La tratta di esseri umani nel mondo non è un fenomeno astratto: è un crimine che calpesta diritti umani, dignità, uguaglianza. Quando parliamo di tratta di esseri umani parliamo spesso di sfruttamento sessuale, lavorativo, di matrimoni forzati, di sfruttamento di bambine e bambini. Molto spesso, infatti, questo fenomeno riguarda soprattutto donne e minori.
L’informazione può fare la differenza. Ecco perché abbiamo sentito forte il bisogno di fare un quadro chiaro e aggiornato su un fenomeno che non riguarda solo chi attraversa confini: in molte regioni lo sfruttamento avviene all’interno dello stesso Paese o della stessa macro-area. Le vittime sono soprattutto donne e ragazze, ma è in aumento la quota di bambine e bambini, e crescono lo sfruttamento lavorativo, la criminalità forzata e le componenti digitali del reclutamento e del controllo.
Vediamo cosa non sta funzionando, e soprattutto se ci sono e quali sono le soluzioni concrete per una migliore prevenzione, protezione e inclusione.
Che cos’è la tratta di esseri umani
La tratta di esseri umani si può definire come la recluta, il trasporto, il trasferimento, l’ospitalità di persone, con mezzi di coercizione, frode o abuso di vulnerabilità, al fine di sfruttamento. È la definizione che ne dà il Protocollo di Palermo che l’ONU ha adottato per prevenire e reprimere la tratta, con un’attenzione speciale a donne e bambini.
La tratta di esseri umani non è uguale al traffico di migranti (e perché la distinzione conta)
Non bisogna confondere la tratta con il traffico di migranti (smuggling in inglese):
- il traffico è un servizio illegale di facilitazione dell’attraversamento delle frontiere, di solito consensuale (cioè, parte da una decisione del migrante stesso che vuole raggiungere un Paese dove è impossibilitato ad arrivare con procedure legali) e termina all’arrivo;
- la tratta ha come scopo lo sfruttamento; può avvenire anche senza attraversamento di frontiera, accade in modo per lo più coercitivo o con l’inganno della persona interessata e ha conseguenze anche dopo l’arrivo, a breve e spesso a lungo termine.
Capire la differenza salva vite e diritti: confondere i due piani potrebbe portare a considerare le vittime in qualche modo corresponsabili e a sottovalutare i meccanismi di coercizione che ci sono dietro, invece di proteggerle sempre e comunque.
Uno sguardo globale: cosa sta succedendo nel 2024–2025
- +25%: le vittime rilevate a livello globale negli ultimi anni sono aumentate rispetto al 2019 (pre-pandemia). Crescono la quota di minori (38%) e i casi di sfruttamento lavorativo e criminalità forzata; donne e ragazze restano la maggioranza delle persone rilevate.
- La tratta per lavoro forzato è in crescita, ma le condanne restano concentrate soprattutto sui casi di sfruttamento sessuale: segno che una parte della tratta resta poco perseguita al livello legale.
- In molte regioni la tratta di esseri umani è anche un fenomeno di prossimità: nell’Africa sub-sahariana l’83% delle vittime rilevate nel 2022 è stata trafficata entro i confini nazionali.
- In Europa le autorità hanno registrato oltre 10mila vittime nel 2023, il numero massimo mai raggiunto dal 2008.
Chi è più esposto: donne, bambine/i e adolescenti
Secondo i dati messi a disposizione da CDTC, un’associazione che riunisce le organizzazioni di lotta alla tratta di esseri umani provenienti da tutto il mondo, sarebbero oltre 222mila i casi di esseri umani oggetto di sfruttamento e tratta assistiti dal progetto, il 74% dei quali riguardano persone di genere femminile. Il 19% dei casi registrati è una bambina, un bambino o una/un adolescente (di età compresa tra 9 e 19 anni). Il 59% di essi subisce abusi di vario genere (psicologico, fisico o sessuale), e il 49% viene segregato in condizioni di privazione (finanziaria, alimentare, medica o di beni di prima necessità). In altri casi si riscontrano informazioni ingannevoli date alla famiglia, strozzinaggio, sfruttamento lavorativo, sottrazione di documenti personali, uso coatto di sostanze psicoattive.
In questo ambito, UNODC (United Nation Office on Drug and Crime) inquadra tutto il dramma della situazione: dal 2022, si legge in un rapporto dello scorso anno, la quota di persone vittime di tratta è aumentata del 31% e ha riguardato soprattutto le bambine; questo fenomeno ha riguardato tutti i continenti.
Come operano oggi i trafficanti
La tratta non si ferma ai confini fisici. Reti criminali sfruttano sempre di più social network, app di messaggistica e piattaforme per il reclutamento, il controllo delle vittime e la vendita delle vittime di sfruttamento e l’OSCE (Organization for Security and co-operation in Europe) ha mappato i rischi e i canali online più usati per adescare le vittime e ha evidenziato un vero e proprio sistema di promozione, anche attraverso canali di pubblicità a pagamento.
Un nuovo rischio che pone l’accento anche sulla necessità di educazione digitale e informazione capillare in tutto il mondo, specialmente rispetto ai più giovani.
Il quadro normativo europeo: un passo in grado di salvare delle vite
Nel 2024 l’UE ha rafforzato la Direttiva anti-tratta (Direttiva UE 2024/1712), ampliando le forme di sfruttamento riconosciute (tra cui matrimonio forzato, adozione illegale e sfruttamento della surrogazione, ovvero la mercificazione del corpo della donna, specialmente in condizioni di fragilità economica per obiettivi che vanno verso la maternità surrogata) e introducendo la possibilità di sanzionare chi usa consapevolmente servizi forniti da vittime e potenziando gli strumenti per contrastare la dimensione online della tratta.
La Direttiva è stata adottata dal Parlamento e dal Consiglio ed è in vigore dal 14 luglio 2024 e ora gli Stati membri dovranno attuarne le direttive.
Perché si cade nella rete: povertà, guerre, disuguaglianze di genere
Quando parliamo di tratta di esseri umani non stiamo descrivendo un “viaggio sbagliato”, ma un sistema che approfitta di chi è costretto a cercare nuove opportunità per sopravvivere. Nel nostro lavoro quotidiano, come Terre des Hommes, vediamo che la tratta nasce dove i diritti umani vengono negati e dove l’uguaglianza è solo una parola: lì la vulnerabilità diventa terreno fertile per ricatti, inganni e sfruttamento. Qui sotto trovi, in parole semplici, come si costruisce la trappola — e come la affrontiamo, insieme.
Prima della partenza: quando la scelta non è una scelta
Guerre, violenze, persecuzioni, povertà: tutto questo porta alla necessità di partire, con la speranza di avere migliori opportunità lontano, per sé e per chi si lascia a casa. È in queste circostanze che si inseriscono i reclutatori: promettono un lavoro, un matrimonio “sicuro”, un passaggio veloce. Offrono appigli emotivi e soluzioni “chiavi in mano”. Spesso chi parte non compra un biglietto: contrae un debito. E il debito diventa il primo anello della catena.
Durante il viaggio: il ricatto del debito e il controllo del corpo
Lungo la rotta, il “contratto” si riscrive ogni giorno. Il prezzo sale, le condizioni cambiano, la libertà si restringe. Chi sfrutta trattiene documenti, controlla spostamenti, decide chi lavora, a quali condizioni e dove. In questo contesto è chiaro che gli abusi non sono incidenti di percorso: sono strumenti che consentono a questo orribile meccanismo di funzionare. E il debito spesso non si estingue mai.
All’arrivo: l’invisibilità come condanna
Chi arriva in Europa, in un Paese nuovo, è fragile: emotivamente, perché lontano dagli affetti, culturalmente, perché spesso non conosce la lingua, ignora i propri diritti, non sa come muoversi nel nuovo contesto. Questo, insieme alla paura di ritorsioni sui familiari rimasti a casa, porta a un’esistenza condotta nell’invisibilità, nell’isolamento, nella vergogna e dalla quale è difficile vedere una via d’uscita.
Un mondo migliore per tutti gli esseri umani: è quello per cui Terre des Hommes lavora ogni giorno
Nei Paesi in cui operiamo interveniamo anche per aumentare la consapevolezza dei rischi della migrazione. Per esempio nelle Ande peruviane conduciamo campagne di sensibilizzazione sui fenomeni di sfruttamento delle bambine come domestiche e dei bambini come manovali una volta convinti a lasciare le proprie case da intermediari con pochi scrupoli.
In alcuni Paesi africani ed asiatici abbiamo condotto vari interventi diretti a giovani intenzionati a migrare per aumentare le loro conoscenze sui possibili problemi che si possono incontrare nel processo migratorio – tra cui la tratta – e i loro diritti.
Con i tanti progetti di cooperazione allo sviluppo e sostegno all’istruzione nel mondo contribuiamo a ridurre le diseguaglianze offrendo a bambini, bambini e giovani una migliore prospettiva di vita nel luogo in cui sono nati.
In Italia, con il Progetto FARO, siamo accanto ai minori stranieri non accompagnati fin dallo sbarco, con assistenza psicosociale e protezione anche per le vittime di tratta.
La tratta prospera nel silenzio. Il contrario del silenzio è una comunità che vede, ascolta, sostiene e agisce. Si può fare la differenza: riconoscere i segnali, non girarsi dall’altra parte, sostenere chi lavora per la protezione e l’inclusione, pretendere politiche che mettano al centro diritti umani e uguaglianza. È così che, giorno dopo giorno, si possono rompere molte catene che sembrano infrangibili.
👉 Numero Verde Antitratta: 800 290 290 – anonimo, gratuito, 24/7. Puoi chiamare tu, possono chiamare le potenziali vittime, forze dell’ordine, operatori.










