La schiavitù attraverso i secoli - Terre des Hommes Italia

La schiavitù attraverso i secoli e oggi

La parola “schiavitù” evoca immagini e storie dei secoli passati: dagli antichi greci e romani fino ai raccoglitori africani nelle piantagioni di cotone negli Stati Uniti di metà Ottocento. Nel corso della storia, la schiavitù ha assunto diverse forme e tra le vittime più vulnerabili vi sono i bambini, sfruttati in lavori forzati, prostituzione e arruolamento in gruppi armati.

Un fenomeno del passato, dunque? No. Ancora oggi, infatti, milioni di minori sono costretti a lavorare in condizioni disumane nelle miniere, nelle fabbriche tessili e nell’agricoltura, privati dell’infanzia e di ogni possibilità di istruzione e crescita dignitosa.

Nel 2011 l’organizzazione non profit statunitense “Slavery footprint” ha elaborato un questionario per calcolare quanti schiavi abbia ciascuno di noi.Ogni oggetto della nostra quotidianità”, spiegava il direttore esecutivo, Justin Dillon, “viene realizzato sfruttando in maniera disumana e illegale manodopera a basso costo”. Spesso in un Paese lontano da dove viviamo.

Il sito internet (in inglese) permette a chiunque di toccare con mano quanto lo sfruttamento di milioni di uomini, donne e bambini impatti sulla nostra vita quotidiana. Spesso senza che ce ne accorgiamo.
È sufficiente inserire alcune informazioni anagrafiche e qualche dato sulle proprie abitudini di consumo.
Abbiamo fatto una simulazione. Lo stile di vita e i consumi di una ragazza di 35 anni che vive in un piccolo appartamento, ha una dieta bilanciata, con un armadio di medie dimensioni, qualche gioiello d’oro e dispositivi elettronici quali pc, smartphone e tablet sono basati sullo sfruttamento 26 schiavi.

Sono gli uomini sfruttati nei campi che raccolgono frutta e verdura.
Sono le giovani donne che lavorano nelle fabbriche tessili in Bangladesh e Vietnam.
Sono i bambini costretti a lavorare nelle piantagioni di cacao in Africa e così via.

Definizione e origini della schiavitù

La schiavitù è una condizione in cui un individuo viene privato della propria libertà e considerato proprietà di un altro uomo, costretto a lavorare senza retribuzione e senza diritti. Si tratta di un fenomeno antico le cui origini risalgono alle prime civiltà: in Mesopotamia, nell’antico Egitto, nella Grecia classica e nell’Impero romano.
Gli schiavi erano spesso prigionieri di guerra, oppure persone che avevano accumulato troppi debiti ed erano costretti a “vendersi”. O ancora bambini e ragazzi che venivano venduti dalle proprie famiglie per affrontare una carestia.

Nella maggior parte dei casi gli schiavi erano costretti a svolgere lavori manuali nei campi o nella costruzione di strade e altre infrastrutture. Le donne, invece, venivano impiegate soprattutto nei lavori domestici, così come i bambini, oppure costrette a prostituirsi nei bordelli.

Nel Medioevo e nel Rinascimento la schiavitù divenne sempre meno frequente in Europa, anche se non era raro imbattersi in qualche schiavo, spesso di origine slava, nelle case delle famiglie ricche. Rimase invece un fenomeno radicato nel mondo islamico e nell’Impero ottomano.

Il commercio transatlantico degli schiavi

Dopo la scoperta dell’America la schiavitù tornò a crescere in maniera esponenziale. Nelle piantagioni di tabacco, cotone e canna da zucchero degli odierni Stati Uniti e di molti Paesi dell’America centrale e meridionale c’era un immenso bisogno di manodopera a basso costo. Spagnoli, portoghesi, olandesi e inglesi iniziarono così a razziare le coste africane o ad acquistare da mercanti di schiavi locali uomini, donne e bambini da rivendere nel nuovo mondo. Il viaggio attraverso l’Atlantico poteva durare uno o più mesi e avveniva in condizioni disumane. Gli schiavi venivano ammassati come merce nelle stive, incatenati e spesso con il minimo di acqua e cibo necessari a garantire la loro sopravvivenza.

Si stima che tra il XVI e il XIX secolo tra i 9 e i 12 milioni di africani vennero trasportati nelle Americhe. Nel 1860, alla vigilia della Guerra civile, negli Usa c’erano circa quattro milioni di schiavi.

La lotta per l’abolizione della schiavitù

Nel corso dell’Ottocento quello che sembrava essere un pilastro delle economie di molti Paesi iniziò a incrinarsi. Due le ragioni principali:

  • Con l’Illuminismo, nel XVIII secolo, si diffuse l’idea che tutti gli esseri umani avessero diritti inalienabili, rendendo sempre più inaccettabile la pratica della schiavitù.
  • La Rivoluzione Industriale rese meno conveniente il lavoro forzato rispetto a un sistema basato sul lavoro salariato.

Il processo che portò all’abolizione della schiavitù fu però lento.
Il Regno Unito la abolì nel 1833 con lo Slavery Abolition Act, seguito dalla Francia nel 1848, mentre negli Stati Uniti l’abolizione avvenne ufficialmente nel 1865 con il XIII emendamento.
Tuttavia, la fine legale della schiavitù non segnò la fine delle disuguaglianze, e la lotta per i diritti civili continuò nei decenni successivi.

Le forme di schiavitù moderna che coinvolgono i più piccoli

La schiavitù dunque è scomparsa? No, affatto. Nel mondo di oggi vivono molti più schiavi di quanti ne siano mai esistiti nelle società del passato. Nel 2021, secondo il rapporto “Global estimates of modern slavery”, circa 50 milioni di persone vivevano in condizioni di schiavitù moderna. Tra questi, circa 12 milioni sono bambini e bambine.

Secondo il rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili 2024” ci sono diverse forme di sfruttamento (assimilabili alla schiavitù) che coinvolgono in minori in diverse parti del mondo:

  • Sfruttamento sessuale: 1,69 milioni di bambini, bambine e adolescenti sono costretti a prostituirsi o a partecipare a produzioni pornografiche, spesso attraverso lo sfruttamento di reti criminali che operano su scala globale. I minori, spesso, vengono adescati tramite false promesse di lavoro o istruzione, ingannati da persone di fiducia o rapiti e venduti. Una situazione che si aggrava particolarmente nei Paesi segnati da conflitti o instabilità in cui è più facile che i minori perdano i contatti con le proprie famiglie, restando così privi di una rete di protezione. Lo sfruttamento sessuale riguarda anche il mondo online, con la produzione e la diffusione di materiale pedopornografico.
  • Sfruttamento lavorativo: 1,31 milioni di minori sono impiegati in condizioni di lavoro forzato spesso per lunghe ore e in condizioni che mettono a rischio la loro salute e il loro benessere. Lo sfruttamento del lavoro minorile è particolarmente evidente in alcuni settori come l’agricoltura, la manifattura e l’edilizia. Un altro ambito che può celare la schiavitù è quello del lavoro domestico dove i minori, in particolare le bambine e le ragazze, vengono costretti a lavorare nelle case di sconosciuti per molte ore, spesso svolgendo lavori pesanti in un contesto che li espone anche al rischio di subire maltrattamenti, abusi o violenze sessuali. I bambini e le bambine vittime di lavoro forzato vengono anche impiegati per lo svolgimento di attività illegali o nell’accattonaggio
  • Matrimoni forzati: 15 milioni di bambine e ragazze, ogni anno, sono costretti a sposarsi contro la loro volontà, spesso in giovane età, esponendosi a ulteriori forme di abuso e sfruttamento.

Il ruolo delle organizzazioni non governative

Terre des Hommes, assieme a tutte le ONG impegnate per la tutela dei diritti dei bambini, si batte perché vengano eliminate tutte le moderne forme di schiavitù, a partire dallo sfruttamento dei minori in attività lavorative pesanti, pericolose e illegali.
Ciò viene svolto con azioni di advocacy a livello nazionale e internazionale, come quelle che hanno contribuito a orientare il nuovo regolamento UE che vieta i prodotti ottenuti con il lavoro forzato.
Ugualmente, nei Paesi in cui lavora, agisce concretamente per eradicare la schiavitù minorile attraverso il sostegno all’istruzione delle fasce più vulnerabili come rifugiati, indigeni, ecc., e le campagne di sensibilizzazione dirette ai genitori per renderli consapevoli dei rischi legati al lavoro minorile, la migrazione, l’abbandono scolastico e i matrimoni precoci.
Con la campagna Indifesa abbiamo acceso i riflettori sul fenomeno del lavoro minorile delle bambine come domestiche, spesso assimilabile a una vera e propria schiavitù e abbiamo sostenuto una casa d’accoglienza per bambine ex schiave domestiche a Cusco, in Perù.
Dona anche tu per contrastare la schiavitù minorile e sostenere l’istruzione di un bambino o una bambina a rischio sfruttamento.

condividi con i tuoi amici

Leggi anche