2,15 dollari).
Oggi questa percentuale si attesta attorno al 10%, nonostante la crescita della popolazione globale.
Questa riduzione è stata alimentata soprattutto dalla rapida crescita economica di Paesi come Cina e India, che in pochi decenni, ha fatto uscire dalla povertà milioni di persone.
In Cina, ad esempio, la quota di popolazione che viveva con meno di due dollari al giorno è passata dal 91% negli anni Ottanta all’uno per cento di oggi.
Un trend simile si è registrato in India, passata dal 63% degli anni Settanta all’11% del 2018.
La situazione è rimasta sostanzialmente invariata invece nei Paesi dell’Africa subsahariana, dove il tasso di povertà è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli ultimi trent’anni e oggi il 40% della popolazione vive ancora con meno di due dollari al giorno.
L’Agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile indica come primo obiettivo lo sradicamento della povertà estrema entro il 2030.
Un target estremamente ambizioso ma che stava mostrando alcuni risultati incoraggianti. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 ha in parte invertito i processi fatti, portando o riportando quasi 100 milioni di persone a vivere con meno di due dollari al giorno.
Ci sono poi altri fattori che ostacolano la lotta globale alla povertà:
• La crescita demografica. In alcune regioni, come nell’Africa subsahariana, la crescita rapida della popolazione supera la capacità dei governi di fornire i servizi essenziali come istruzione, sanità e infrastrutture. Questo aggrava le disuguaglianze economiche, specialmente in assenza di politiche di redistribuzione adeguate.
• Conflitti e instabilità politica. I Paesi colpiti da conflitti, guerre civili e instabilità politica vedono spesso un aumento della povertà. Le risorse sono destinate alla guerra piuttosto che allo sviluppo, e le infrastrutture vengono distrutte. Gli sfollamenti interni e i rifugiati peggiorano ulteriormente la situazione.
• Cambiamento climatico. Eventi climatici estremi, come siccità, inondazioni e desertificazione, colpiscono in modo sproporzionato le comunità più povere, che dipendono fortemente dall’agricoltura. Questo distrugge i mezzi di sussistenza e costringe milioni di persone a migrare, aumentando la loro vulnerabilità alla povertà.
Le problematiche connesse alla povertà
Nascere e crescere in condizione di povertà può avere conseguenze che possono durare tutta la vita: i bambini appartenenti alle fasce sociali più emarginate hanno minori possibilità di completare la scuola e da adulti percepiscono salari più bassi.
“L’impatto della povertà sui bambini è persistente e dannoso –ha dichiarato Bo Viktor Nylund, direttore dell’Unicef Innocenti – Global office of research and foresight-. Per la maggior parte dei bambini significa che potrebbero crescere senza cibo nutriente, vestiti, materiale scolastico o un posto caldo da chiamare casa. Impedisce ai bambini di godere dei propri diritti e può portare a un cattivo stato di salute fisica e mentale“.
Le problematiche connesse alla povertà infantile a livello globale sono molteplici e variano in base a contesto geografico, economico e sociale, tra quelle principali segnaliamo:
- Malnutrizione e insicurezza alimentare: La povertà estrema limita l’accesso a cibo nutriente e sicuro, causando malnutrizione, soprattutto nei bambini. Questa condizione ha ripercussioni di lungo periodo sulla salute e sul benessere generale: un bambino malnutrito è maggiormente soggetto a contrarre malattie da cui guarisce più lentamente.
- Accesso limitato all’istruzione: La povertà è una delle cause principali della mancanza di istruzione, poiché molte famiglie non possono permettersi di mandare i figli a scuola. Una condizione che riguarda in modo particolare le bambine e le ragazze: a causa di stereotipi solidamente radicati, molte famiglie povere e che non hanno abbastanza risorse per far studiare tutti i propri figli decidono di far studiare solo i maschi. Questo limita le opportunità future di spezzare il ciclo della povertà, ma soprattutto alimenta i matrimoni precoci.
- Scarsa tutela della salute: Le persone in povertà spesso non hanno accesso a cure mediche di qualità e difficilmente possono investire in prevenzione. Spesso vivono in ambienti malsani e svolgono lavori pesanti o usuranti. Questo insieme di fattori aggrava problemi di salute che potrebbero essere prevenuti o curati. Malattie come la malaria, la tubercolosi e l’HIV/AIDS sono più diffuse tra le comunità più povere.
- Condizioni di lavoro precarie: Sempre più spesso una condizione di povertà non coincide con la mancanza di lavoro. Al contrario molte persone sono povere nonostante abbiano un lavoro. Che in molti casi si svolge in condizioni di sfruttamento, senza salari adeguati né protezioni sociali. Una condizione che perpetua il ciclo di povertà, dal momento che non permette alle persone di risparmiare o investire per migliorare il proprio tenore di vita.
Cosa fa Terre des Hommes per contrastare la povertà infantile
Con i suoi progetti e attraverso il sostegno a distanza Terre des Hommes assicura istruzione, cure mediche di base e cibo per centinaia di migliaia di bambini in condizione di povertà in tutto il mondo.
Per contribuire a far uscire un bambino e la sua famiglia dalla povertà dona ora o attiva una adozione a distanza.