L’obiettivo è garantire al bambino, bambina o adolescente un ambiente sicuro, stabile e amorevole durante il periodo in cui la famiglia di origine non è in grado di occuparsi adeguatamente di lui o di lei.
In Italia, secondo gli ultimi dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a dicembre 2022 risultavano collocati in famiglie affidatarie 16.382 minori, 15.218 se considerati al netto dei Minori Stranieri Non Accompagnati che seguono un iter specifico. Un numero pari circa all’1,4 per mille della popolazione minorile residente.
Tra i minori accolti, prevalgono preadolescenti e adolescenti, soprattutto nelle fasce di età 11-14 anni e 15-17 anni.
La normativa sull’affido in Italia
L’affido familiare è disciplinato in Italia dalla Legge 184/1983, modificata dalla Legge 149/2001, che ne regola le modalità e i diritti sia del minore che delle famiglie coinvolte.
L’interesse del bambino è sempre posto al centro di tutte le decisioni relative all’affido familiare, e le autorità cercano di garantire che il minore cresca in un ambiente sicuro e favorevole al suo sviluppo.
L’affido può avere caratteristiche diverse:
- Affido consensuale: concordato tra i genitori del minore e i servizi sociali.
- Affido giudiziale: disposto dal tribunale, qualora non ci sia l’accordo dei genitori o vi siano situazioni gravi.
- Affido a tempo pieno, in cui il minore vive stabilmente con la famiglia affidataria.
- Affido a tempo parziale, per esempio nei fine settimana o per alcune ore al giorno.
Nei diversi casi il minore può essere affidato a parenti (ad es. nonni, zii, ecc..) oppure a famiglie esterne.
Sempre secondo i dati del Ministero citati sopra la maggior parte degli affidi è di natura giudiziale e ha una durata media superiore ai due anni, con alcune permanenze che superano i quattro anni .
Le modalità di affido variano significativamente tra regioni italiane: nel Sud è più comune l’affido intrafamiliare (verso parenti), mentre al Nord si ricorre più spesso all’affido extrafamiliare.
Differenza tra affido e adozione
Ci sono differenze fondamentali tra affido e adozione; l’affido è temporaneo per definizione e mira a favorire il rientro del minore nella sua famiglia di origine, mentre l’adozione è permanente e prevede la cessazione dei legami giuridici con i genitori biologici.
È importante sottolineare che l’affido familiare è considerato un’opzione preferibile rispetto all’inserimento in comunità del minore, in quanto promuove la continuità degli affetti e dei legami familiari, nonché una maggiore personalizzazione delle cure.
Il sostegno alle famiglie affidatarie
Accogliere in famiglia un bambino o un adolescente, che spesso ha subito dei traumi o comunque ha vissuto situazioni di difficoltà, non è affatto facile.
Per questo le famiglie affidatarie necessitano di essere seguite e sostenute nel loro percorso.
La legge 149 del 2001 ed il peso delle regioni
Sul fronte economico, la Legge 149 del 2001 stabilisce che Regioni ed enti locali intervengano con misure di sostegno economico in favore della famiglia affidataria, nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci.
La situazione quindi può variare in modo molto significativo da regione a regione.
Ma oltre al sostegno economico per le famiglie sono di fondamentale importanza i percorsi di formazione, prima e durante l’affido, la supervisione e la consulenza psicologica per affrontare le difficoltà emotive o relazionali che possono emergere.
Anche il questo caso molto dipende dai territori e dai servizi con cui ci si interfaccia.
Il lavoro di Terre des Hommes e il modello lombardo:”l’affido accompagnato”
Terre des Hommes sostiene l’affido familiare in Lombardia attraverso il progetto Promozione Intervento Multilivello di Protezione Infanzia, realizzato insieme alla cooperativa sociale Comin.
Il progetto lavora con un approccio specifico, definito “Affido accompagnato” e fatto proprio dalla Regione Lombardia, che vede l’affido non solo come una scelta individuale delle famiglie ma come pratica di corresponsabilità della comunità educante.
Coinvolge quindi anche la scuola, gli enti del territorio, le strutture sportive e tutti quei luoghi in cui bambini e bambine si trovano a vivere.
Si chiama affido accompagnato proprio perché sia i minori sia le famiglie affidatarie non vengono mai lasciate sole, ma vengono seguite a più livelli: si interfacciano con un “partner educativo”, un operatore che fa da riferimento per tutte le problematiche che possono sorgere, una équipe multidisciplinare, composta da operatori, psicologi e assistenti sociali e una rete di famiglie che costituiscono gruppi di scambio e mutuo aiuto.
In questo approccio il protagonismo delle famiglie è centrale e la vera forza è lo scambio e il confronto continuo tra pari negli incontri periodici supervisionati, laddove necessario, dai professionisti.